Genio o pirla? Non importa: il tycoon sudafricano sta per spazzare via l'unica categoria di lavoratori ancora al riparo da globalizzazione e tecnologia. Va fermato.

 Ho sempre considerato Elon Musk un pirla. Guardatelo in faccia, e ditemi se vi sembra veramente un genio. La sua storia sembrerebbe dire il contrario: Paypal, Space-X, Tesla, e molte altre meno famose, sono tutte aziende da lui fondate. O è intelligente, o ha fiuto per capire le idee degli altri. O semplicemente, culo.

Ma se andiamo a guardare nello specifico, vediamo che le sue iniziative non sono poi così di successo. Paypal è una cosa grande, ma lui l'ha ceduta prima che avesse tutto il successo che poi ha avuto. A parte quello, sembra che il miliardario sudafricano sia ricordato più che altro per i suoi vaneggiamenti, al confine tra la fantascienza e la distopia, come l'ultima trovata del chip nel cervello per regolare l'umore. C'è da sperare che il pirla non trovi sufficienti finanziamenti per realizzare i suoi deliri, altrimenti saremmo inguaiati.

Space-X e Tesla, poi, non ne parliamo. Economicamente, se non sono veri e propri fallimenti, ci andiamo molto vicino. Continuano a perdere milioni di dollari da anni, e sono sostenute solo da ingenti finanziamenti da parte di investitori forti.

Ma su questo argomento mi sono nati i primi dubbi. Elon sarà pure un pirla, ma gli operatori di Wall Street, lo sono? Gente che è abituata a mangiare pane e ciarlatani, gente che sente l'odore di truffa o fallimento a migliaia di chilometri di distanza, continua a foraggiare le imprese strampalate di questo babbeo. Perché?

Eccesso di liquidità, sicuramente. Traduzione: questi hanno talmente tanti soldi da investire, che si possono permettere, calcoli alla mano, di investirne una quota in imprese ad alto rischio, capaci di creare o di sopravvivere a eventi di rottura nel panorama economico-finanziario.

Francamente, nella produzione di auto elettriche per fighetti ricchi (vedi L'auto elettrica non è ecologica, o L'auto elettrica del futuro), di rottura ne vedo poca. Nicchia in espansione, ma pur sempre nicchia. Eppure, la Tesla, una fabbrichetta di auto in perdita da anni, ha una quotazione superiore a quella della General Motors, mega azienda del settore automobilistico, che da anni paga dividendi faraonici ai suoi azionisti.

Il dubbio mi è rimasto fino alla folgorazione, novello Paolo di Tarso a cavallo sulla via di Damasco. Gironzolando in rete su siti di infografiche (la mia seconda passione sul web), mi sono imbattuto in questa pagina.

Un argomento apparentemente noioso: le immagini mostrano come si è evoluto il mestiere svolto da più persone per ciascuno degli stati degli USA, in un periodo che va dal 1978 al 2014. Ogni volta che in uno Stato cambia il lavoro più gettonato, l'area corrispondente cambia colore, mentre la linea del tempo scorre in basso. È uno spostamento dai mestieri tradizionali dell'era industriale (contadino, operaio, impiegato, addetto alle vendite di un supermercato) verso quelli degli anni 2000.

L'infografica ci dice molte cose, anche se parla di una nazione che ci interessa relativamente. Ci parla della scomparsa dell'operaio (factory worker e machine operator), in un mondo che delocalizza la produzione in estremo oriente. Ci parla della crisi del contadino (farmer). La tecnologia agricola continua a migliorare, il che significa che sempre meno persone possono coltivare sempre più cibo. Ma queste cose le sapevamo già.

Ci parla dell'ascesa e della caduta dell'impiegato (secretary): per gran parte degli anni '80, quando l'economia si spostò dalle fabbriche che producono beni verso gli uffici che forniscono servizi, l'impiegato divenne il lavoro più comune in sempre più stati. Ma poi l'ascesa del computer ha invertito questa tendenza, le macchine inglobano sempre più lavoro di segreteria.

Ci dice che la globalizzazione e la tecnologia stanno snaturando le strutture locali. La specializzazione regionale è diminuita, e ogni Stato assomiglia sempre di più agli altri. Quindi i lavori generici, necessari ovunque (come camionisti e maestri di scuola) sono diventati i lavori più comuni.

Ma soprattutto: questa infografica ci anticipa quale sarà la prossima svolta lavorativa, e chi ne sarà l'artefice. A partire dal 2005 circa, l'autista di camion (truck driver) diventa il mestiere più diffuso nella maggior parte degli Stati. Cosa è mai successo?

Semplice: Il lavoro di autista di camion è immune dalle più grandi tendenze che interessano il lavoro: la globalizzazione e l'automazione. Un lavoratore in Cina non può guidare un camion in Montana, e i camion non si guidano da soli. Almeno, non fino al 2014, anno in cui la ricerca si ferma.

E allora ho capito qual è la maggiore innovazione di Elon Musk, e a che cosa mira. Le Tesla non sono auto elettriche, sono soprattutto auto in grado di guidarsi da sole. Sono dotate di un dispositivo, chiamato Autopilot, nato ufficialmente per assistere il guidatore, ma che in realtà, lo sanno tutti, da qualche tempo è in grado di condurre la macchina da sé, grazie ai continui aggiornamenti software.

Beh, mi si obietterà, non sono certo gli unici, a fare ricerche in questo campo. Europa e, soprattutto, Stati Uniti, sono pieni di auto sperimentali che vanno da sole, sorvegliate da un umano che ogni tanto ci lascia le penne. Google, Apple, ma anche Volkswagen, Mercedes, BMW, Toyota, ma non solo, stanno investendo fantastiliardi in questa tecnologia apparentemente inutile (vedi La bufala della guida autonoma).

Vero. La differenza è che, per queste sperimentazioni, Tesla non sta spendendo un euro (un dollaro, più precisamente). I concorrenti devono pagare per far apprendere ai loro software la guida in condizioni reali, mettendo su strada macchine, autisti stipendiati (quelli che ogni tanto ci rimettono la pellaccia), e tecnici informatici.

Tesla no. Si fa pagare centinaia di migliaia di dollari da ricchi fighetti a cui vende le auto, e questi in più fanno da volontari, rischiando la propria vita per testare l'Autopilot, arricchendo ogni giorno il software proprietario di Tesla, che viene costantemente aggiornato via internet su tutte le auto. E che tra poco sarà veramente in grado di guidare come e meglio di un essere umano. Senza stancarsi, distrarsi o ubriacarsi.

Questa gara, che vede la Tesla nettamente favorita su tutte le concorrenti, non ha in palio l'auto che si guida da sé, ma ben altro. Tesla è l'azienda meglio posizionata per la produzione di camion a guida autonoma (vedi La guerra dei camion elettrici), un affare da miliardi di dollari, non un'inutile fighetteria per ricchi annoiati. Una vera e propria miniera d'oro, che spazzerà via l'autista di camion, l'unico mestiere che non è ancora stato soppiantato dalla globalizzazione o dalla robotica.

Ecco perché gli operatori di Wall Street stanno finanziando questo ciarlatano, senza porgli limiti di spesa, nonostante sia spendaccione e fanfarone come pochi al mondo. Ecco perché di quest'uomo c'è da aver paura. Sarà culo, o genialità? Propendo per la prima ipotesi, ma poco importa. Si tratta in ogni caso di un grosso pericolo.

 

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