La trasformazione di boschi e praterie aride in vigneti continua inarrestabile. Sarebbe interessante che il Servizio Forestale Regionale ci dicesse quanti ettari di nuovi vigneti sono stati autorizzati all'interno del SIC IT3210012 durante gli ultimi 15 anni.

La trasformazione dei terreni boscati o prativi in vigneti è una pratica molto diffusa e molto remunerativa: il valore dei terreni all'interno del DOC con questa trasformazione viene moltiplicato per circa 20 volte, raggiungendo cifre che hanno dell'incredibile: 550/650.000,00 euro per ettaro.

Nel solo 2015 sono entrati in produzione nella Doc Valpolicella nuovi vigneti per complessivi 260 ettari. Si tratta di vigneti situati soprattutto nella zona alta della collina. (Riporto questi dati da un articolo apparso su L'Arena il 27 settembre 2015). Il fattore economico va tenuto ben presente, perché spiega il grande appetito che si è scatenato attorno a queste operazioni di trasformazione fondiaria.

Detto questo, si dovrebbero tener presenti anche altri fattori che hanno una loro non secondaria importanza nella gestione complessiva del territorio, gestione che attualmente è in gran parte affidata ai Comuni. Sicuramente si dovrebbero tener presenti alcune esigenze sia di tipo ecologico che paesaggistico. Chiunque è in grado di capire che la trasformazione del bosco oppure della prateria in monocoltura della vite comporta un brusco impoverimento delle specie sia vegetali che animali presenti sul territorio interessato a questi interventi. Altrettanto evidente è l'impatto paesaggistico causato dai numerosi e spesso dissennati sbancamenti che stanno velocemente cambiando la fisionomia delle nostre colline.

Quando poi queste operazioni avvengono all'interno di un SIC, cioè di un Sito di Interesse Comunitario, entrano in campo anche altre valutazioni. Tutti conosciamo il significato dell'acronimo SIC, ma vale la pena di ricordare che si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione Europea, "istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario".

In tutta la zona collinare della provincia di Verona esiste un solo Sito di Interesse Comunitario, cioè un'area che viene tutelata per le sue particolari caratteristiche di naturalità e di biodiversità. Si tratta del SIC IT3210012 Vaio Galina e Progno Borago, che interessa i comuni di Verona, Negrar e Grezzana. Molto sinteticamente è tutta la zona collinare compresa tra Avesa e Montecchio e fra via Volte Maso e la dorsale dei Gaspari.

Il nostro SIC appartiene al "Raggruppamento 2 - Rilevi collinari notevoli, che rappresentano uno degli ambiti maggiormente sottoposti a pressioni antropiche di varia natura, tanto che gli ambiti naturali sono spesso di natura residuale e molto più vulnerabili che altrove: l'espansione urbanistica e dei distretti industriali riduce le superfici a disposizione degli habitat naturali, mentre i cambiamenti nella gestione del territorio, in parte legate anche alle modifiche delle pratiche agricole, stanno mettendo in pericolo la sopravvivenza degli habitat seminaturali, frutto dell'azione millenaria dell'uomo e si configurano come più preoccupanti della stessa espansione urbanistica e dello sviluppo della rete infrastrutturale".

La legislazione vigente permette di intervenire anche all'interno dei SIC, ma richiede che venga giustificato in maniera piuttosto dettagliata come le diverse modalità degli interventi siano in grado di ottemperare agli obblighi di conservazione che vigono all'interno dei SIC.

Le modalità di questo studio, vale a dire lo Screening o selezione preliminare, che deve essere fatta dai committenti e la VINCA, che deve essere redatta dall'ente che autorizza l'intervento, hanno lo scopo di valutare se vi sono effetti significativi negativi su habitat o specie tutelati all'interno dei siti Natura 2000.

Nel Comune di Verona, come anche nei comuni di Negrar e di Grezzana, durante gli ultimi 15 anni  sono state concesse parecchie autorizzazioni alla trasformazione di prati aridi e di boschi in vigneti sia dal Servizio Forestale Regionale che dalle Amministrazioni Comunali.

Purtroppo non si tratta di piccoli terrazzamenti coltivati da sempre a vigneto, come qualcuno vorrebbe far credere. Il confronto fra le ortofoto del SIC fatte nei primi anni 2000 e quelle più recenti mostra in maniera inequivocabile che i prati aridi sommitali della dorsale compresa fra il Vaio Borago e il Vaio Galina (la dorsale che viene percorsa dalla strada che sale da Avesa verso la Cola e poi verso Montecchio) sono stati sbancati, spianati, ricoperti di terra straniera e impiantati a vigneto, senza la minima traccia di marogne o di altri terrazzamenti tradizionali.

Fece molto scalpore, qualche anno fa, la distruzione dei muretti a secco all'interno dell'Arena di Avesa (vedi foto), eliminati per far posto ad un moderno vigneto. L'intervento fu duramente contestato ed il Comune di Verona ingiunse ai proprietari dei terreni il ripristino dei muretti, che però fino ad oggi non sono mai stati ricostruiti.

Nel sito del Comune di Verona, Circoscrizione 2, si legge tristemente: "L'Arena di Avesa è situata in località La Cola ed è costituita da una grande dolina carsica a sezione orizzontale ellittica, il cui asse maggiore supera i 300 metri. L'eccezionalità della forma ad anfiteatro è sottolineata della regolari curvature dei muretti a secco. E' adibita a sede di grandi manifestazioni culturali e sportive, ha un'enorme capienza (fino a 200.000 spettatori) ed una perfetta acustica".

Talvolta questi interventi sono stati effettuati nelle zone meno frequentata del SIC (anche perché precedentemente erano stati sbarrati con reti e cancelli tutti i sentieri che la attraversavano), ma sono chiaramente visibili ad occhio nudo da ambedue le strade che salgono da Quinzano e da Avesa verso Montecchio.

Va tenuta anche in debita considerazione una delle conseguenze ineluttabili di tale trasformazione e cioè la dispersione nell'atmosfera, sul suolo e nelle falde delle zone protette di una quantità certamente non trascurabile di fitofarmaci e di diserbanti utilizzati comunemente in viticoltura. Una delle caratteristiche principali del Vaio Borago è costituta infatti dal suo corso d'acqua. Si tratta di un corso d'acqua perenne con andamento carsico che percorre il vaio in tutta la sua lunghezza e che poi riaffiora ad Avesa dando origine alla polla risorgiva del fiume Lorì, che, con un percorso paesaggisticamente irripetibile, attraversa tutto il paese per sfociare infine nel fiume Adige.

Sarebbe interessante che il Servizio Forestale Regionale ci dicesse quanti ettari di nuovi vigneti sono stati autorizzati all'interno del SIC IT3210012 durante gli ultimi 15 anni. I documenti ufficiali riportano questa cifra: 145.000 mq, che equivalgono a 14,5 ettari, ma il dato risale a 20 anni fa e non è mai stato aggiornato.

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Foto: L'arena di Avesa