Un folto gruppo di associazioni veronesi ha sottoscritto la richiesta, presentata al Comune di Peschiera da Salvatore La Magra, Giuditta Bolognesi, Mirjana Stampfer, Attilio Romagnoli, Manlio Bompieri e Attilio Giorgio Mutti, di inserire i filari di gelso del Finiletto, sulla strada del Pilandro, nell'elenco degli alberi monumentali del Comune di Peschiera.

Le associazioni Musa Antiqua - Associazione Rurale Italiana – Gaspolicella – WWF Verona – Verona Birdwatching – Legambiente Verona – Verona Polis – Italia Nostra – Slow Food Verona – Colline Veronesi.it – Il Carpino - Comitato Verona Sud – El Morar di Valeggio – Terra Viva - Centro Culturale Tirtha sottoscrivono e sostengono l'iniziativa dei cittadini di Peschiera che hanno segnalato agli uffici del Comune la presenza di un antico impianto di filari di gelsi in località Finiletto, Via del Pilandro, nel Comune di Peschiera, impianto che andrebbe inserito nell'elenco degli alberi monumentali e preservato secondo quanto prescritto il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale – DECRETO 14A08883 23 ottobre 2014 Istituzione dell'elenco degli alberi monumentali d'Italia e principi e criteri direttivi per il loro censimento.

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1. Ai sensi dell'art. 7, comma 1, della legge 14 gennaio 2013, n. 10, e' istituito l'elenco degli alberi monumentali d'Italia.

Alla sua gestione provvede centralmente il Corpo forestale dello Stato – Ispettorato generale, e in particolare il Servizio II – Divisione 6ª, avente competenze in materia di monitoraggio ambientale.

2. L'elenco degli alberi monumentali d'Italia si compone degli elenchi regionali di cui all'art. 7, comma 3, della legge 14 gennaio 2013, n. 10, predisposti oltre che dalle regioni a statuto ordinario, anche da quelle a statuto speciale e dalle province autonome di Trento e Bolzano, tenuto conto di quanto stabilito dall'art. 8, comma 1, della legge 14 gennaio 2013, n. 10.

3. Gli elenchi regionali si compongono degli elenchi predisposti da tutti i comuni del territorio nazionale sulla base di un censimento effettuato a livello comunale.

L'art. 7 della nuova legge riporta le "disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale".

A tal fine si definiscono i criteri per identificare un albero monumentale, rendendoli univoci ed omogenei su tutto il territorio nazionale.

Si definisce albero monumentale:

a) l'albero ad alto fusto isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate ovvero l'albero secolare tipico, che possono essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità, per età o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, per rarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o delle tradizioni locali;

b) i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani;

c) gli alberi ad alto fusto inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche private.

Pubblicata in G.U. 01.02.2013, la legge arriva a colmare un vuoto legislativo a livello nazionale che metteva a rischio la stessa sopravvivenza dei "grandi patriarchi verdi". La mancanza di una legge nazionale, infatti, aveva creato un'area di autonomia legiferativa da parte delle regioni e l'esistenza di leggi e regolamenti diversi, che di fatto rischiavano di indebolire tutto l'apparato di tutela.

Entro sei mesi dall'entrata in vigore, i comuni devono identificare principi e criteri per il censimento degli alberi monumentali nel proprio territorio e fornire questa informazione alla rispettiva Regione, la quale, a sua volta, entro i successivi sei mesi (quindi più o meno entro febbraio del prossimo anno), redige l'elenco regionale e lo trasmette al Corpo Forestale dello Stato (CFS). E' il CFS che ha il compito di gestire l'elenco nazionale, che deve essere reso pubblico e disponibile a tutti sui siti internet delle competenti istituzioni.

La vicenda del taglio di alberi sulla strada del Pilandro, all'interno del comprensorio di produzione del Lugana, è nota ed è stata ampiamente descritta dai media locali. /it/notizie/2016-orso-pilandro.html

Il degrado e la banalizzazone del paesaggio comportano un danno per la collettività e in particolare per i produttori del Lugana. Laddove il paesaggio è stato ben conservato con elementi di "archeologia agricola" aumenta la percezione del valore del vino e quindi la predisposizione a pagare un prezzo più alto per la stessa bottiglia. Il danno d'immagine del Pilandro si estende all'intera DOC Lugana ed il danno economico per una DOC così ben valutata sarà tanto maggiore quanto più alto è il livello di valutazione del prodotto che si vuole vendere.

Dal punto di vista naturalistico ed ecologico va rilevato che all'interno del boschetto di gelsi e di querce interessate dal taglio è molto probabile la presenza di alcune specie di orchidee che sono state censite anche intorno al laghetto del Frassino, in particolare Orchis purpurea e Ophrys apifera. Inoltre le zone coltivate a prato molto probabilmente possono essere identificate con l'habitat 6510, Praterie magre da fieno, con presenza di Ornithogalum pyrenaicum e umbellatum, Papaver rhoeas e Ranunculus acris ed altre specie

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Ovviamente gli stessi filari di Querce e di Gelsi costituiscono degli habitat naturalistici di primaria importanza.

Sui tronchi dei gelsi è molto probabile presenza di un insetto che figura negli Allegati II e IV della direttiva 92/43/CEE: Osmoderma eremita (Scopoli, 1763).

Coleottero di taglia piuttosto robusta (da 25 a 30 mm) di colorazione bruno-vinosa, brillante, con riflessi bronzei. E' infeudato agli alberi cavi, ancora viventi: in origine probabilmente la specie era legata soprattutto alle querce, ma attualmente è confinata quasi esclusivamente in salici cavi capitozzati; si può comunque rinvenire anche su querce, castagno, faggio, gelso ed altre latifoglie. Le larve (che sono predate dalle larve dei coleotteri elateridi Elater ferrugineus e Brachygonus sp.) si sviluppano nel terriccio che si forma nelle carie del legno, alimentandosi in particolare della carie rossa. Le uova sono deposte in agosto nel rosume degli stessi alberi.

Il peculiare ambiente di vita delle larve è alla base della progressiva rarefazione di questa specie, ormai decisamente rara soprattutto nelle zone più abitate o coltivate, dove anche i tradizionali elementi di equipaggiamento arboreo della campagna, quali siepi e filari, tendono a scomparire e dove i vecchi alberi cariati vengono sempre più spesso abbattuti ed asportati.

L'Osmoderma eremita figura negli Allegati II e IV della direttiva 92/43/CEE (direttiva "habitat"), rispettivamente relativi alle specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione e alle specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. La medesima direttiva la classifica inoltre "specie prioritaria".

Dal punto di vista scientifico la sopravvivenza dell'Osmoderma eremita non è meno importante della sopravvivenza del giaguaro. La distruzione degli habitat e la eliminazione delle specie presenti in questi habitat ha come conseguenza la continua riduzione della biodiversità e progressiva eliminazione delle specie.

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