YouTube censura video sulla coltura industriale del Soave. Dopo il can can nei media, con numerose reazioni politiche, il documentario, girato da una classe di quarta superiore, è ricomparso nella discussa piattaforma Google. Cerchiamo di capire la genesi del video realizzato dagli studenti dell'Istituto tecnico Dal Cero di San Bonifacio.

Guarda il video (finché dura...)

 Quando viene apportata una modifica a uno dei primi dodici articoli – i Principi fondamentali – della Costituzione, con l’introduzione della tutela del paesaggio e della biodiversità garantita dallo Stato, l’occasione per aprire un dibattito educativo a scuola è insieme ghiotta e solenne.

Del resto la scuola è in piena ricerca di senso e l’esercizio dello spirito critico sulla realtà intorno a noi ne è il cuore e la giustificazione. È questo che c’è a monte della riflessione, avviata da una classe quarta dell’Istituto tecnico Dal Cero di San Bonifacio (Verona), sulla mutazione epocale nel rapporto tra uomo e paesaggio, una mutazione che si apprezza drammaticamente sulle colline venete.

Il problema qui è macroscopico: l’agricoltura industriale-capitalistica sta spazzando via, insieme a intere porzioni di ambiente naturale, il valore universale del paesaggio, inteso come bene comune ed esercizio di democrazia. Il disastro è, allo stesso tempo, ecologico e antropologico: il paesaggio come opera d’arte democratica (democratica perché vi hanno concorso collettivi di uomini distribuiti nel tempo e nello spazio, secondo un progetto comune) è sempre più negato dalle forze antidemocratiche della speculazione agraria in grande stile.

Farsi un’idea del mondo senza comunicarlo, senza farne base per un dibattito, è un’esperienza frustrante: ecco perché quei ragazzi di quarta superiore ne hanno distillato un cortometraggio di dodici minuti, tessendo intorno alla modifica dell’art. 9 della Costituzione una rete di rimandi, di letture, delle più autorevoli prese di posizione.

Nel loro lavoro sono confluiti così Pasolini, con l’idea appunto sua del paesaggio come opera di democrazia (non si possono non ricordare a questo proposito, con tanti articoli, i cortometraggi sulla Forma della città o sulle Mura di Sana’a); il poeta Andrea Zanzotto con la sua riflessione sul valore, prima che culturale, psichico dell’esperienza del paesaggio in cui nasciamo, e l’immoralità di certe speculazioni che sono a tutti gli effetti a danno della società.

Sessant’anni dopo queste considerazioni di Zanzotto, la riforma della Costituzione è intervenuta a dire il vero non solo sull’art. 9, ma anche sul 41, laddove ora prescrive che l’attività economica non debba recare danno all’ambiente e alla biodiversità. La svolta, quantunque si congiuri di farla passare in sordina, è a suo modo epocale: la sentenza 1970/2021 del Consiglio di Stato ha così potuto scolpire alla sez. III che la tutela del paesaggio è sovraordinata alla libertà di impresa.

E in effetti c’era già la disposizione dell’art. 42, di nuovo della Costituzione, sulla funzione sociale dell’impresa. Ma i nomi eccellenti chiamati in causa dai ragazzi sono ancora molti: dal marchese di Condorcet, con l’idea che il popolo è realmente sovrano quando si sente responsabile dell’eredità lasciatagli dalla fine di quei privilegi feudali sulla terra che ora sembrano rinascere sotto non più il blasone del sangue ma della ricchezza; ad Huizinga e la critica al lessico camuffatore e ipocrita dei poteri economici; fino al Marx del libro IV del Capitale ripreso dall’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco.

Il video girato dai ragazzi sulle colline veronesi tra autunno e inverno scorsi ha avuto grande riscontro sul web. Riscontro che si è espresso in molti modi: dall’aperta adesione, all’aperta ostilità, fino alle segnalazioni negative arrivate alle piattaforme di condivisione di video che ne hanno infine ottenuto l’oscuramento ad esempio su YouTube. Centinaia i cittadini che si sono riconosciuti nel commento dei ragazzi, rispondendo a questa sorta di chiamata.

Fra tante associazioni, Italia Nostra, nella figura di Marisa Velardita, presidente a Verona, ha mostrato ai ragazzi affetto e condivisione come nessun’altra. Anche Salvatore Settis, storico dell’arte, già presidente del Consiglio superiore dei Beni Culturali, da sempre in prima linea su questi temi, ha espresso ai ragazzi il suo autorevole plauso.

A prendere atto comunque anche delle violente proteste di cui è stato fatto oggetto l’impegno civico dei ragazzi, torna in mente quella denuncia della classe economica e politica, che faceva ancora Pasolini nel famoso articolo “delle lucciole” del 1975: nel 2022 quella classe forse pesa meno di tutte le sue ramificazioni condiscendenti fino all’ultimo dei glossatori di social, ed è nella loro ostile indifferenza che vanno cercate le nuove responsabilità – oggi più che allora – di un’Italia consegnata al «disastro economico, ecologico, urbanistico, antropologico».

Ai ragazzi che si sono spesi in questo lavoro due sono le cose che non si possono rimproverare: aver creduto in quel diritto ad insorgere che è stato formulato nel 1690 da John Locke e che è entrato nello spirito di tutte le costituzioni occidentali («baluardo di tutti i diritti», secondo la Costituzione della Repubblica Partenopea nel 1799), e nell’ammonimento gramsciano che «l’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria», e ad essere partigiani, vivi per contribuire alla costruzione della città futura.

I fatti: dopo una serie di segnalazioni YouTube aveva rimosso il video, realizzato insieme al professore di italiano Simone Gianesini. Ma, dopo la polemica, con contorno di denuncia di censura, il documentario è ricomparso.

 

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