I nostri eroi in diretta da Palermo a Teano alla riconquista dell'unità d'Italia.
Usciamo da Palermo cercando di sfuggire il traffico nelle stradine sulla costa, e ci sono d'aiuto, complice la giornata di sabato, molti ciclisti sportivi gentilissimi e curiosi. Passiamo davanti alla Fiat di Termini Imerese, 1800 posti di lavoro a rischio, collocata direttamente sul mare, inserita in una Z.I. molto vasta ma triste e trascurata. Se ha un senso l'aspetto dell'ambiente intorno, Marchionne non investirà qui. Sosta quindi nella splendida Cefalù, e poi la tappa più lunga, sempre bordeggiando su e giù per la impervia litoranea, fino a S. Giorgio di Gioiosa Marea, arrampicandoci sulla montagna per una strada impossibile, unica via per superare una frana che blocca il paese da quel lato da circa due anni! Qualche scritta di protesta sui muri, ma non abbiamo avuto sentore di ribellioni della popolazione, né di interventi della Protezione Civile. Siamo poi a Tindari, una perla su uno sperone sul mare di fronte alle Eolie, e a Milazzo. La battaglia di Milazzo si è combattuta tra il 17 e il 24 luglio 1860 con la partecipazione di circa 10.000 uomini di cui 6000 garibaldini. Lo scontro decisivo si accende il 20 luglio alle 6.30 di mattino nella piana che offre accesso alla piccola penisola dove sorge Milazzo. I garibaldini in un primo momento vengono respinti e i combattimenti sono cruenti con i due comandanti supremi ambedue in prima linea. Importante anche il contributo di una corvetta borbonica passata con Garibaldi e che martella incessantemente dal mare i borbonici. Il 21 viene firmato il patto per l'evacuazione delle truppe napoletane che entro il 25 si imbarcano tutte per Napoli. Il contingente garibaldino paga la conquista di Milazzo con 650 tra morti, feriti e dispersi. Le truppe borboniche ne conteranno "solo" 156. Raggiunta Messina traghettiamo a Villa S. Giovanni per scalare la "cima Coppi", ai 1300 metri di Gambarie in Aspromonte, fino poi al monumento al Garibaldi ferito ad una gamba nel 1862; paesaggi splendidi, olivi secolari, boschi di faggi fittissimi, grande fatica. Il 25 agosto 1862, due anni dopo la spedizione dei Mille, Garibaldi sbarca in Calabria con 3000 volontari, per tentare la conquista di Roma ma viene bombardato da una corazzata e le avanguardie prese a fucilate dalle truppe governative. Devia quindi verso l'Aspromonte dove la sera del 28 agosto raggiunge una posizione ben difendibile ma con l'ordine di non sparare. Il 29 vi sono però delle scaramucce con spari dalle due parti e il generale riceve due palle di carabina, all'anca sinistra e al malleolo destro. Garibaldi viene tratto in arresto e con lui 1909 volontari. Alcuni bersaglieri che avevano lasciato le loro posizioni per raggiungere i garibaldini vennero in seguito arrestati e fucilati. Il suo ferimento ebbe enorme risonanza: a Londra, ad esempio, ci fu una manifestazione di solidarietà con 100.000 partecipanti. La famosa canzoncina "Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba..." rimane popolare da quel 1862. Riguadagnata la costa raggiungiamo Sapri, storicamente famosa per la spedizione di Pisacane, antecedente l'impresa garibaldina. Nel giugno 1857 Carlo Pisacane si impadronisce con 22 compagni di un piroscafo diretto a Tunisi, si ferma a Ponza dove facilmente libera 323 detenuti che aggrega quasi tutti alla spedizione. La sera del 28 giugno i "300 giovani e forti" sbarcano a Sapri dove non trovano ad attenderli le masse rivoltose che si aspettavano; vengono assaliti dalla popolazione e il 1° luglio 25 di essi sono circondati e massacrati dai contadini e gli altri consegnati ai gendarmi. Pisacane con qualche altro riesce a fuggire ma viene ancora aggredito dalla popolazione. In 83 periscono, Pisacane si suicida. Si pedala ora lungo le bellissime spisagge di Marina di Camerota, Palinuro, Agropoli; passiamo quindi davanti alla zona archeologica di Paestum e da Salerno, per difficoltà legate alla viabilità veramente impossibile per i ciclisti, raggiungiamo Caserta in treno, quindi Capua e il Volturno, fiume attorno al quale ebbero luogo alcune battaglie tra i volontari garibaldini e le truppe borboniche. Qui Garibaldi arrestò l'offensiva dell'esercito borbonico costringendolo a ritirarsi a Gaeta dove sarà definitivamente sconfitto dai piemontesi. La battaglia principale si svolse il 1° ottobre a sud del fiume e vi furono impegnati circa 24.000 garibaldini e 25.000 borbonici. Il fronte era assai esteso, circa 20 km. Le perdite furono tra i garibaldini di 306 morti, 1328 feriti e 389 prigionieri e tra i borbonici 308 morti, 820 feriti e 2160 prigionieri.Non ci resta ora che pedalare verso Teano accompagnati dal gentilissino ciclista Marcello affascinato dalla nostra spedizione. Il 26 ottobre 1860 presso Teano, al bivio di Taverna Catena avviene il famoso incontro tra Garibaldi ed il re Vittorio Emanuele II. In disparte avvenne un colloquio tra i due che poi cavalcarono vicini uno all'altro per dividersi infine prima ancora di Teano. Qui finisce la spedizione dei Mille, ma non il nostro tour ciclistico alla ricerca dell'unità d'Italia.