C' è ancora chi crede che usciremo dalla crisi al suono delle betoniere.
Il Piano Casa viene definito, dai suoi promotori, come provvedimento eccezionale per ridurre gli effetti dell'attuale crisi economica, rilanciando il settore edilizio considerato, da sempre, trainante per lo sviluppo del Paese.Mentre la politica si preoccupa di far ripartire la "crescita" economica non altrettanto si preoccupa di comprendere le ragioni di questa crisi.
Evidentemente cercare di rappezzare strappi, tappare buchi e "chiudere la stalla quando i buoi se ne sono andati" è proprio del nostro costume, è tipicamente Italiano.
D'altro canto, evitare di comprendere le cause della crisi, esime tutti: semplici cittadini, politici, categorie varie di lavoratori, dipendenti o indipendenti, ed i gruppi di categoria di appartenenza, dal valutare le singole responsabilità nell'insorgere della crisi stessa.
Così com'è certamente più facile indicare un colpevole che, nella fattispecie, è il sistema finanziario senza regole: in particolare quello statunitense.
Non ho ancora sentito alcuna voce della politica, della finanza o della cultura, levarsi a denunciare lo stesso sistema di sviluppo, fondato sul profitto generato dal consumismo, come promotore della sua attuale crisi.
Eppure tutti abbiamo sotto gli occhi, quotidianamente, lo sfascio progressivo che tale sistema ha innescato, e che, inducendoci a soddisfare bisogni inventati, in una corsa inarrestabile verso il raggiungimento di un falso benessere, ha distolto la nostra attenzione dall'eticità dei metodi adottati per il raggiungimento di quel "benessere".
Per ottenere il profitto economico più elevato siamo pronti a glissare su qualunque principio morale e su qualunque valore umano. Siamo pronti a vendere, o svendere addirittura, la nostra professionalità, ad inchinarci ai potenti, a sopraffare presunti avversari, pur di ottenere un beneficio economico maggiore.
Prevale quindi l'arrivismo a qualsiasi prezzo, l'indebolimento del rispetto delle regole o addirittura la spinta alla loro eliminazione.
Siamo tutti indaffarati in un gioco del quale non ricordiamo più le regole e che si rivela per essere un vero e proprio gioco al massacro.
Credo che in questo stia la causa dell'attuale crisi: che non può essere quindi, e non lo è, solamente una crisi economica, bensì una crisi di identità personale, ancor prima che una crisi sociale e dei valori sui quali la società si fonda.
Ciascuno dovrebbe guardare a se stesso, ai propri comportamenti, personali o della categoria professionale in cui è inserito, valutare gli errori, le incomprensioni in merito al proprio ruolo sociale; rimediare a tali errori riconsiderando quel ruolo che dovrebbe essere indirizzato al raggiungimento del benessere fisico, culturale e spirituale proprio e di tutta la società, nel rispetto della natura e delle risorse ambientali come patrimonio comune da salvaguardare per la stessa sopravvivenza dell'uomo e delle altre specie viventi.
Questa crisi può diventare una grande opportunità per chi intende rivedere i propri comportamenti ed i propri obiettivi personali, e di categoria, nella consapevolezza che il benessere individuale non può essere disgiunto dal benessere collettivo e dell'ambiente in cui viviamo.
Sarebbe opportuno che noi architetti, o progettisti più in generale, nella comprensione e condivisione dell'importante ruolo che la nostra professione riveste, in ambito sociale, ci ritrovassimo per riscoprire i principi della professione stessa, i suoi valori educativi, gli scopi; che ridiventassimo padroni del nostro destino, non più asserviti ad interessi economici speculativi o di potere, per ritrovare la nostra dignità umana, ancor prima di quella professionale, rivendicando il rispetto e le responsabilità del nostro stesso ruolo.