Per scrivere correttamente un piano di assetto territoriale forse dobbiamo partire dalla Terra.

C'è crisi! Dappertutto si dice così. La stagione turistica volge al termine, registrando una battuta d'arresto. Caro vita, mancanza di strategia, omologazione, hanno portato altrove il turista. C'è da porsi una domanda fondamentale: chi siamo e dove stiamo andando?

In quarant'anni, il tessuto sociale è cambiato radicalmente, pari passo con l'urbanizzazione spesso selvaggia e priva di una pianificazione oculata ed omogenea. L'inchiesta che il settimanale "L'Espresso" ha pubblicato questo mese, evidenzia come la cementificazione sul Garda sia giunta alle cronache nazionali. L'articolo denuncia anche infiltrazioni Mafiose. Non c'è da sorprendersi: laddove la politica è assente o smette di dialogare con la gente, arriva la malavita. Certi orrori urbanistici, partono dalla sovrapposizione di competenze tra istituzioni regionali, provinciali e comunali, le quali si chiudono nella politica-politicante, estromettendo il cittadino.

Gran parte della colpa è dell'irresponsabilità delle amministrazioni comunali, che spesso per far cassa sparigliano le carte approvando varianti su varianti a vecchi Prg. Infine ecco il cittadino (come me), che aspetta la sua occasione...e nel frattempo strette di mano e larghi sorrisi. A scuola, m'insegnarono che per scrivere correttamente una parola si deve andare alla radice di questa. Per scrivere correttamente un piano di assetto territoriale forse dobbiamo partire dalla Terra. Forse dobbiamo ripartire dalle nostre radici che fondavano nei lenti ritmi rurali.

Forse il boom del turismo che ha strappato tutti dalla miseria, allora contava ancora su un' attrazione come la ruralità bucolica ed affascinante. Ruralità! Questa parola è sfruttata da chi neanche ne comprende il significato. Fate una prova: date la mano a sindacalisti, burocrati, politici. Constatate quanti di loro hanno una vigorosa stretta di mano, quanti hanno dure mani callose e sguardi bonari quasi fanciulleschi. Vi renderete conto di quanti sono in buona fede, e quanti invece vivono sulle spalle dell'agricoltura, senza comprenderla e senza sporcarsi le mani.

Burocrazia costosa ed infruttifera, che toglie settimane di lavoro negli uffici di sindacati, commercialisti ed ispettorati. Politica retorica, priva d'iniziative concrete. Le rendite agrarie negli ultimi anni sul Garda si sono azzerate. Dopo qualche picco di reddito consolatorio, l'agricoltore è tornato a sperare nell'anno che verrà. Invano. A esempio, il prezzo delle uve Bardolino Doc è schizzato in alto proprio quando la regione Veneto ha incentivato l'ammodernamento dei vigneti. Tutte queste migliorie hanno creato un bel indotto economico. Le rese per ettaro sono diminuite aumentando notevolmente la qualità delle uve. I vigneti ora sono, funzionali e moderni. Bene! Dopodichè il prezzo delle uve è crollato, senza ripagare le spese che gli agricoltori hanno affrontato per ristrutturare.

Citando l'ex presidente del Consorzio Tutela Vino Bardolino, Dott. Giuseppe degli Albertini, "Non posso peraltro esimermi dall'evidenziare come la crescita commerciale del Bardolino, innescatasi nell'ultimo biennio, abbia portato vantaggi economici soprattutto ad alcune categorie, mentre altre, in primo luogo i viticoltori non ne hanno beneficiato".

All'azzeramento delle rendite agrarie consegue la svalutazione dei terreni agricoli. Se pensiamo che il ricambio generazionale è praticamente nullo, proprio a causa di questa mancanza di rimuneratività, mi spiego come mai fuori dalla mia porta ci sia la fila di immobiliaristi che vogliono insistentemente comprare la nostra terra. In Valpolicella conosco agricoltori che nonostante abbiano vigneti edificabili, grazie alle rendite elevate di questo prodotto, non si sognano di vendere agli speculatori. Eppure si fa un gran parlare di tutela del paesaggio agricolo per migliorare gli stili di vita. Beh, iniziamo a tifare per noi, difendendo quotidianamente le nostre radici, esaltando i nostri prodotti. Facciamoci ambasciatori della nostra bella terra Gardesana. Non diamoci la zappa sui piedi!