Google è l'azienda simbolo del nuovo ordine economico, un potere aggressivo e invasivo, che si fa un baffo di leggi e Stati nazionali. E che si presenta con un'immagine amichevole e ggiovane. Qualcuno lo chiama il 'capitalismo della sorveglianza'.
La figura qui sopra mostra la classifica delle prime otto aziende del mondo per market cap, ovvero per valore del capitale azionario. Questa classifica mostra molto del sistema economico che attualmente domina il mondo.
Su otto aziende, sette sono del comparto tecnologico/web, e solo una (la Berkshire Hataway di Warren Buffett) fa parte del settore della finanza, solitaria al quinto posto, con una capitalizzazione dimezzata rispetto alle società che la precedono. Questo significa che non solo Wall Street non è riuscita a papparsi Silicon Valley, ma che è avventuto invece il contrario.
La sociologa statunitense Shoshana Zuboff, nel suo libro "Il capitalismo della sorveglianza", traccia con precisione i tratti di questa nuova, formidabile macchina da soldi. Un’architettura di sorveglianza, ubiqua e sempre all’erta, che analizza e indirizza il nostro comportamento per fare gli interessi di questi colossi. Un potere enorme che sfida la democrazia e la libertà.
Shoshana commette l'ingenuità (o la colpevole malizia) di assolvere Apple da questo esercizio di dominio. Ma, a parte questo, il suo è uno spaccato illuminante di come la Bestia sia riuscita, gradualmente, a prendere in mano il nostro destino
Anche una specifica geografia appare chiaramente delineata dalla classifica: di queste otto aziende, sei sono statunitensi, e due cinesi: Alibaba (l'Amazon cinese) e Tencent (la Google cinese). Altri continenti non pervenuti. La prima azienda europea (Royal Dutch Shell) si trova al 19° posto..
Delle corporation tecnologiche, quelle che occupano sei delle prime 7 posizioni, quelle che occupano le prime quattro posizioni con valori di capitale attorno ai mille miliardi di dollari ($ 1.000.000.000.000), Alphabet, ovvero Google, è la più insidiosa e pericolosa.
Lo è per una serie di motivi: ha scardinato interi settori economici, dando gratuitamente servizi che, fino al giorno prima, erano a pagamento. Servizi che sono i migliori nel loro campo, in assoluto: il miglior motore di ricerca, il miglior servizio di storage e condivisione in cloud, il miglior servizio di posta elettronica. E potremmo continuare per pagine e pagine.
Ma, soprattutto, lo fa con una sfacciataggine che di solito solo chi ha la coscienza pulita può permettersi. Diciamoci la verità: il pericolo maggiore di Google è proprio la sua immagine amichevole, da efficientissimo amico che ti dà una mano. Gli slogan che hanno fatto circolare sono il simbolo di questa mistificazione: Don't be evil (non essere malvagio), I feel lucky (mi sento fortunato), Google's your best friend (Google è il tuo migliore amico).
Ovviamente, si tratta di una posa. Perché è chiaro: se una società regala i suoi prodotti, e contemporaneamente distribuisce ai suoi proprietari utili faraonici, evidentemente gatta ci cova. Come fa? Semplice: ha un'attività di profilazione avanzatissima, cioè è in grado di catturare i nostri dati e farne strumento di previsione e persuasione. Detto in altre parole, ci succhia l'anima (vedi L'arma finale).
Google tiene traccia di tutte le nostre ricerche, e, grazie ad Android, il suo sistema operativo preinstallato nell'80 e passa per cento degli smartphone, traccia pure i nostri spostamenti, che lo vogliamo o no (a meno che non cracchiamo lo smartphone, vedi L'arma finale 2: come ci possiamo difendere).
E come è possibile quella che appare come la più colossale violazione della privacy della storia? Per usare questi software dobbiamo pre-accettare i ToS (Term of Service, i Termini del Servizio) che nessuno legge mai, ma che indicano precisamente, nello loro tante pagine scritte in "avvocatese", che tutto quello che faremo sarà a disposizione di Google, che si riserva di farne ciò che vuole, "al fine di migliorare il servizio," ovviamente
Attraverso i ToS, Gmail e tutti i servizi collegati ammettono spudoratamente di leggere la posta elettronica, allegati compresi, e tutti i documenti che salviamo nel cloud. Volenti o nolenti, usando questi servizi, condividiamo con il server della Bestia tutte le informazioni sui contenuti, le condivisioni e le modalità d'uso che ne stiamo facendo..
D'accordo, qualcuno obietterà, ognuno fa come vuole, e può accettare o meno i ToS, e farsi spiare da Google. Sono affari suoi. Purtroppo, non è così: grazie ai ToS, Google legge, per fini di profilazione, non solo le vostre mail, ma anche quelle dei vostri interlocutori.
Anch'io, che mi sottraggo a Google, non uso la sua orrenda gmail, non uso il suo orrendo Drive, non posso sottrarmi dal mandare qualche mail a quelli che hanno un indirizzo gmail, anche perché sono la quasi totalità della popolazione mondiale. In questo modo, volente o nolente, ho una cartella a mio nome, con tutti i dati che sono riusciti a raccogliere, nei poderosi archivi di BigG.
L'insorgenza di questi poteri rappresenta una debacle totale della politica, che non riesce nemmeno a far pagare loro le tasse, nonostante gli utili da capogiro che queste generano in tutti i paesi del mondo. Ma soprattutto, gli Stati nazionali non riescono a tutelare la privacy dei propri cittadini, visto che aziende come Google traggono il loro potere e il loro denaro dalla più palese e clamorosa violazione della riservatezza che si sia mai vista.
Con la ridicola GDPR, la direttiva che dovrebbe tutelare la privacy dei cittadini europei, l'UE ha cercato maldestramente di rimediare al buco di potere creatosi. Una mossa tardiva e inefficace.
Tardiva, perché è arrivata a chiudere le porte della stalla dopo che tutti i buoi erano fuggiti, ma soprattutto inefficace nei confronti delle corporation che compongono la Bestia, ben protette dagli avvocati di cui sopra, e dalle leggi delle loro rispettive nazioni (USA e Cina). La GDPR si limita sostanzialmente a imporre ai pesci piccoli dell'acquario, vale a dire le piccole e medie aziende europee, una serie di inutili e gravosi appesantimenti burocratici.
La politica, dunque, ha fallito nel proteggere i cittadini dalla Bestia. Forse è proprio per questo motivo che la giunta regionale veneta, presieduta da Luca Zaia, ha pensato di allearsi con quello che, a logica, dovrebbe essere il suo peggiore avversario. Ma questa è già un'altra storia.