In 9 mesi sono stati raccolte più di 110.000 firme convalidate per l'iniziative popolare federale «Acqua potabile pulita e cibo sano – No alle sovvenzioni per l’impiego di pesticidi e l’uso profilattico di antibiotici»

Il 18 gennaio alle ore 14.00, appuntamento sulla Piazza del Palazzo federale di Berna per depositare le firme alla Cancelleria.

In Svizzera la sicurezza alimentare entra nella Costituzione.

Lo hanno deciso i cittadini elvetici con un referendum, tenutosi il 24 settembre 2017, che, con il 78,7% di sì e una maggioranza schiacciante in tutti quattro i Cantoni, ha dato il via libera al nuovo articolo 104 della Costituzione.
La modifica costituzionale ha ricevuto un sostegno quasi unanime anche dalla politica e dalle organizzazioni economiche e professionali.

La costituzione federale svizzera prevede la possibilità di introdurre delle modifiche attraverso un referendum propositivo. Per proporre la modifica bisogna raccogliere almeno 100.000 firme autenticate.

Attualmente sul tema ambiente-salute e prevenzione primaria l'attenzione dei cittadini svizzeri è molto forte, anche perché gli svizzeri hanno capito che curare le malattie costa sempre di più, che queste malattie stanno diventando sempre più croniche e che un ambiente sano produce anche benessere psico-fisico, vale a dire gioia di vivere.

La Corte federale ha approvato poco tempo fa l'uscita dal nucleare, poi è stato vinto il referendum sulla sicurezza alimentare (in allegato). Ora è in corso la raccolta delle 100.000 firme per il referendum per vietare tutti i pesticidi di sintesi in 10 anni (http://www.future3.ch/) (Vedi allegato testo e manifesto).

Sarebbe auspicabile che anche in Italia i cittadini, le associazioni dei consumatori, le associazioni che si occupano di tutela dell'ambiente e della salute, ma anche alcune associazioni di contadini e allevatori che si sono dimostrate sensibili a questi temi, facessero fronte unico e reclamassero, insieme a Comuni e Regioni, un netto cambio di rotta rispetto al passato.

L'Italia deve puntare su una produzione agricola di qualità, decisamente orientata verso il biologico, evitando la tentazione di appiattirsi su produzioni facili, ma economicamente poco remunerative ed esposte alla disperata concorrenza dei paesi meno sviluppati.