Chi ha armato gli uccisori di Nicola Tommasoli' Sembra che il bisogno di avere un nemico sia indispensabile per definire la nostra identità, ma i cattivi maestri fanno la loro parte.

Vogliamo provare a dire qualcosa anche noi intorno all' uccisione di un giovane veronese da parte di altri giovani veronesi? E' possibile aprire un dibattito sulle motivazioni profonde che stanno alla base di questa morte violenta? Molto si è detto e sentito, scritto e letto, ma poco è risuonato dentro in maniera convincente, poche iniziative hanno avuto la purezza di chi si mette in discussione. Fra queste l'articolo "Mai senza l'altro" apparso su Nigrizia e già qui pubblicato il 15 maggio.

Quasi sempre sentiamo la verità di una parte, condita con l'evidenziazione delle responsabilità di qualcun altro. Chi agisce politicamente, ovvero chi lavora per spostare consensi da una parte partitica ad un'altra, deve ragionare anche su quel piano; è comprensibile.

 

La realtà però si modifica solo mettendosi in gioco e assumendo atteggiamenti e modi di fare congruenti con l'idea di Società, di convivenza che si propugna, in modo da essere 'contagiosi' con chi si incontra. Altrimenti siamo alle chiacchiere; alla politica vuota.

Certamente ha grandi possibilità di influenzare una Comunità soprattutto chi occupa un posto di potere; chi, soprattutto in una società virtuale come la nostra, è molto visibile.

E' per questo che le responsabilità delle classi politiche che ci hanno governato e ci governano, di coloro che hanno avuto il potere di creare questo modello di sviluppo e di valori, hanno la responsabilità maggiore del clima che ha permesso l'assassinio di Nicola Tommasoli.

Sono i cattivi maestri; non occorre andare molto in giro a cercarli, li abbiamo sotto gli occhi. Quando si fanno delle manifestazioni per le vie della città simulando il funerale di un magistrato, e alla testa del corteo ci sono i campioni di una parte politica, oppure si legittimano manifestazioni che trasudano violenza nei simboli o negli slogan, non si può poi richiedere moderazione ai più giovani o ai più esagitati!

Ma anche quando non si levano tempestive e chiare le voci autorevoli, sul piano morale e culturale, a respingere quel modello di convivenza e un tipo di valori basati sul dispregio delle regole del buon vivere sociale, si legge di fatto un avallo di un clima, di uno schema di comportamento. Le 'prediche' sono molto frequentemente incentrate sui comportamenti privati inerenti la morale, soprattutto sessuale; molto meno sui comportamenti pubblici, sulla responsabilità personale verso la comunità civile, sul rispetto del bene comune.

 

Possibile che gli scalmanati-delinquenti che mettono a ferro e fuoco le città durante alcune partite di calcio o inscenano manifestazioni violente contro i diversi siano tutti miscredenti atei? Chissà se i parroci la domenica affrontano questi temi condannandoli a norma di Vangelo. Coloro i quali non pagano le tasse, non rispettano le regole inquinando e distruggendo la nostra madre terra oppure costruendo annessi rustici con annessa piscina, si sentono peccatori nel caso siano credenti, o altrimenti fuori dal consesso sociale? E coloro che speculano sulla manodopera pagandola tre euro per un'ora di lavoro, ovviamente in nero e senza alcuna sicurezza, si sentono socialmente a disagio? O vuoi mai che si sentano portatori dei valori dei più furbi considerando gli altri dei poveretti mossi da remore e ideali sorpassati?

Sembra anche che il bisogno di avere un nemico sia indispensabile per definire la nostra identità. E il nemico è facilmente e immediatamente identificabile nel diverso.

Tuttavia la Società dovrebbe avere politiche attive forti, di accoglienza e di prevenzione, di contrasto di questo bisogno del nemico, sostituendolo con altri tipi di nemici, non per forza personalizzati: la distruzione del territorio e non il distruttore, l'inquinamento e non l'inquinatore.