Una marogna non è solo un mucchio di sassi, ma anche un pezzo della nostra storia.

 I muri di pietra hanno esercitato su di me, ed esercitano ancora, un grande fascino. Rappresentano anzitutto un limite, una terra di confine. Come tutti i limiti, sia fisici che mentali, anche i muri di pietra stimolano il desiderio di superarli, di vedere cosa c'è oltre.

Il pensiero creativo può liberamente espandersi nell'immaginare, al di là di questa inutile barriera, una realtà diversa da quella conosciuta, un nuovo mondo da esplorare e da conoscere.

Il limite allora si annulla e, di là del muro, tutto può succedere. Tant'è che, quando si descrive un grande cambiamento, una sostanziale trasformazione della propria vita, è comune esprimersi con la frase:"saltare il muro", o "saltare il fosso" (Ah! Il fosso! Altro mondo meraviglioso da esplorare!).

Osservando il muro si possono inoltre cogliere una miriade di particolari, sulla superficie visibile: il colore e la consistenza delle pietre, o mattoni che siano, la loro forma, la loro dimensione; altrettanti particolari si possono realisticamente immaginare al suo interno. Esposti al sole o eternamente in ombra, i muri si vestono, col tempo, di muschi e licheni: gialli, bianchi, grigi o verdini; dalla consistenza soffice e morbida o secca, come mummificati negli anni, ma ancora vivi e saldamente abbarbicati al loro supporto.

Nelle crepe che separano un sasso dall'altro spesso mettono radici piccole piante rampicanti che si protendono con lunghi rami alla cerca di un tiepido raggio di sole o dell'umore fresco della notte. Anche i semi, portati dal vento, di piante pi˘ grandi, di alberi addirittura, possono trovare riparo nei protettivi interstizi dove la terra e l'acqua, infiltrate tra pietra e pietra, offrono alimento alle giovani radici.

In poco tempo il muro si arricchisce di verdi fronde, carezzate dal vento, che creano nuove ombre e ulteriore riparo a lucertole, scarafaggi, ragni ed altri insetti. I muri diventano così veri e propri condomini nei quali convivono armoniosamente mille piccoli esseri, spesso a noi invisibili, certamente poco considerati, che danno spessore e consistenza alla multiforme e generosa creatività della vita.

Ciò che non vediamo dei muri, e in particolare dei vecchi muri di pietra, è la loro storia, i racconti delle mille creature che hanno condiviso la loro esistenza e di essa hanno goduto. Non vediamo le genti che hanno espresso la loro creatività ed il loro ingegno nell'atto stesso di costruire quei muri.

 Ma se osserviamo attentamente ci accorgiamo che ogni muro, in ogni parte del mondo conosciuto, racconta la storia di quelle genti, il loro modo di vivere, la loro cultura.

Può raccontare anche la storia della natura, dell'ambiente in cui é inserito. La tessitura delle pietre, spesso accatastate una sull'altra con meticolosa precisione, é espressione manifesta della pazienza, della tenacia e dell'amore che quelle genti avevano per la loro terra e per tutto ciò che essa poteva offrire.

Allora comprendo quanto sia importante non rimanere solo spettatore, di fronte al muro, ma cercare di diventarne intima parte. Essere dentro al muro, come essere dentro alle cose o nel cuore degli uomini, significa allora riuscire a cogliere la loro essenza, la loro storia. Significa comprendere il perché del loro essere, i processi del loro divenire, le finalità della loro manifestazione. Essere dentro significa conoscere per poter comprendere, giacché solo la comprensione può accrescere in noi la capacità di amare.

Luciano Zimmamosca