Condividere la gestione delle aree protette non può significare affidarle completamente nelle mani degli Enti locali. Lo Stato e le Regioni devono riprendere un ruolo di primaria responsabilità nella tutela della biodiversità.

Pubblichiamo le riflessioni di Valter Giuliano, già Presidente del Parco Regionale del Po - Collina Torinese, in merito alla legge sui Parchi della Regione Piemonte e alla legge nazionale Parchi, tuttora in discussione al senato.

"Non ci può essere un parco senza una condivisione forte del territorio di riferimento in una logica non solo di protezione e tutela ambientale, ma anche di valorizzazione e sviluppo. (...) non ci può essere un parco imposto dall'alto, ma ci vuole la condivisione con il territorio".

Parole sacrosante che l'assessore regionale ai parchi Alberto Valmaggia ha più volte declamato. Parole del tutto condivisibili, senza dimenticare, tuttavia, che ci sono preziosità ambientali, scrigni di biodiversità che vanno sì gestite in comunione, ma nella determinazione che la loro tutela va oltre gli interessi locali, perché garantisce futuro a beni comuni indisponibili, patrimonio dell'intera umanità.

La storia insegna che se si fosse attesa la condivisione del territorio, almeno in Italia, non avremmo mai intrapreso una politica dei parchi e delle aree protette. La demagogia populista che percorre questa nostra epoca, incapace di idee e di slanci progettuali che sappiano andare oltre i tempi di una tornata elettorale - o peggio ancora di un sondaggio settimanale sugli umori elettorali - rischia di non saper produrre politiche capaci di garantire un futuro alle generazioni che verranno. Purtroppo non solo in campo ambientale...

Anche l'ipotesi, percorsa a livello nazionale come regionale e ispirata dalla più influente associazione ambientalista, di affidare totalmente la gestione delle aree protette agli Enti locali non può dunque essere supinamente accettata. Condivisione di progetto e di gestione sì, delega totale no. La legge regionale piemontese, nel suo articolato, prevede un Consiglio del parco affidandone la composizione alle scelte della Comunità del Parco (composta dai Comuni che ne fanno parte) che esprime altresì il suo parere sulla nomina del Presidente che, attraverso bando pubblico, propone la sua candidatura.

Nella gestione delle "sue" aree protette, la Regione non conta nulla e il Presidente, che pure nomina, deve prendere atto e adeguarsi alle volontà di chi rappresenta (?) gli enti locali.

Ma la legge regionale non salvaguarda neppure la libertà delle associazioni ambientaliste e degli agricoltori di nominare direttamente i propri rappresentanti, che vanno sottoposti al vaglio degli amministratori locali. Inutile constatare che il risultato di queste scelte è che la gestione dei parchi è consegnata, in toto, nelle mani degli interessi e della partitocrazia locale. Spesso piccoli cacicchi (salvo, per fortuna, rari casi illuminati), quasi mai interessati da strategie generali e globali di difesa degli interessi collettivi, meno che mai sulle questioni ambientali, ma solo alla gestione dei propri meschini tornaconti e clientele locali.

Anche sui Sindaci, negli ultimi tempi, è emersa una retorica davvero oltre le righe, che li pone tutti sull'alto di una ipotetica classifica che, invece, dovrebbe segnare, sempre più, bassi punteggi, peraltro in totale assonanza con la qualità della classe politica e amministrativa che oggi pretende di governare -ai vari livelli- il Paese. Mi rendo conto che si tratta di considerazioni pesanti, ma è sufficiente leggere le cronache recenti per comprendere come le cosiddette Autorità locali, difficilmente siano in grado di sottrarsi alle spesso pesanti pressioni locali. Purtroppo, nella maggioranza dei casi, le amministrazioni locali risultano tolleranti al di là di ogni limite e chiudono non solo un occhio, ma entrambi.

Così è se vi pare, con buona pace di chi afferma il contrario e il naufragio del nostro Paese è lì a dimostrarlo. Ischia docet. Forse proprio a partire dal Sindaco. Se non si obbedisce ai diktat di costoro, si va a casa, a tutti i livelli. Nel caso del governo dei parchi regionali, la Regione, come abbiamo visto, non ha alcuno strumento per affermare le sue prerogative e, con loro, il superiore interesse regionale. Una totale deresponsabilizzazione dell'Ente Regione.

Perché continuare a chiamarli parchi regionali se, di fatto, la Regione li abbandona totalmente alla gestione locale rinunciando a qualsiasi ruolo? D'altra parte da tempo la Regione Piemonte è attenta, nelle politiche dei parchi, unicamente ai temi della biodiversità legati alle Direttive europee - in caso contrario piovono le sanzioni e si fanno carte false per evitarle! - rinunciando a qualsiasi coordinamento con le politiche di gestione territoriale. Eppure i parchi nacquero e dovrebbero continuare ad essere parte integrante della pianificazione territoriale di area vasta.

D'altra parte si profila un analogo scenario - sempre condiviso dalla sopra richiamata più ascoltata associazione ambientalista - non fa che ricalcare ciò che sta accadendo a livello nazionale con le forzate modifiche della legge quadro nazionale sui parchi e le aree protette attraverso la quale, parimenti, si vogliono consegnare totalmente alla gestione territoriale di riferimento, aumentando il potere di condizionamento dei centri di potere politico locale. Le principali associazioni ambientaliste e il mondo intellettuale e scientifico alzano la voce.

Legambiente e Federparchi plaudono in sintonia con un Ministero dell'Ambiente inesistente e sterile che nella legge quadro affida compiti all'ISPRA mentre, secondo alcune voci, si preparerebbe a liquidarla. Quello che emerge dall'insieme di queste notizie è che le aree protette vanno protette dalla partitocrazia consociativa di questo Paese, sempre più alla deriva, strangolato da lobby, comitati di affari, familismi amorali...

http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/approvata-la-nuova-legge-sui-parchi-lipu-wwf-snatura-parchi-pagina-grigia-lambiente/

http://www.vita.it/it/article/2017/08/04/legge-parchi-anche-la-ragioneria-di-stato-la-boccia/144235/

Contenuti correlati

Pacta sunt servanda
Pacta sunt servanda Mentre il rapporto 2013 sulla qualità dell'aria, presentato in questi giorni dall'Agenzia europea per l'ambiente, colloca Verona e il Veneto al vertice nella cl... 2096 views alberto_sperotto
San Consumismo finisce a spintoni
San Consumismo finisce a spintoni Durante la programmata sfilata di carrelli vuoti al Galassia, organizzata per favorire il non-acquisto, la vigilanza perde le staffe, ma la manifestazione non s... 2046 views Michele Bottari
Gli svincoli di Richeto, assessore al bancheto
Gli svincoli di Richeto, assessore al bancheto Il carattere ossessivo compulsivo del nostro assessore preferito ha prodotto un nuovo progetto, che, anziché risolvere i problemi del traffico in Circonvallazio... 2314 views Mario Spezia
Il medioevo scaligero
Il medioevo scaligero 1 maggio 2010, dalle 14.30 alla 18.00 visita guidata a San Giorgetto, nella piazza di Sant' Anastasia.         &nbs... 2956 views redazione
Cingolani punta tutto sull'auto elettrica
Cingolani punta tutto sull'auto elettrica Secondo il ministro Cingolani, dobbiamo elettrificare le automobili, perché tutto resti come prima, compresi i SUV. La fisica, questa sconosciuta. "Se non ... 7981 views Michele Bottari
Voci bulgare
Voci bulgare Teatro Filippini ' Verona ' 17 ottobre 2009 ' ore 21 Evelina Pershorova e Fanfara Ziganka in Voci Bulgare, scritto e diretto da Evelina Pershorova. Ho fatt... 2756 views Mario Spezia
Vigneti nel SIC Borago Galina
Vigneti nel SIC Borago Galina La trasformazione di boschi e praterie aride in vigneti continua inarrestabile. Sarebbe interessante che il Servizio Forestale Regionale ci dicesse quanti ettar... 3436 views Mario Spezia
Latini migranti di cuore
Latini migranti di cuore Già la scorsa estate questa rassegna musicale si è imposta per la grande qualità dei musicisti e dei temi proposti.Quarta edizione per "La Valigia dei suoni", l... 2459 views Mario Spezia