Le catastrofi fanno sempre emergere il meglio e il peggio dell'umanità. Breve carrellata dei 'tipi da terremoto'.

La guerra e le catastrofi naturali hanno qualcosa in comune: nella difficoltà, nel dolore e nella sofferenza riescono a tirare fuori da ognuno di noi il meglio e il peggio.

Nella prima categoria ci sono quelli che vengono chiamati 'angeli', sono le migliaia di volontari che in cambio di niente, spesso a spese proprie, si sono recati fin dalle prime ore della mattina del dopo-terremoto a scavare, salvare, nutrire, portare conforto alle vittime del terremoto.

Sono le decine di migliaia di persone che, senza indugio, hanno mandato soldi, direttamente, o per il tramite di persone e associazioni fidate, o attraverso il triste ma efficace rito dell'SMS con addebito sulla scheda telefonica.

A fare da contraltare agli angeli, ci sono gli sciacalli, quelli che si approfittano delle disgrazie altrui per rubare: furti tra le macerie di gente disperata, creste sugli aiuti inviati da gente generosa. Le cronache di questi giorni testimoniano che, anche in quest'ultimo terremoto, hanno timbrato il cartellino.

Del peggio fanno parte pure i quaquaraquà, una categoria non certo spregevole quanto gli sciacalli, ma altrettanto antipatica. Sono quelle persone che approfittano delle disgrazie per fare propaganda elettorale, farsi pubblicità gratuita o farsi belli a spese altrui (mi verrebbe un'altra frase, se non fosse terribilmente omofoba).

Fanno parte dei quaquaraquà i politici in genere, come presidenti del consiglio che si sono precipitati sul luogo del disastro, abbracciando e baciando le vittime, e promettendo piani di ricostruzione aventi nomi (casa italia) che ricordano le agenzie immobiliari degli anni ottanta o le locande di Gabicce degli anni settanta. Non so perché, ma abbiamo come la sensazione di déjà vu.

Ma di questa categoria fanno parte anche i multimiliardari americani, fondatori di social-network del cazzeggio, che ci fanno visita solo per fare pubblicità (gratuita) al loro progetto di portare nel terzo mondo un'internet limitata, un serio attentato alla libertà della rete.

Nell'occasione, il re della fuffa su internet ha annunciato di aver donato ben 500.000 euro alla Croce Rossa "in pubblicità su Facebook", vale a dire non ha speso un cazzo e ha fatto la figura del benefattore.

Al suo confronto, sembrano quasi dei veri mecenati le società calcistiche che hanno messo all'asta le magliette sudate dei giocatori della partita di domenica per devolvere il ricavato alle vittime del terremoto. I tifosi pagano, e loro fanno bella figura.

O tempora! O mores!