Chi ha detto che protestare non serve a nulla e che i comitati di cittadini generano soltanto confusione?

Nella recente decisione dell'Unione europea di dare corso alle multe contro l'Italia e le regioni del Nord, Veneto compreso, per il maxi inquinamento dell'aria, un ruolo non piccolo l'hanno avuto proprio comitati ed associazioni, che da anni inviano a Bruxelles denunce, reclami, segnalazioni sui continui superamenti dei limiti di concentrazione di inquinanti nell'aria nelle nostre città.

Il comitato Insieme per Borgo Roma-Beghelli, di cui Sergio Mantovani è il portavoce, ha inviato, a partire dal 2005, quattro grossi ricorsi, collezionando un fitto carteggio con la Commissione europea per l'Ambiente e ottenendo un'audizione con il presidente della commissione stessa.

Da tempo l'Ue aveva aperto nei confronti dell'Italia e di 17 regioni italiane tra cui Piemonte, Lombardia e Veneto una procedura d'infrazione per superamento delle concentrazione di Pm10 nell'aria (arcinote polveri sottili): è noto da anni che, mentre la direttiva europea prescrive che non si debba superare per più di 35 giorni all'anno il limite di 50 microgrammi di Pm10 per metro cubo d'aria, città come Verona, Milano o Torino bruciano questa soglia già entro febbraio, arrivando alla fine dell'anno con centinaia di giornate fuori-legge.

Nell'estate 2008 l'Ue aveva concesso una proroga ma ora, di fronte all'inefficacia dei vari piani di risanamento dell'aria approvati (quello della Regione Veneto è stato bocciato nell'ottobre 2009) ha deciso di passare alle vie di fatto, ritirando le proroghe e chiudendo l'istruttoria: ora le regioni fuori legge avranno poco più di due mesi di tempo per cercare un salvataggio in extremis, dopo di che se la dovranno vedere con la Corte di Giustizia. E fioccheranno le multe: "L'inquinamento atmosferico continua a causare ogni anno più di 350.000 morti premature in Europa. –  ha ammonito recentemente il Commissario UE per l'ambiente Janez Potočnik – In Italia sono ancora troppi i luoghi dove,  per ogni 10.000 abitanti, più di 15 persone muoiono prematuramente solo a causa del particolato. Gli Stati membri devono continuare a prendere sul serio le norme europee di qualità dell'aria e adottare i provvedimenti necessari per ridurre le emissioni". 

Per anni maglia nera come città più inquinata, Verona è uno di questi luoghi di cui parla il Commissario europeo. E le denunce partite dal comitato di Borgo Roma hanno contribuito a renderlo ben presente a tutti: "Siamo partiti nel 2005 con una denuncia contro  il verde pubblico sottratto a Verona Sud" ricorda Manotvani. Spulciandosi tutti i dati ufficiali del Comune, i membri del comitato documentarono che, rispetto agli standard urbanistici, nei quartieri di Borgo Roma, Golosine e Cadidavid mancavano ben 700 mila metri quadri di verde pubblico e 90 mila metri quadri di parcheggi.

La Commissione rispose e prese nota. Nel 2006 fu poi la volta del ricorso contro la Variante Gabrielli e il Pat (Piano di assetto territoriale della città). L'obbiettivo erano i quattro milioni di metri cubi di edificazioni previsti nell'ambito della riqualificazione della Zai storica, ai confini con Borgo Roma e Golosine, che secondo i comitati avrebbero reso insostenibile il carico viario e automobilistico dell'intera area.

La cosa più sorprendente è che, mentre i comitati in genere faticano a farsi ricevere dal proprio sindaco, nel 2006 il commissario europeo all'Ambiente chiamò il comitato in audizione per fargli esporre il loro caso.

Nel 2009 cambia la giunta ma i ricorsi non si fermano. A luglio è la volta di quello contro il Sistema delle tangenziali Venete e contro la riqualificazione del complesso delle Ex Cartiere, che secondo il comitato si inserisce nella medesima logica della Variante Gabrielli. Il sistema delle tangenziali prevede invece il raddoppio dell'autostrada A4 nel tratto compreso tra Peschiera e Padova. Il comitato la chiama la terza autostrada di Verona Sud, dal momento che già due (la A4 e la A22) lambiscono i quartieri. Anche qui si studia per intero il gigantesco incartamento (oltre 200 file soltanto di allegati!) scegliendo i dati più significativi.

L'ultimo ricorso, depositato il 3 maggio scorso, riguarda il potenziale nocivo dell'inceneritore di Cà del Bue, in termini di emissioni di diossina e di particolato: "Il giorno seguente il ricorso era già stato protocollato" precisa Mantovani a sottolineare l'efficienza delle istituzioni europee.

Lo scopo di tutto questo lavoro è dimostrare che le politiche infrastrutturali e di mobilità adottate dai vari enti locali (Regione, Provincia o Comune) sul territorio vanno nella direzione diametralmente opposta rispetto alla riduzione degli inquinanti richiesta dall'Ue. Di più, una volta ottenuta la condanna della Regione dall'alta Corte Europea, secondo Mantovani si aprirà ai cittadini che si ammalano di inquinamento la possibilità di citare in giudizio, nei tribunali italiani, i responsabili politici e amministrativi dei relativi procedimenti, ottenendo condanne penali e risarcimenti civili.

Una strategia dura, quasi spietata, nata dall'esasperazione di vivere in quartieri soffocati dal traffico.

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