Lettera aperta al difensore civico di una cittadina della Sorte di Chievo (Verona).

Gentilissima Dott. sa Anna Tantini,

mi chiamo L., abito alla località La Sorte di Chievo, da sempre, ci sono praticamente nata e cresciuta. È palese il mio interesse per il traforo, in quanto residente in uno degli ultimi "polmoni verdi" della nostra città.

Sono molto preoccupata che l'interesse rivolto verso questa città (patrimonio artistico, invasa positivamente dal turismo di ogni zona d'Italia, d'Europa e del mondo, con varietà di aspetti ambientali) sia oggi oggetto di trasformazione che la snatura e danneggia.

Qui non si sta mancando di rispetto solo alle nostre vite, ma a tutta la città, in quanto organismo vivente e vitale. Ricordo Italo Calvino e il suo libro "Le città invisibili" e vorrei chiedere :"In quale città vogliamo vivere?" Vogliamo forse immaginarla o guardarla prima, dato che esiste, come esistiamo noi, e capire quale città può essere, ma nel suo stesso rispetto!

Parliamo di questa città, la più inquinata d'Italia.. cosa ammireremo? L'aumento delle strade, del commercio? Perché è chiaro che quello che si vuole è promuovere il collegamento di due caselli autostradali, che altro sennò? Se da anni i mezzi pubblici sono gli stessi e i progetti di rendere sano il centro storico, confusionali o eccessivamente inutilmente costosi, quando basterebbero tante piccole cose a migliorare il tutto, senza imbastire progetti titanici…. per i quali non ci sono soldi…

Dove vivo c'è stato negli anni un grande interesse, è stato nominato "percorso della salute", soprattutto il sabato e la domenica ci sono intere famiglie, compagnie di tutte le età che passano in bici, a piedi, che fanno sport, e nei loro visi io vedo la gioia ….

Questo è forse inutile, superato, stupido?

Siamo retrogradi, ignoranti, o forse si arriverà a sostenere perfino oltre all'avversione all'amministrazione, che siamo infantili, contrari al progresso? Come se l'unico progresso fosse il cemento…..

Il posto dove vivo e che amo si chiama "La Sorte", perché in tempo di guerra è stata pesantemente bombardata, come altri quartieri vicini coinvolti nel progetto traforo, ancora oggi non sappiamo quante bombe ancora ci siano da disinnescare, con la costruzione del traforo sarà un incubo anche solo toglierle tutte.

Per questo è stata chiamata così… perché la sorte ha salvato tutti gli abitanti, i miei nonni, tutti, e questa non è fantasia o poesia, ma realtà storica. Ora non siamo più "La Sorte", non siamo più nessun quartiere, non siamo più Verona…. Potenzialmente non siamo più… e basta….

Cambierà l'aspetto del territorio e sarà rovinato, per sempre. Sarà rovinata la nostra salute. Sarà rovinato il nostro senso culturale del vivere in questa città… grazie a questa opera... Qualsiasi sia l'intenzione di questo progetto, non sembra essere quella di rendere scorrevole il centro città, ma bensì di deviare il traffico da un quartiere all'altro, andando ad aumentare per forza di cose l'inquinamento, che è già in stato di primario allarme nella nostra città…

Il messaggio che io ricevo è dunque allarmante, perché sembra che della qualità della nostra vita, città, ambiente, salute, in realtà poco importi…

La ringrazio per avermi letta, non volevo dare un tono melodrammatico ma scriverLe per chiederle di aiutarci, in rappresentanza anche dei ragazzi che vivono qui, e rappresentiamo tanti cittadini, tutti diversi, tutti umanamente uguali.

Se Lei lo ritenesse opportuno sono disponibile volentieri a parlarLe anche di persona.

La saluto cordialmente e sinceramente.

Lettera firmata