Il capo di gabinetto del sindaco Tosi in pole per la guida del Bacanal del Gnoco. Il giudice ordina ad Agec di reintegrare Ta-ta-tartaglia. Arrestati tre dirigenti dell'Usl 20. C'è anche l'ex capo dell'Antidroga.
È quanto potrebbe divenire realtà nelle prossime settimane, quando si deciderà il successore di Luigi D'Agostino, a capo dell'istituzione che organizza il Carnevale veronese. Che non si tratti di una transizione facile lo si era intuito fin dalle origini: "Ginetto" si è dimesso lo scorso ottobre e di acqua ormai ne è passata sotto i ponti. A porta San Zeno, dove ha sede il comitato carnevalesco, si era deciso di rimandare tutto dopo l'edizione 2016. Trascorsi festeggiamenti e sfilate, trascorsa anche la Quaresima, sabato ci sarà il primo incontro.Ma c'è un'ipotesi in particolare che circola con molta più insistenza delle altre. È quella che vedrebbe come futuro presidente del Bacanal Alberto Marchesini, capo di Gabinetto del sindaco Flavio Tosi. Un volto ben noto in città, sua l'organizzazione del cerimoniale di Palazzo Barbieri.
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Annullato il licenziamento dall'Agec dell'ex direttore generale Sandro Tartaglia. La notizia della decisione con cui il giudice del Lavoro Michele Benini ha chiuso (salvo eventuali ricorsi) il contenzioso civile in atto da mesi tra l'ex dg e l'azienda di via Noris, è arrivata a Palazzo Diamanti giovedì alle 12. E ha subito lasciato il segno.
"No comment" ieri dall'attuale dg Maria Cristina Motta, il cui ruolo non dovrebbe comunque correre alcun rischio visto che era stato lo stesso Tartaglia a rassegnare le dimissioni dalla carica di dg. Ora, la prossima mossa spetta proprio a Tartaglia: deciderà o meno di ripresentarsi negli uffici di via Noris?
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Tre dirigenti dell'Usl 20 di Verona sono stati arrestati dalla Gdf con l'accusa di turbativa d'asta e tentata concussione. Secondo quanto si è appreso, tra gli arrestati c'è anche Giovanni Serpelloni, già a capo del Dipartimento Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per tutti e tre è stata disposta la misura dei domiciliari.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, gli indagati avrebbero preteso illegittimamente dalla società assegnataria dell'assistenza e manutenzione del software, prima una percentuale sulle somme incassate e successivamente, a nome dell'Ulss 20, ma all'insaputa della Direzione Generale, la somma di 100mila euro a titolo risarcitorio minacciando la revoca dell'incarico.
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