Una decisione incredibile decreta la morte del Dipartimento di "Viticoltura ed Enologia" di S. Floriano.

Le attività universitarie presenti a S. Floriano, riguardanti la viticoltura e l'enologia, nascono nel 2000 da un progetto comune delle Università di Verona e di Padova nelle forme del CIVE: Centro Interuniversitario per la Viticoltura e l' Enologia.

A partire dal anno accademico 2007/2008  il CIVE  viene sciolto e parte così in seno alla Facoltà di Scienze dell'Università di Verona il Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche non più dipendente dall'Università di Padova.

Durante l'anno accademico la sede è frequentata da circa 120 studenti, provenienti sia dalla provincia di Verona che da altre province, i quali, alla fine del triennio e dopo un adeguato periodo di tirocinio presso aziende del settore, ottengono il titolo di Enologi.

Praticamente tutti gli studenti (più del 90%) fino ad ora laureati hanno ottenuto un posto di lavoro alla fine dei corsi.

L' università ha due funzioni fondamentali: l'insegnamento e la ricerca.

Proprio per coordinare il lavoro di ricerca in un settore vitale per la nostra economia, assieme all'attivazione del Corso di Laurea, viene creato dall'Ateneo veronese il Dipartimento di Scienze, Tecnologie e Mercati della Vite e del Vino.

Così, docenti delle  Facoltà di Scienze,  di Economia e provenienti da altri Atenei danno vita, con una procedura unica in Italia a questo nuovo esperimento. Un gruppo misto di esperti delinea le direzioni della ricerca all'interno della filiera viticola ed enologica, con lo scopo di affrontare in maniera multidisciplinare le problematiche emerse sul territorio.

Il Dipartimento ha lo scopo di approfondire la conoscenza dei processi biologici, chimici e fisici della filiera produttiva e di proporre soluzioni alle domande di sviluppo tecnologico che provengono dal mondo produttivo. 16 professori coprono le diverse competenze e si occupano contemporaneamente della ricerca e della didattica.

I vari progetti di ricerca sui quali è attivo il Dipartimento sono finanziati dalla Fondazione Cariverona, dall'Università, dalla Regione, da altri enti interessati al settore e da aziende private. Alcuni progetti sono portati avanti in collaborazione con altre università italiane ed europee.

Il prof. Zeno Varanini, consulente per numerosi progetti del CNR e presidente della Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie (AISSA), viene nominato Direttore del Dipartimento. Il professore, molto noto nell'ambiente della ricerca agraria italiana, presentava con queste parole il Dipartimento:

"Oggi possiamo dare risposte concrete con la ricerca di base  e con la ricerca applicata che si intersecano e si fondono."

La Fondazione Cariverona mette a disposizione villa Lebrecht, da lei appena ristrutturata a S. Floriano e, con una spesa di € 1.400.000,00, vengono completati nel 2009 l' arredamento e la strumentazione  del Dipartimento sia per le funzioni della didattica che per gli scopi della ricerca.

Oggi il Dipartimento e la Facoltà sono perfettamente efficienti e pur nella limitatezza di uomini e risorse, in grado di dare finalmente il loro contributo sia dal punto di vista della ricerca sia da quello dell' insegnamento.

Per poter fare un confronto, si veda il sito dell' Università di Bordeaux in Francia (http://www.isvv.fr/isvv/ Istituto di Scienze della vite e del vino di Bordeaux). Il bacino di utenza e l'approccio è analogo al nostro, ma i mezzi messi in campo decisamente diversi. L' ISVV dispone di una nuovissima sede di 10.000 mq e di un centinaio fra professori e ricercatori.

Come dire che c' è anche chi fa sul serio!

Il mese scorso, anche se può sembrare incredibile, sono state decise la chiusura del Dipartimento e l'accorpamento dei Professori alle Facoltà di Scienze e di Economia, disperdendo così un patrimonio di conoscenza, di tecnologia e di studio unico in Italia per l'approccio di filiera che intendeva sviluppare.

La Legge Gelmini da un lato (la legge indica un tetto minimo di 35 professori per la sussistenza di un Dipartimento) e la scarsa rispondenza in termini di finanziamenti da parte di enti quali la Camera di Commercio e la Regione Veneto, già finanziatori del CIVE, hanno portato a questa assurda decisione.

Ci si domanda come, con scelte di questo tipo, il tessuto produttivo potrà essere aiutato a far fronte alla crisi mondiale dei mercati, ai problemi di inquinamento connessi alle pratiche agricole, alla competizione sempre più agguerrita dei produttori esteri.