L'impiego spropositato di pesticidi nel nostro territorio è noto a tutti. Ora si tratta di capire come affrontare questa situazione in un'ottica di riduzione del danno, senza aspettare che soluzioni miracolistiche cadano dall'alto.

 

I prodotti fitosanitari nel Veneto 2003-2007, pubblicato da Arpav – Regione Veneto.

Innanzitutto è il caso di ricordare che l'Italia è tra i paesi nei quali si registra il più elevato consumo di fitofarmaci a livello mondiale. Nel 2007 la quantità complessiva di fitofarmaci venduta solo in Veneto a maggior quantità di prodotti commerciali classificati "Molto Tossici" venduti nel territorio veneto è concentrata nella provincia di Verona, in particolare i valori più elevati si riscontrano presso l' Azienda ULSS 20 – Verona e ULSS 22 – Bussolengo".  Ma Verona è in testa anche con i prodotti "Tossici" (815.340 kg su 1.016.935 kg complessivi) e "Nocivi" (782.762 kg su 1.558.492 kg complessivi).

Dal rapporto Istat 2013 (Figura 2 e Prospetto 1 pag.2) risulta che l'Italia134.242 tonnellate di pesticidi all'anno

Dal Rapporto Nazionale ISPRA 2013: nelle acque superficiali sono stati trovati residui di pesticidi nel 55,1% dei punti, nel 28,1% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti delle acque potabili. Nelle acque sotterranee sono risultati contaminati il 28,2% dei punti, nel 9,6% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze trovate complessivamente nelle acque sono 166, in prevalenza erbicidi e relativi metaboliti. Il dato nazionale aggregato per l'insieme delle sostanze monitorate mostra un aumento della frequenza di residui nei campioni, sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee.

La situazione è ormai fuori controllo, gli organismi nazionali hanno di fatto rinunciato a controllare l'uso dei pesticidi, concedendo, sotto la pressione delle associazioni dei coltivatori e delle multinazionali che producono i fitosanitari, una serie infinita di proroghe e di dilazioni nella applicazione delle norme europee. Deroghe - Chiarimenti LTDI 2014 (1)

Tocca a noi individuare degli obbiettivi minimi e poi tentare di raggiungerli con tutti i mezzi possibili.

1 – Eliminare i diserbanti. I diserbanti chimici sono responsabili della distruzione sistematica della flora, sono una delle cause del dilavamento dei terreni, sono spesso inutili e sicuramente dannosi per l'ecosistema della campagna.

Dovremmo chiedere ai Comuni e agli enti pubblici di abbandonare per primi la pratica del diserbo chimico per arrivare poi agli operatori del settore agricolo.

2 – Vanno definite e fatte rispettare delle distanze minime degli impianti viticoli dalle strade e dai luoghi sensibili (scuole, asili, parchi pubblici, piste ciclabili, ecc.). Si dovranno prevedere gli adeguamenti necessari, che dovranno essere sovvenzionati con premi ed incentivi, ma dovranno anche essere previste adeguate sanzioni per chi non rispetta le distanze di sicurezza. A questo riguardo andrà incentivata la creazione di siepi e di barriere ovunque sia possibile, sia per l'evidente funzione di sbarramento alla deriva dei prodotti irrorati, sia per l'importante funzione che queste siepi svolgono nella salvaguardia della biodiversità.

3 – Eliminazione effettiva dei prodotti tossici e nocivi dei quali sia stata dimostrata la pericolosità per la salute pubblica e per l'ambiente: una lunga lista di insetticidi e di fungicidi molto pericolosi, dal mancozeb, agli interferenti endocrini responsabili dello sterminio delle api (clorpirifos, ecc.), agli organofosforici. Questi prodotti devono essere messi al bando e, se necessario, sostituiti con prodotti privi di una conclamata pericolosità. Toccherà agli agronomi e ai ricercatori cercare e indicare le alternative disponibili.

E' importante che tutti, cittadini, associazioni, agricoltori, tecnici e amministratori si lavori assieme per concretizzare nel breve periodo questi obbiettivi. Sono obbiettivi minimi e realizzabili e tornerebbero a vantaggio di tutti, ma soprattutto creerebbero la consapevolezza che, con la collaborazione di tutti, si possono ottenere dei risultati positivi e si può invertire una tendenza apparetemente inarrestabile.

Esempio pratico in Vallarsa: Chi inquina ora pagherà (2)

Geremia Gios, sindaco di Vallarsa e preside della Facoltà di Economia di Trento, nonché promotore dell'iniziativa così commenta:  "per garantire lo sviluppo economico insieme alla difesa del nostro territorio e della salute delle persone, non basta incentivare la green economy ma occorrono piuttosto nuove regole che eliminino le palesi distorsioni di mercato e i costi sociali insostenibili. Questo è possibile semplicemente applicando i principi chiave del nostro ordinamento e i comuni possono fare moltissimo in questo ambito".