L'economia globale è all'affannosa ricerca di un tasto 'reset'. Farneticazioni economiche sulla natura storica irrinunciabile del giubileo, un'usanza da cui non si sfugge, volenti o nolenti.

"Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia.

(Levitico 25: 10-13)


In tempi antichissimi, il popolo eletto sperimentò la necessità di un tasto reset, di un meccanismo divino che riportasse a posto tutti i conti. Un meccanismo automatico, sancito dall'Autorità Divina, per azzerare le posizioni debito-credito che, in virtù soprattutto del prestito a interesse, crescevano esponenzialmente e diventavano non sostenibili. Nacque così il Giubileo, o Yobel.

La matematica non perdona gli economisti e gli affaristi, e se loro affidano le proprie relazioni a una grandezza che cresce con funzione esponenziale (è il caso del prestito a interesse), nel lungo periodo le posizioni tra debitori e creditori si allargano così tanto che il debito diventa oggettivamente non restituibile.

Gli antichi, dicevamo, ci avevano messo una pezza: il Giubileo, appunto, visibile ancora nelle parole che il Nazareno ci insegnò:

"e rimetti a noi i nostri debiti

In tempi più moderni, le pressioni della fazione dei creditori (quelli che ci rimettevano in queste situazioni) annacquarono il giubileo, trasformandolo in una festa spirituale, priva della sua valenza pratica. Poco male, perché il compito di cancellare i debiti fu tristemente svolto da guerre, pestilenze, fenomeni catastrofici naturali:  muoiono tutti, quindi sim-sala-bim: il debito non c'è più.

Oggi, a 65 anni dalla seconda guerra mondiale, con le malattie tenute a bada dai progressi della medicina, chi si occuperà di indire il necessario Yobel? Dov'è il tasto reset, che i potenti del mondo stanno affannosamente cercando?

Pensiamo sotto questa luce al piano Paulson e ai suoi cloni europei: qualche migliaio di miliardi di euro (avete presente quanti zeri sono?) stanziati solo per salvare le banche.

Di cosa si tratta, in fondo? C'è una massa abnorme di crediti in mano alle banche, che non potranno essere pagati, perché i debitori non hanno soldi. Non è solo colpa delle banche che hanno tenuto comportamenti leggeri: questo fatto ha solo accelerato una deriva inevitabile, generata dal debito e sostenuta dall'ideologia della crescita infinita.

Allora il governo mondiale (straordinariamente compatto, in questa situazione), ha detto: non preoccupatevi: li paghiamo noi. E come li pagano, tutti sti soldi, se fino a ieri non c'erano nemmeno gli spiccioli per la scuola, la sanità, la pianificazione territoriale? Semplice: con denaro in inflazione. Cioè stampando moneta e facendo presumibilmente crollare il valore dei crediti e dei debiti monetari.

In pratica noi saremo sempre creditori verso la nostra banca dei 1000 euro che abbiamo lì depositato: il fatto che con questi 1000 euro ci potremo comprare un pacchetto di sigarette, formalmente non cambia un accidente. Ma sostanzialmente rende più liberi noi e la banca che ce li deve dare.

Questo, a tutti gli effetti, sarà uno Yobel di fatto. Il valore della moneta crollerà, così tutti noi saremo debitori e creditori dell'equivalente di qualche pacchetto di cicche, e potremo ricominciare a lavorare, senza il peso di un debito insostenibile.

Il guaio è che continueremo a lavorare, sì, ma per uno stipendio mensile che ci permetterà di comprare poco più di qualche pacchetto di sigarette.

 

E questa è solo la prima, in ordine cronologico, delle tre crisi che ci ha regalato l'ideologia della crescita infinita. Le prossime saranno, come detto, quella energetica e quella climatica. Ma lì non ci sarà alcun tasto reset a disposizione.