Ultimamente tutto è diventato “sostenibile”, dalla Valpolicella all'uranio impoverito. Un po' come era successo vent'anni fa con il prefisso “eco”, attaccato su qualsiasi prodotto e su qualsiasi processo industriale.

Anche le parole, quando vengono abusate, subiscono un degrado e finiscono per perdere il loro significato.

Eco è una abbreviazione di ecologia. L'ecologia (dal greco: οἶκος, oikos, "casa" o anche "ambiente"; e λόγος, logos, "discorso" o "studio") è l'analisi scientifica e lo studio delle interazioni tra tutti quanti gli organismi e il loro ambiente. La parola fu coniata nel 1866 dallo scienziato tedesco Ernst Haeckel, che la definì come "Lo studio dell'economia della natura e delle relazioni degli animali con l'ambiente inorganico e organico, soprattutto dei rapporti favorevoli e sfavorevoli, diretti o indiretti con le piante e con gli altri animali; in sintesi ecologia è lo studio di tutte quelle complesse interrelazioni a cui Darwin si riferisce quando parla di condizioni della lotta per l'esistenza".

Negli anni '80 e '90 la parola ecologia, spesso abbreviata in eco, diventò molto popolare insieme con il movimento ambientalista, sopratutto in Germania e nei paesi del nord-Europa, ma anche in Italia. Nel giro di una decina d'anni diventò tutto "eco": dalla raccolta della spazzatura ai prodotti petroliferi passando per i detersivi. Non è che tutti questi prodotti fossero diventati più ecologici di prima. E' che con il prefisso eco si vendevano di più e meglio. Un po' quello che sta avvenendo ai nostri giorni con il prefisso bio.

La sostenibilità, secondo l'enciclopedia Treccani: "Nelle scienze ambientali ed economiche, è la condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Il concetto di s. è stato introdotto nel corso della prima conferenza ONU sull'ambiente nel 1972, anche se soltanto nel 1987, con la pubblicazione del cosiddetto rapporto Brundtland, venne definito con chiarezza l'obiettivo dello sviluppo sostenibile...
Un ecosistema in equilibrio è implicitamente sostenibile. Inoltre, maggiore è la sua stabilità, maggiori sono le sue capacità di autoregolazione rispetto a fattori interni, e soprattutto esterni, che tendono ad alterarne lo stato di equilibrio. I fattori che ancor più disturbano l'equilibrio degli ecosistemi sono le relazioni che gli stessi instaurano con un altro tipo di sistema complesso come quello antropico".

In estrema sintesi possiamo dunque dire che il fattore principale di rottura dell'equilibrio ecologico del nostro pianeta è dato dall'azione agricolo-industriale-insediativa dell'uomo.

Oggi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato in Parlamento che questo governo assicurerà agli italiani uno "sviluppo sostenibile", una promessa molto simile a quella che aveva fatto prima di lui Matteo Renzi: "L'Italia deve avere un modello di sviluppo che rifiuti un ambientalismo ideologico e privo di concretezza e sia però in prima fila per un modello di sviluppo sostenibile in grado di coniugare l'impresa, l'ambiente, il futuro delle nuove generazioni".
http://www.veramente.org/it/notizie/2018-governo-ambiente.html

Nella foto sotto il titolo c'è un esempio lampante dell'assurdità di un modello di sviluppo che vorrebbe essere sostenibile occupandosi delle facciate, anziché delle strutture portanti e dei contenuti tecnologici. Le dichiarazioni altisonanti di Stefano Boeri suscitano un sorriso di incredulità: "Architetture urbane che favoriscono la biodiversità delle specie viventi, trasformano in ossigeno grandi quantità di C02 e assorbono le polveri sottili che avvelenano l'aria delle nostre città. Il Bosco Verticale è il primo passo di una rivoluzione planetaria nella forestazione urbana".
Il corrispettivo di questi paroloni è costituito da una serie di alberelli sfittici che in pochi anni diventeranno ingestibili, che avranno bisogno di essere annaffiati tutti i giorni con una quantità spropositata di acqua potabile e irrorati con ogni sorta di pesticidi per sopravvivere in condizioni del tutto innaturali. Su quegli alberi non nidificherà mai nessun uccello, perchè noi umani facciamo troppo chiasso e gli uccelli, a ragione, non si fidano di noi. Non ci andranno neppure le farfalle e gli altri insetti, per il semplice motivo che non sono pazzi come noi.

Della pretesa di fare un'agricoltura sostenibile sbancando le colline (ed ora anche le montagne) di un'intera provincia e spruzzando ogni anno migliaia di tonnellate di pesticidi abbiamo già parlato.
http://www.veramente.org/it/notizie/2018-valpolicella-biologico.html

Il 20 giugno prossimo a Villa Lebrecht, durante il convegno SUSTAINABILITY Sammer Lab, uno dei sostenitori storici della necessità di trasformare la collina di Marezzane in polvere di cemento ci spiegherà come si è preso cura (a pagamento) del Parco Intercomunale di Fumane e Marano, realizzato sui resti delle colline devastate dal cementificio di Fumane.

Diciamo la verità, nessuno di noi ha davvero intenzione di diventare sostenibile, lo si capisce dalla facilità con cui abbocchiamo alle storielle che ci raccontano politici, architetti, agronomi, pubblicitari, esperti di marketing, venditori di caramelle e noccioline. C'è un solo modo di diventare sostenibili: bisogna imparare a consumare di meno, molto di meno, ma da questo orecchio non ci sente nessuno.