Sollievo per lo scrittore napoletano, rinviato a giudizio per istigazione a delinquere per l'uso della parola sabotaggio.

I sabotaggi alla Tav sono necessari per far comprendere che è un'opera nociva e inutile.


Al processo di Torino Erri De Luca è stato assolto dall'accusa di "istigazione a delinquere"(!)

Lo scrittore napoletano era stato rinviato a giudizio per aver incitato al sabotaggio (parola che ci sta molto a cuore) ai danni della TAV, in Valle di Susa, in un'intervista all'Huffington Post: "la Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti," erano le parole dello scrittore contestate dai pm torinesi che si sono incaricati di difendere gli interessi della TAV.

Furono inutili le sollevazioni popolari in difesa di De Luca e del diritto all'opinione. Lo scrittore ebbe a dichiarare: "Sarebbe curioso che fenomeni di corruzione, che questa malversazione del denaro pubblico, questo sistema di appalti pilotati e di uomini corrotti che ha mosso Expo e Mose non riguardi anche la Tav. Ma i magistrati di Torino sono troppo impegnati a perseguitare il movimento antagonista. Ci sono più di mille procedimenti giudiziari a loro carico: evidentemente i giudici trascurano i piani alti."

Per nulla intimorito dalle vessazioni dei pm, De Luca stamani ha letto una dichiarazione spontanea in apertura di udienza: "Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell'aria e dell'acqua."

La sentenza che è seguita al dibattimento è stata accolta dagli applausi nell'aula del tribunale e probabilmente lo sarà dovunque ci siano persone libere. "Questo processo non andava fatto," ha dichiarato l'avvocato Vitale della difesa, "e riporta le cose al giusto posto. Ora mi auguro che la procura e la Digos di Torino capiscano che c'è un limite anche all'attività di repressione. Il pensiero deve essere libero in valle di Susa come nel resto del Paese".

Sulla TAV la società civile è spaccata in due, da un lato ci sono quelli che Natalino Balasso definirebbe i magnafranchi, ovvero gli affaristi delle opere pubbliche e quasi tutti i politici (soprattutto del PD), sostenuti da un'informazione imbarazzante per come è schierata. Dall'altro lato c'è un movimento che, nonostante l'infiltrazione delle solite ‘teste calde‘, sta guadagnando consensi presso tutti gli strati della popolazione.