In Val Tramigna, fra lo splendore del paesaggio, la bontà dei suoi frutti e la tristezza per il degrado.

Séntate zò e ‘scolta:

"no gh'è più i òmeni de ‘na olta!"

Digo el fabro, el becàr o el manovàl,

che solo a pensarghe te faséa mal!

 

Tuto l'è sta' omogeneizà, tuto istesso.

L'è deventà ‘n' opsiòn anca el sesso.

Vuto infati métar ‘na bela mora,

con tute le so mercansìe de fora,

 

i lavreti carnosi da ciuciàr pian pian;

i oci, da babao, che te ‘sassina,

piena de voje e ben carburada?

 

E così anca la mora de Cassàn

la resta sbandonà, da sola, su in colina,

spetando, invano, … ‘na remenàda.

Michele Dall'O', 14/6/2011 

 

La Mora di Cazzano o Mora di Verona (altrimenti nota come Durone di Verona) è una cultivar di genealogia sconosciuta, probabilmente originaria del territorio di Cazzano di Tramigna (VR) e comunque del Veronese, oramai diffusa in tutta la provincia scaligera e anche al di fuori dei suoi confini. (Baldini et al., 1973).

La prima vera diffusione del ciliegio, nell'area collinare veronese, si verifica dopo la prima Guerra mondiale e coincide con la ricostruzione dei vigneti, dal 1930 al 1940, dovuta alla distruzione provocata dalla Fillossera, tra la fine dell'Ottocento ed i primi anni del Novecento. Dopo la seconda Guerra mondiale la coltivazione di ciliegio s'espande nuovamente.

La ciliegia è nota per le sue proprietà benefiche: è un potente depurativo del sangue e disintossicante, drenante del fegato e delle tossine, è antinfettiva, antibatterica e lassativa. Contiene zuccheri ma in una forma (levulosio) adatta anche agli obesi e ai diabetici, ed è praticamente priva di grassi e proteine: l'ideale in un regime dietetico. Contiene vitamine A, B e C, sali minerali e oligoelementi preziosi (zinco, rame, manganese, cobalto). Una curiosità. La tradizione vuole che le ciliegie si mangino entro il giorno di San Giovanni, il 24 giugno: superata questa data, con il caldo afoso e l'eccessiva maturazione, possono facilmente ospitare piccoli vermetti bianchi, detti appunto "giovannini".

Ormai non viene quasi più raccolta. Il prezzo pagato ai produttori (1 euro al kg) è giustamente considerato poco remunerativo, ma nei negozi all'inizio di giugno il prezzo variava fra 3,50 e 9.00 euro. Misteri del mercato globale. Intanto proseguono dappertutto gli sbancamenti per far posto ai vigneti, che nel giro di poco tempo (e questo non è un mistero, ma un fatto facilmente prevedibile) faranno la stessa fine.