La carta geologica l'hanno mai guardata, sia quando hanno dato le prime autorizzazioni a cavare, sia dando l'ultima concessione di allargamento in aperto contrasto con la dinamica di crolli ed erosioni superficiali tuttora in atto? E i tecnici, privati e pubblici, la "crepa" l'hanno vista solo adesso?

"Non cavateci il futuro"

Fu questo lo slogan di una manifestazione organizzata nel 1999 per protestare (1-2) contro la minacciata apertura (sul Monte Pòtteghe, sito confinante con il Parco Regionale Naturale della Lessinia – nel territorio del Comune di Roverè Veronese) dell'ennesima cava, progettata in evidente spregio ad un ambiente d'alpeggio talmente integro da risultare adatto a forme di valorizzazione ecomuseale, una modalità ben presente e attiva nelle regioni limitrofe (es. 44 in Lombardia) (3) ma limitata a sole 5 unità nel Veneto.

Quest'ultima regione ha riconosciuto questo tipo di progettualità culturale-ambientale con un legge del 2012 (4), mentre il Piemonte ha attivato gli ecomusei già dal 1995 (5). Alla manifestazione sopra citata parteciparono più di mille persone ma …nessuno o quasi dei abitanti di questa specifica zona! A distanza di 15 anni quella cava, fortunatamente, non risulta aperta ma basta affacciarsi da uno dei punti panoramici dei Lessini per rendersi conto quanto sia stato progressivamente sforacchiato da cave, vecchie e nuove, questo altopiano, prezioso per la complessità e l'antichità delle relazioni uomo-ambiente che ne hanno segnato il paesaggio (6).

E se non bastasse la moltiplicazione delle cave, anche esempi paesaggisticamente allucinanti di scavi edilizi non mancano, come quello in corso a Sant'Anna d'Alfaedo (vedi foto alla fine dell'articolo).

E' pur vero che, storicamente parlando, le attività di cava erano praticate da secoli nella media Lessinia, ma erano piccole e a misura degli edifici che si andavano realizzando localmente, mentre negli ultimi decenni la meccanizzazione industriale degli scavi ha fatto "cavare" la montagna in misura del tutto sproporzionata e rapida rispetto al passato, prevaricando progressivamente il paesaggio di molte, troppe parti di questo altopiano.

Da un paio d'anni numerosi alcuni sprofondamenti di superficie, compreso quello di un tratto di strada provinciale, nella zona di Alcenago-Senge (Comune di Grezzana) hanno focalizzato l'attenzione su un tipo di cave poco note: quelle che proseguono l'estrazione di pietrame scavando gallerie all'interno della montagna.

Il recente (16/11/2014) servizio/inchiesta di "Report" (7) ha svelato le proporzioni, sia socio-economiche che politico-amministrative, di questo caso che rischia di far collassare un'ampia porzione del versante destro della Valpantena medio-alta, con danni difficilmente reversibili alla morfologia del paesaggio ed alle abitazioni circostanti: circa 20 ettari sono stati transennati e resi inagibili agli stessi proprietari, impedendo persino la manutenzione di frutteti e prati (7).

Davanti a tanto scempio e, soprattutto, al quasi silenzio-stampa locale, prima del video di "Report" mi stavo domandando se anche in questo caso fosse in atto il solito "non è successo niente" messo in scena, come nel caso di Monte Potteghe sopra citato, per timore reverenziale e/o per micro e/o macro reti di interessi, dalla comunità locale, quando oggi mi ha pungolato un titolo, apparso sul "Corriere del Veneto": Dentro la montagna malata "Ecco le vere ragioni dei crolli" - La cava di cui si è occupata Report. La ditta: "Provincia e Regione assenti".

Ne riporto alcuni passi salienti: "Non sono i pilastri troppo sottili che hanno causato i crolli. È la montagna che è malata, nelle viscere." Quale morbo (giornalistico, ovviamente) può aver fatto ammalare una montagna? Forse un'avidità senza limiti ma quella dei sedicenti Homo sapiens di turno, che pensavano di poter zittire (a suon di migliaia di Euro, pare) i proprietari dei fondi soprastanti, ma forse anche più di un politico se, all'insaputa dello stesso sindaco di Grezzana (così ha dichiarato, mah…) l'amministrazione provinciale ha autorizzato (con il solito provvedimento "balneare", per non smentire l'eterno copione italiota) un ulteriore, vasto allargamento delle escavazioni sotterranee in aree non distanti dalle voragini che si sono aperte e che, pare, siano tuttora in movimento.

Ma il mio stupore si è moltiplicato quando nel suddetto articolo ho letto che ben 2 esperti geologi hanno fatto, per 2 mesi, rilievi e analisi sulle cave interne giungendo a 2 conclusioni opposte: sono stati i piloni di sostegno a cedere (con un "effetto domino" forse ancora in atto) oppure è stata "una sorta di crepa…una frattura molto profonda".

Da semplice lettore di temi geologici mi pare che "crepa" non sia proprio un termine geo-professionale, ma anche ammettendo che questa sia una perla giornalistica (forse volevano dire una "faglia") com'è possibile che ciò sia accaduto ad un'intera cava, attiva da decenni e regolarmente sottoposta (si spera?) ai previsti e periodici controlli dei tecnici dell'impresa stessa e di quelli regionali?

Ben conscio di non avere né gli strumenti né la competenza professionale per sviscerare un tale interrogativo, sono andato a controllare la zona corrispondente sulla Carta Geologica dei Lessini Centro-occidentali" (8), pubblicata vent'anni fa dal Museo Civico di Storia Naturale di Verona.

Nella foto alla fine dell'articolo è visibile il tratto compreso fra gli abitati di Coda e di Senge: la scala ridotta non facilita di percepirne i dettagli geomorfologici, ma i codici grafici evidenziano come gran parte del versante soprastante alle superfici di cave sotterranee sia interessata da accumuli di paleo-frane e/o da "coltri di blocchi eterometrici, talora cementati", di origine pleistocenica cioè geologicamente recente e forse connessi a sismi o ad altri fenomeni neo-tettonici.

Inoltre la geo-mappa evidenzia che tutto questo versante, già da Alcenago, è attraversato da almeno 7 linee di faglia, in gran parte sub-parallele. A quest'ultime, orientate NE/SW, si aggiunga che l'intera Valpantena è segnata da una lunga faglia N/S, che la carta indica a tratteggio (cioè come presunta, perché sepolta nelle alluvioni di fondovalle), estesa da Grezzana a Porta Vescovo, mentre verso nord riprende (anche a linea intera, cioè come "faglia accertata") fra Lugo e Bellori, per poi proseguire, in parte, verso la dorsale di Ceredo e da lì lungo il Corno Mozzo, intersecando altre linee di faglia.

Concludendo, una domanda resta irrisolta su questo ennesimo caso italiota di intrecci imprenditoriali, professionali e politici: ma la carta geologica l'hanno mai guardata, sia quando hanno dato le prime autorizzazioni a cavare, sia dando l'ultima concessione di allargamento in aperto contrasto con la dinamica di crolli ed erosioni superficiali tuttora in atto? E i tecnici, privati e pubblici, la "crepa" l'hanno vista solo adesso? Credo che rilancerò queste domande solo a "Report", vista la manifesta cecità locale orientata a dar la colpa alla "montagna malata" e non al sistema che l'ha fatta ammalare.

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Foto: Sant'Anna d'Alfaedo

Sant'Anna

 

Coda-Senge geo-map

mappa Coda Senge

 

 

 



  1. https://groups.google.com/forum/#!topic/it.associazioni.lipu/ha58LmlpcSs

  2. http://digidownload.libero.it/tam.vfg/risorse/Cave.PDF

  3. http://www.cultura.regione.lombardia.it/cs/Satellite?c=Page&childpagename=DG_Cultura%2FDGLayout&cid=1213346502665&p=1213346502665&pagename=DG_CAIWrapper

  4. http://www.ecomusei.net/veneto/categorygoogle/5 http://bur.regione.veneto.it/BurvServices/pubblica/DettaglioLegge.aspx?id=242127

  5. http://www.ecomusei.net/attachments/article/46/Piemonte_succ%20integrazioni_1998.pdf

  6. http://caregaweb.it/news.php?pagina=207



  7. Geologia, idrogeologia e qualità dei principali acquiferi verones











http://www.internazionale.it/foto/2014/04/29/litalia-delle-cave

http://www.ecomusei.net/piemonte/categorygoogle/1

http://corrieredelveneto.corriere.it/verona/