Enciclopedia o tablet? Dizionario o internet? Da Mozzecane a Portland, due storie di istruzione agli antipodi. L'uomo cerca disperatamente nella tecnologia la soluzione dei suoi problemi, quando invece per un'adeguata istruzione occorrono solo buoni maestri, aiutati dal caro e vecchio libro.

Fare scuola decentemente nel 2013 è un'impresa disperata: i ragazzi sono rimbambiti da smartphone, internet, facebook, twitter e amenità simili, e la scuola non riesce più a intercettare la loro attenzione. Ragazzi e bambini (anche delle elementari!) usano incessantemente, a scuola e fuori, sofisticati attrezzi con schermo touch, sempre connessi a internet, e arrivano addirittura a comunicare con i loro compagni, a qualche centimetro di distanza, via social media.

Questi aggeggi poi, nelle verifiche scritte, sono utilizzati per scaricare al volo da internet le soluzioni dei problemi o le traduzioni delle versioni, sotto lo sguardo ignaro di professori non nativi digitali, sempre più inadeguati in rapporto agli alunni.

I ragazzi che non hanno accesso a quelle malefiche macchine (per motivi economici o a causa di genitori pensanti) sono chiaramente discriminati. Ma al di là di queste ricadute sociali, le vere vittime sono i ragazzi "connessi", bombardati da stimoli virtuali e sempre più staccati dalla realtà. Ma di questo abbiamo già parlato.

Videocamere integrate e connessioni a internet rendono questi telefonini strumenti di cyberbullismo, le cui conseguenze sono ignote agli stessi autori delle bravate. Di fronte a problemi così pesanti e strutturali, la soluzione di buonsenso sarebbe quella di mettere un limite alla tecnologia all'interno delle scuole, creando zone di rispetto, o meglio di silenzio, dove attuare le pratiche tradizionali di insegnamento, basate sull'interazione umana tra docenti e discenti.

La soluzione attuata, e sbandierata dai media, è invece quella opposta: spingere a mille sulla tecnologia e imbottire le nostre austere scuole di lavagne interattive multimediali, copertura wi-fi, tablet, libri in formato elettronico. Ovvero: gli alunni sono rimbambiti? Rimbambiamoli ancora di più. E visto che ci siamo, rimbambiamo anche i professori.

Pochi giorni fa, il Bugiardello pubblicava le vanterie del preside di un istituto di Mozzecane, assurto agli onori della cronaca per il semplice fatto di aver acquistato dei tablet da usare come registro scolastico. Certo, comprare dei PC con tastiera sarebbe costato di meno, e non avrebbe costretto i docenti a goffe contorsioni su schermi touch che si rompono a guardarli, ma non è questo il punto.

Il problema è che sta passando la teoria che, se non investe in tecnologia informatica, la scuola non può adempiere al suo compito.

Da Mozzecane passiamo a Portland, Oregon, U.S.A., città tristemente nota per aver dato i natali al cemento, una delle invenzioni più bieche dell'umanità. Qualche tempo fa, nel 2004, la polizia trovò Frank, un veterano della guerra del Vietnam che, parzialmente invalido e percettore soltanto di un assegno di 400 dollari al mese, aveva deciso di portare Ruth, la figlia di otto anni, all'interno dell'enorme parco naturale nei pressi della città, e di viverci, da selvaggi, per quattro lunghi anni. È una storia analoga a quella rivelata poche settimane fa, di cui abbiamo parlato qui.

Poche capatine in città per incassare l'assegno e fare la spesa, santa messa una volta la settimana, e il resto della vita in mezzo alla foresta. "Se fossimo rimasti in città" disse Frank, "avrei dovuto passare tutto il tempo lontano da Ruth per lavorare o cercare lavoro, e avrei lasciato la piccola in una baracca, in balia di alcool e droghe." Chi conosce i sobborghi delle città U.S.A. può capire le parole di Frank.

La cosa straordinaria è che le autorità chiamate a valutare lo stato fisico-psicologico della ragazzina, la trovarono in eccellenti condizioni sia dal punto di vista della pulizia e della nutrizione, sia, udite udite, dell'istruzione.

"Quando intervistammo la bambina," sono le parole di Scott Anderson, capo della polizia di Portland, "rimanemmo impressionati: era molto responsabile, e sembrava molto più avanti rispetto ai suoi dodici anni." Il padre si era dedicato personalmente all'istruzione della figlia, e a quanto pare aveva fatto un ottimo lavoro. Infatti, pur avendo l'età di una ragazza di seconda media, aveva conoscenze e abilità tipiche di un'alunna di una terza/quarta classe di un buon liceo locale.

Di quali diavolerie elettroniche si era dotato Frank, per ottenere questi risultati? Dal rapporto della polizia di Portland, leggiamo che nella capanna ritrovata nella foresta, furono trovati pochi attrezzi di uso comune, due giacigli con sacchi a pelo, un ceppo di legno parzialmente bruciato, una Bibbia, e una pila di vecchi libri di un'enciclopedia.

Niente elettricità, niente tablet, niente internet, niente facebook. Solo la dedizione di un padre, pur infelice e reietto. E una pila di libri.