Da giorni a Verona si discute di Arsenale, di proposte varie e dei soldi necessari per realizzarle. L'assessore Caleffi taglia corto dichiarando che i soldi non ci sono, ma si sbaglia, o meglio, ragiona da ragioniere e non da urbanista.

L'architetto Caleffi è una persona per bene e quindi gli va concesso il credito della buona fede, ma la situazione è un po' più complessa di come lui la descrive e va approfondita.

Ieri abbiamo letto sul Corriere che il sindaco Tosi è determinato a realizzare a qualunque costo il traforo delle Torricelle. All'ing. Raccosta, "che aveva spiegato che senza i 53 milioni di "aiuto" da parte della società autostradale Brescia-Padova, le cose si sarebbero messe decisamente male", l'ufficio stampa del sindaco risponde che "proprio negli ultimi giorni, si sarebbe trovata un'intesa anche su questo: la Brescia-Padova, d'intesa anche con il ministro dei Trasporti, Graziano Del Rio, verrebbe autorizzata a rifare il proprio Piano Economico Finanziario senza tener conto della futura realizzazione della Valdastico. Un Piano Finanziario in cui, assicurano in Comune, quei 53 milioni ci saranno".

Appunto: quando si decide di realizzare a tutti i costi un progetto, si trovano anche i soldi, costi quel che costi. Perché, sia ben chiaro che il traforo ha un costo e un costo molto alto: mezzo miliardo di euro.

Tosi punta moltissimo sulle grandi opere, un po' per convenienza personale: le grandi aziende che si aggiudicheranno questi appalti molto probabilmente saranno disponibili a finanziare le sue costosissime campagne elettorali; un po' perché è vittima di un delirio di potenza che lo rende cieco difronte ai limiti imposti dalla attuale congiuntura economica. A questo riguardo è molto significativa  la "marcia su Roma" ventilata dal sindaco di Verona.

Il fatto è che le grandi opere non sono partite e non stanno partendo.

Verona sta perdendo giorno dopo giorno tutte le sue più importanti aziende produttive. La Zai sta diventando un deserto in cui i capannoni abbandonati fanno la parte degli scheletri dei dinosauri. Perfino le banche (che dovrebbero finanziare le grandi opere) brancicano nel buio e non sono in grado di tener fede a nessuna delle promesse fatte: "Non chiederemo altri soli", "Entro un mese la fusione",  "La quadra è stata trovata".

La questione centrale è che Tosi non ha un progetto complessivo per Verona.

Non ha un progetto culturale.

La sarabanda delle destinazioni museali a cui abbiamo assistito in questi anni è emblematica della mancanza di un progetto preciso. La giunta non ha ancora deciso cosa fare dell'Arsenale. Intanto Verona è diventata la capitale delle salamelle, delle feste della birra e dei mercatini di ogni sorta e provenienza. La base elettorale della Lega e dei Fari è fatta di bottegai, baristi, commercianti, ristoratori, albergatori, proprietari di B&B. A questa gente interessa vedere le strade del centro intasate di gente, che siano turisti cinesi o migranti domenicali dai paesi della provincia non ha alcuna importanza. L'importante è che spendano, che comprino qualcosa.

Non ha un piano del trasporto pubblico e non ha un piano del traffico. Quando saranno finiti tutti i centri commerciali previsti dal PI a sud della linea ferroviaria Milano-Venezia, Verona sud, Golosine e Borgo Roma diventeranno dei quartieri invivibili. A nord della linea ferroviaria i negozi, i bar e i ristoranti del centro storico rischieranno di restare vuoti, perché il baricentro dei flussi turistici si sposterà in ZAI: a Verona Mall, alla nuova Esselunga e all'Eataly di Oscar Farinetti.

Negli ultimi 9 anni Tosi è riuscito a far fallire l'aeroporto, la Fondazione Arena, il progetto del traforo, il progetto del filobus, la realizzazione degli inceneritori a Ca' del Bue.

Non ha capito che la vera ricchezza di Verona è la sua storia e che la gente viene da tutto il mondo per poter sfiorare questa storia, sia quella vera sia quella inventata.

La Fondazione Cariverona si è fatta carico di ristrutturare e di rimettere a disposizione della città alcuni bellissimi contenitori, ma l'amministrazione comunale non ha saputo sfruttare queste opportunità, perché non ha idee. Cambia i propri piani in continuazione, non sa scegliere gli uomini a cui affidare gli incarichi più prestigiosi, non riesce ad immaginare una città rinnovata in cui il verde, la cultura e la storia la facciano da padroni.

Caro assessore, in tutto il mondo dove ci sono buone idee e progetti convincenti si trovano anche i soldi, sia quelli dei privati sia i contributi dello Stato, della UE e perfino dell'Unesco.