Una giornata passata a godere della bellezza di un ' autentica città d' arte.

Ci sono giorni magici, giorni dove tutto risulta chiaro, cristallino e dove situazioni, atmosfere e sentimenti sembrano avere una direzione o più direzioni o comunque un senso.

Tutto questo l' ho vissuto e per questo lo vorrei condividere ritornando in una città a me cara come Parma. Non vi consiglio la mostra del Correggio, anche perché è terminata, ma alcune riflessioni visive legate a ciò che ho visto non solo da studiosa ma soprattutto da viandante. Palazzo della Pilotta, sede della Galleria Nazionale : andarci è un piacere. Parma apre le sue porte. La piazza con i suoi giardini guida alla scalinata d'entrata; al suo interno, l'imponente Teatro Farnese, vestito di abete rosso del Friuli, introduce nelle sale dove l'arte parmense e non solo, nota e meno nota sorprende per i colori, per la dolcezza dei suoi visi, per l'espressività dei suoi racconti del quotidiano. Mi sono rimasti in mente le sacre conversazioni trecentesche, la fanciulla "scapigliata" di Leonardo, le grandi tele di Sebastiano Ricci.

Antonio Allegri detto Correggio c'è, ma è soprattutto nel Monastero di S. Paolo che Correggio vi farà sentire ciò che il Longhi definiva il tepore del colore. Seduta nella mia seggiolina, a testa in su, nella piccola stanza dove la badessa trascorreva parte del suo tempo, trascorro anch'io un tempo dove è palpabile il colore blu cobalto, dove percepisco gli amorini scherzare fra di loro e dove teste di arieti si osservano in un muto dialogo. Uscendo dal convento, dopo avere dato una sbirciata al teatro dei burattini, ho come la sensazione di volere di più. Tra le vie eleganti e scenografiche di Parma la cattedrale offre la cupola del Correggio, la deposizione scultorea dell'Antelami (straordinario è il particolare della tunica ) e gli impressionanti affreschi del Gambara nelle pareti laterali.

Sazia di antico, chiedo il contemporaneo. Parma generosa me lo offre. Ma per trovarlo devo andare in periferia, quartiere Montanara, dove ha sede la Fondazione Solares. "Ex. Quartiere degradato, bronx, dice il direttore della Fondazione Andrea Gambetta – ma tirato su e con mille attività. Guardandolo bene, i palazzoni, certe strutture non mentono, ma il verde infinito, i centri culturali - la Fondazione stessa sorge attaccata a un centro di raduno per anziani - ti fanno comprendere come con intelligenza e buon senso le cose siano state fatte. La Fondazione mescola fotografia, musica, cinema e mostre contemporanee prodotte e frutto di collaborazioni all'estero. Che dire ? Si respira un po' di più di cultura. I problemi economici, organizzativi, di risorse ci sono, ma lo spirito è diverso rispetto a una città d'arte come Verona. L'idea che è alla base è quella che bisogna cooperare, riunire le forze, non chiudersi in arroccamenti mentali e culturali. Solo in questo modo ce la si può fare, ma occorre lungimiranza, ascolto e tanta umiltà. All'interno del cinema Edison della Fondazione c'è un piccolo spazio espositivo dove campeggia un' interessante installazione di un artista, Marco Bolognesi, stra-conosciuto all'estero, naturalizzato inglese, da scoprire, in ritardo qui in Italia. Quasi a protezione, grandi lighboxes, dove inquietanti, ma ieratici volti, cibernetici e ambigui corpi preludono alla proiezione di Black Hole, accurato e esistenziale cortometraggio sempre dell'artista. Si va per appuntamento, ma senza timidezze non è per addetti ai lavori!!!

Colori e ancora colori: I verdi e rosati del Correggio e i blu e i bianchi elettrici di Bolognesi sembrano accompagnare il tramonto e me che lascio Parma.

Antico e moderno, passato e futuro che differenza fa? Purtroppo a Verona la differenza esiste... nella nostra città non autenticamente d'arte.

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