Johnny Walker, bambole da paura, ceffi poco raccomandabili, un sospettato poco credibile, un morto che non parla. Chi salverà la Bella Verona?

La bocca era impastata, le orecchie mi risuonavano come la sirena che annuncia la fine del lavoro nella fonderia. Avevo di nuovo passato la notte in ufficio, in compagnia di una bottiglia di Johnny Walker. Alzai lo sguardo attraverso la porta a vetri, e vidi che qualcuno aspettava di trovare il coraggio di tirare il pomello: una bambolona bruna, una cascata di capelli, un vestito fresco di boutique, tacchi, borsetta e tutto il resto.

D'un tratto decise di entrare: un telaio da urlo, una carrozzeria da impazzire e due occhi che tradivano la presenza di un motore generoso e potente. Di una fuoriserie così avrei potuto anche innamorarmi, se la vita non avesse piazzato attorno al mio cuore una scorza dura come il diamante e pesante come la ghisa.

-Vorrei parlare con il signor Org, deve ancora arrivare?-

-Si accomodi lì e mi racconti tutto.-

Dal suo sguardo contrariato capii che la mia faccia sfatta e i miei abiti, che sembravano reduci da un incontro con il vincitore della fiera dei tori di Cocktown, non mi donavano l'aspetto che lei aveva in mente per Veramente P. Org, occhio privato.

-Mi chiamo Bella Verona.-

La sigaretta che mi stavo accendendo scivolò dalla bocca aperta per lo stupore:

-La ragazza scampata alla strage di San Martino?- Sapevo che prima o poi mi sarebbe capitato tra le mani qualcosa di grosso, ma non immaginavo tanto. Quella era gente che contava, giù in città. La bomba rivendicata da un gruppo terrorista chiamato 'crisi globale', scoppiata in casa Verona nell'autunno 2008, aveva occupato le prime pagine dei giornali per settimane.

-Ho ragione di credere,- riprese la bellona, -che le indagini della Polizia si stiano dirigendo volontariamente su un falso obiettivo.-

La polizia locale aveva da subito concentrato le proprie forze contro un certo Immigrazione Clandestina, uno straniero, dall'origine molto incerta, probabilmente mediorientale. Anche a me la cosa puzzava di bruciato, ma non era affar mio. O almeno, non lo era fino a dieci minuti prima.

-E dove sarebbe il problema?- chiesi io, simulando indifferenza, mentre cercavo per la terza volta di accendermi la sigaretta.

-Mi sento ancora in pericolo.-

Conoscevo la storia, per settimane aveva occupato quotidiani e rotocalchi patinati: la signorina e la sorella avevano ereditato una fortuna da un glorioso passato. La sorella Economia Verona, più scaltra e introdotta, aveva moltiplicato il capitale iniziale, i maligni sostenevano a scapito di Bella, che aveva pagato parecchio le pessime speculazioni edilizie di Economia e dei suoi loschi compari.

Ultimamente Bella aveva mostrato una certa insofferenza verso questo comportamento, provocando le ire dei soci di Economia, tra cui ricordavo Jack Traforo, Bill Cava, Tom Cemento, Al Giara, Jim Sbancamento e Sam Palazzina.

A mettere le cose a posto ci aveva pensato la mediazione dell'avvocato di famiglia, Phil PAT, noto cerchiobottista, ma qualcosa andò storto, ci fu l'attentato in cui PAT ci lasciò le penne, Traforo stette qualche giorno più di là che di qua, e Cava se la cavò con poco più di qualche graffio. Palazzina era ancora in rianimazione, collegato a un polmone d'acciaio, ormai quasi spacciato.

Mettendosi sulle tracce di Immigrazione Clandestina, già ricercato per vari reati, la polizia considerava il caso praticamente risolto. Il tipo in realtà non aveva mai fatto male a nessuno, ma la sua predisposizione a cacciarsi nei guai lo rendeva un ottimo capro espiatorio, adatto a tutte le occasioni.

-Cosa le fa pensare che Immigrazione sia innocente?- chiesi io cercando a tastoni il fiammifero che mi era caduto per terra.

-Vede, Org, io non credo che l'arabo c'entri qualcosa, credo che considerarlo colpevole faccia comodo a qualcuno.-

Quella donna non aveva solo la profonda scollatura a impensierirmi: la faccenda puzzava di bruciato a un miglio di distanza. Sapevo che la bellona portava con sé soltanto dannatissimi guai, ma ero a corto di quattrini, e i creditori erano sempre più insofferenti.

-Sono cento dollari al giorno, più le spese,- le dissi dal pavimento su cui ero pesantemente caduto cercando il cerino. Avevo sparato alto, tanto, che avevo da perdere? Quella era gente ricca.

-Questi sono duemila di anticipo, e buon lavoro.- Se ne andò, lasciandomi annegare nel suo profumo, e a rimirare il gruzzolo posato sul tavolo.

Cosa nasconde la torbida Bella Verona? Quali guai si porterà in casa il nostro eroe, accettando il caso? L'arabo è veramente colpevole? Lo scoprirete tra pochi giorni, leggendo la prossima puntata.