Alla scoperta di fiori rari.
Ci sono cose che col tempo diventano delle vere e proprie ossessioni. Un po' come quando, al passaggio di una bella donna, un pezzetto di noi le corre dietro e ci si trova costretti a seguirla, almeno per tentare di recuperare quel qualcosa di nostro che lei si sta portando via.Può succedere anche con i fiori. Capita di vedere sui libri delle immagini di fiori particolarmente belli e poi di andare a cercarli per anni dove si presume possano fiorire. E' sempre una grande emozione scoprirli, qualcosa di molto simile alla felicità che si prova quando si scopre di essere corrisposti dalla donna amata.
Ma non sempre le donne e i fiori si fanno trovare.
La Fritillaria la si trova fotografata su tutti gli opuscoli, i libretti, i testi e i trattati di fiori di montagna, e però, a cercarla, non la si trova mai.
Una specie di "isola che non c' è", un' illusione, un' allucinazione, si comincia a pensare.
Assomiglia ad un tulipano, ma è mille volte più bella, con dei petali disegnati a scacchi che alternano un giallo chiaro e un vino porpora.
Già prima c' erano state ricerche difficili. La Scarpetta della Madonna (Cypripedium calceolus) si era fatta desiderare parecchio, ma alla fine si era fatta trovare in compagnia così bella e numerosa da far dimenticare di colpo tutti i chilometri e la fatica spesi per cercarla.
Dopo aver letto i sacri testi, dal Bianchini al Dalla Fior, dopo aver battuto inutilmente tutti i siti in cui erano stati segnalati dei ritrovamenti, dal Baldo al Tombea, quando ormai la speranza cominciava a vacillare, arrivò dal web una buona traccia.
Dal web e da mesi di ricerche prima su internet e poi col telefono.
Fino alla fatidica chiamata dell' amico botanico bergamasco: "Venite su domenica, stanno già fiorendo".
Così, a fine maggio di qualche anno fa, dopo aver superato il Lago d' Iseo e Boario e dopo aver imboccato la SS 294, abbiamo raggiunto Vilmaggiore e poi Vilminore e infine Pianezza, in Val di Scalve.
Alla sera, già attorno al rifugio si potevano vedere alcuni esemplari, ma eravamo troppo bassi ed erano ormai sfatti.
Il mattino seguente, dopo una camminata di un paio d' ore in mezzo ad una natura incontaminata, finalmente sui prati si fecero vedere le forme e i colori a lungo desiati.
E non due o tre esemplari, ma centinaia di esemplari di Fritillaria tubaeformis.
Un delirio per gli occhi e anche per il cuore, proprio come quando, dopo aver perso completamente la speranza, ci si ritrova davanti sorridente ed accogliente la donna che si era portata via un pezzetto del nostro cuore.
NOTE BOTANICHE
Fritillaria tubaeformis, Liliaceae.
IL fritillus, in latino, era il barattolo dei dadi, di lì il curioso nome. Ne esistono un paio di varietà endemiche: Fritillaria meleagris e Fritillaria tubaeformis. Il Prosser segnala un ritrovamento della Fritillaria orientalis, molto simile alla tubaeformis, sul Baldo, in località Colièl, sotto Spiazzi.
La Fritillaria imperialis, pianta maestosa coltivata negli orti montani, proviene dall' oriente, ma era coltivata in Europa già nel '500.