Il pianeta sta precipitando verso condizioni climatiche disastrose, le notizie che arrivano dai quattro punti cardinali sono sempre più allarmanti. Eppure nessuno sembra preoccuparsi più di tanto, anzi tutti pretendiamo di avere (e quindi di consumare) ogni giorno di più. Gli economisti parlano solo di sviluppo, crescita, progresso; i politici si giocano la carriera per un punto di pil e noi, cittadini dei paesi sviluppati, non siamo disposti a rinunciare a niente.
Nell'ultimo anno è aumentata di quasi il 30% secondo quanto riferito dalle autorità. A essere colpita è soprattutto l'Amazzonia, la maggiore foresta pluviale al mondo, il grande "polmone" della Terra.
Lo Space Research Institute brasiliano afferma che tra agosto 2015 e luglio 2016 sono stati distrutti quasi 8 mila chilometri quadrati di foresta da taglialegna, agricoltori e allevatori. Si tratta di un'area grande 135 volte Manhattan o pari alle superfici dei due Stati americani Connecticut e Delaweare messi insieme. Nello stesso periodo di un anno prima era andata distrutta una superficie di poco più di 6 mila chilometri quadrati.
Il dato è ancora più allarmante considerando che l'istituto non tiene conto della perdita di alberi dovuta agli incendi ma considera ‘deforestazione' la distruzione della foresta primaria provocata dall'industria del legname e dallo sfruttamento del terreno per altri scopi, come appunto le coltivazioni o gli allevamenti di bestiame.
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Un nuovo studio conferma che le più alte temperature dell'acqua hanno devastato almeno un terzo della Grande Barriera Corallina, parte del patrimonio mondiale Unesco, che si estende per 2300 km al largo della costa nordest dell'Australia. E hanno causato il peggiore sbiancamento dei coralli mai registrato dagli scienziati.
Ricercatori della James Cook University in Townsville, dopo aver completato una vasta ricognizione subacquea, stimano che la copertura corallina sia morta per il 67% negli ultimi otto-nove mesi lungo un tratto di 700 km, a nord di Port Douglas.
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Clima globale, l'anno in corso sta per battere il record di caldo. "Tutte le indicazioni sono che il 2016 sarà l'anno più caldo della storia, sopra il primato stabilito nel 2015". Questo emerge da una dichiarazione rilasciata a margine della Conferenza Onu sul clima (COP22) . La temperatura globale è salita di 1,2 gradi rispetto alla media dell'era pre-industriale.
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CNN mostra con un video quanto ghiaccio è sparito dal Mar Glaciale Artico fra il 1984 e il 2016.
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Lo studio pubblicato sulla rivista Science ha rivelato che senza un taglio della CO2 l'Oceano Artico potrebbe essere libero dai ghiacci in estate già prima del 2050. Per ogni tonnellata di CO2 emessa si perdono tre metri quadrati di ghiaccio marino, spiegano gli scienziati, di conseguenza l'Artico sarà privo di ghiaccio marino in estate quando verranno immessi in atmosfera altri mille miliardi di tonnellate di CO2.
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E se salta tutto? Ovvero, niente più accordo di Parigi, il livello dell'anidride carbonica che sale inesorabile, centrali elettriche a carbone, perché costa meno, niente più politiche di controllo ambientale? Allora la temperatura potrebbe salire fino a 4 gradi. A Roma l'acqua arriverebbe a lambire Trastevere, di Venezia si vedrebbe poco più di piazza San Marco, di Bari solo la città vecchia. E va ancora bene, visto che il livello globale degli oceani si è alzato in media di 9 metri: New Orleans e mezza Louisiana non ci sono più e tutta Londra a sud del Tamigi è sott'acqua.
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