Palazzo Forti: come svendere i tesori di famiglia e dilapidare il ricavato.

Credo sia noto a tutti che Palazzo Forti è stato donato al Comune di Verona da Achille Forti con lo scopo di dotare la città di un Museo di Arte Moderna e di una sede per l'Accademia Cignaroli.

Per questo motivo, quando siamo venuti a conoscenza della determinazione della attuale Giunta di vendere questo ed altri illustri palazzi cittadini, per esigenze di cassa, abbiamo sussultato.

Il testo autentico del testamento di Achille Forti recita testualmente: "Il mio erede Comune di Verona entro tre anni dalla mia morte dovrà destinare il primo piano della parte da me abitata nel palazzo di via Francesco Emilei 1 (ora via Forti) a contenere la Galleria di Arte Moderna di sua proprietà" .

Ancora: "Quanto ai locali del piano terreno e del secondo piano della detta parte da me abitata, ritengo che in essi potrebbe opportunamente essere insediata la Accademia Cignaroli […] Qualora per ragioni di ordine tecnico non potesse essere accolta questa mia indicazione per l'uso dei suddetti locali del piano terreno e del secondo piano, intendo essi vengano adibiti a scopi culturali ed artistici".

La destinazione d'uso appare molto chiara ed è sempre di attualità, non superata dagli eventi, come altre disposizioni del testatore, grande benefattore del Comune di Verona. Il Difensore Civico, interpellato da noi  sulla  vicenda della cessione, ha dichiarato che scelte di questo tipo non sono di sua competenza. Ne prendiamo atto.

Resta da capire come la decisione della Giunta Comunale sia giustificabile e quanto sia legittima. La questione non è meramente formale perché, se non è legittima, è impugnabile e quindi anche il denaro ricavato sarebbe a rischio. In altre parole potrebbero essere messe a bilancio cifre che domani potranno essere corrette a ribasso.

È uno strano comportamento quello di questa Giunta, che un giorno fa e l'altro disfa. Dal Parco delle colline, prima cancellato dal PAT e adesso riproposto, al Traforo, prima inserito e poi messo in discussione.

Sorge il dubbio che le decisioni siano prese senza nessuna riflessione e discussione preventiva, frutto più di motivazioni ideologiche che di scelte ponderate.

In un'azienda privata, modello a cui questa destra manifesta di ispirarsi, una logica di questo tipo sarebbe considerata inaccettabile.