In questa strana primavera è apparsa sui cigli delle strade l'Himantoglossum adriaticum, un'orchidea presente sulle Torricelle, ma piuttosto rara e in forte recessione per la progressiva trasformazione dei prati aridi in vigneti. E' inserita tra le Policy species e nell'Allegato II della Direttiva 92/94 CEE.

In Italia fioriscono due specie di Himantoglossum: H. hircinum e H. adriaticum. Le due specie, inizialmente considerate un'unica specie, sono state separate nel 1978. Sono abbastanza simili, ma hanno caratteristiche  che permettono di distinguerle nettamente. L'Himantoglossum adriaticum è l'unica presente nella nostra provincia e si riconosce per l'infiorescenza più rada e per il labello più intensamente purpureo.

Il nome italiano è Barbone italiano, Barbone adriatico, o, più comunemente, Barbona.

Cresce da noi nei prati semiaridi e cespuglieti su suolo calcareo, in zona collinare.

Il nome deriva dal gr. imas = cinghia e glossa = lingua, per la forma lunga e stretta del labello. Adriaticum per la zona di distribuzione.

Giorgio Perazza, nel suo libro "Le orchidee dell'Italia Nordorientale", mette in evidenza che la specie è "in regresso causa abbandono, rimboschimento spontaneo, oppure causa bonifiche agricole e coltivazioni intensive".

Si conosce da decenni un insediamento numeroso nel Vaio Galina, fra gli ulivi sottostanti Villa Guardini, per anni curati dal WWF ed ora in uno stato di totale abbandono, dopo l'improvvida decisione di ICISS (e quindi del Comune di Verona) di allontanare il WWF dal Vaio Galina.

La presenza della Barbona negli ultimi anni è stata censita anche sul Monte Arzan e in zona Ongarine-Calzarega (osservazioni di Michele Dall'O' ed altri), a conferma della preferenza di questa specie per gli ambienti xerotermici, cioè con forte esposizione solare e con temperature relativamente più elevate rispetto a quelle circostanti.

In realtà tutta la zona delle Torricelle, partendo ad ovest da San Rocchetto, salendo per la Val dei Ronchi fino Montecchio e scendendo poi ad est dalle Volpare, le Mandrie, i Gaspari, la Cola, fino ad Avesa, costituisce un ambiente ad alta valenza ambientale. Il SIC Vaio Galina e Progno Borago ritaglia una parte sicuramente pregiata, ma non fa giustizia di un territorio che andava completamente protetto. Il tentativo del PAT di Zanotto di trasformare tutta la zona collinare del Comune di Verona in Parco andava certamente nella giusta direzione, una direzione prontamente invertita dal duo Giacino-Tosi.

Durante gli ultimi 10 anni abbiamo assistito alla trasformazione di buona parte dei prati aridi collinari in vigneti, con una profonda alterazione dei suoli e delle caratteristiche dei terreni e, di conseguenza, con una forte perdita di biodiversità, anche all'interno del SIC.

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In queste ultime settimane, particolarissime da un punto di vista climatico sia per le temperature fresche sia per la perdurante piovosità, con conseguente maggior umidità, stiamo assistendo ad una autentica riscossa della Barbona, che, cacciata dai suoi luoghi di elezione, sta occupando i cigli delle strade e i luoghi più impervi ed inaccessibili.

La foto ritrae un esemplare cresciuto sul ciglio della strada in Via Are Zovo.

Policy species: www.governo.it ...