"Lo faccio io".Verona-In intervista il re dei sondaggisti italiani Renato Mannheimer.





 

 

 

 

 

 

 



Renato Mannheimer è oggi il leader indiscusso dei sondaggi in Italia, oltre ad essere un volto noto al grande pubblico grazie alle numerose partecipazioni a trasmissioni televisive di punta (basti citare, tra queste, la presenza fissa a Porta a Porta).

Nella fitta agenda di appuntamenti, ha accettato di rilasciare alcune dichiarazioni a Verona In sul tema delle consultazioni popolari (imminenti o remote, vere o verosimili ancora bene non si sa) che avranno come tema, nella nostra città, il progetto di traforo sotto le Torricelle.

– Professor Mannheimer, un gruppo di cittadini veronesi ha chiesto all'amministrazione comunale di indire un referendum per dare modo all'intera cittadinanza di esprimersi su questo tema; il sindaco ha risposto ipotizzando, invece, lo svolgimento di un sondaggio. Può dirci qual è il rapporto e il diverso grado di attendibilità tra questi due strumenti?

"La differenza tra il referendum e il sondaggio è che, paradossalmente, il sondaggio è più preciso. Mi spiego: nel referendum vota chi vuole, non tutti i cittadini partecipano. Pertanto, il risultato finale è molto influenzato da chi va e da quanti vanno a votare. Basti pensare che molto spesso, specialmente in occasione delle più recenti consultazioni referendarie, non si è nemmeno raggiunto il numero minimo di partecipanti al voto.

Oppure, può verificarsi il caso che solo i cittadini che la pensano in un certo modo si rechino alla urne. Così, per esempio, anche se va a votare il 55% o il 60% degli aventi diritto, resta comunque una larga parte della popolazione di cui non si conosce l'opinione.

Il sondaggio, per così dire, "costringe" invece alla risposta: se è fatto come si deve, cioè su un campione effettivamente rappresentativo, allora si riesce ad avere un quadro attendibile dell'opinione dell'intera popolazione".

– Anche se, proprio nei giorni scorsi, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha affermato che non si governa a colpi di sondaggi..

"Quello però è un altro discorso, si tratta di un ragionamento politico. Se lei chiede ora, ad esempio, se è giusta la pena di morte per gli immigrati che commettono uno stupro, troverà che la maggioranza della gente risponde affermativamente. Non è detto che per questo si debba introdurre la pena di morte.

Quello che Fini voleva dire, a mio avviso correttamente, è che la decisione politica non deve essere legata in modo indissolubile ai sondaggi. Ma di per sé, un sondaggio è in grado esprimere la volontà popolare: poi, mica sempre bisogna seguirla".

– Quali sono i presupposti per l'attendibilità di un sondaggio?

"Essenzialmente due: il campione rappresentativo, che viene individuato grazie a tecniche scientifiche ben note ai professionisti del settore, e la precisione dei quesiti.

Per rendere più chiaro questo secondo punto, è ovvio che vi è una bella differenza se io domando "siete favorevoli al traforo?", o se formulo la richiesta come "siete favorevoli alla realizzazione di un'opera che comporterà gravi danni alla salute dei cittadini?" (o, per converso, "di un intervento che ridurrà notevolmente il problema del traffico?"). Insomma, è chiaro che un sondaggio può essere "pilotato" attraverso la formulazione delle domande, ed è invece tanto più attendibile quanto più il quesito è neutro, oggettivo: questo sta, ovviamente, nella serietà e nella professionalità di chi lo svolge".

– Anche in presenza di queste garanzie di correttezza e imparzialità, l'esito di un sondaggio è poi comunque affidato a chi l'ha commissionato.

"Certamente, ed è del tutto legittimo. E' un po' come se io decidessi di farmi fare una foto: chiamo il fotografo, che farà il suo lavoro, poi svilupperà l'immagine, quindi me la consegnerà. La foto, in ogni caso, è di mia proprietà, e deciderò io se voglio pubblicarla o meno.

È altrettanto palese, poi, che io non posso divulgare un'altra immagine, falsa, al posto di quella che è stata scattata, perché questo vuol dire mentire, ma qui entriamo in un altro campo: non esiste nessuno che commissioni un sondaggio e poi renda noti risultati diversi da quelli che sono emersi. Al limite, come dicevo prima, decide di non renderli noti, ed è nel suo pieno diritto operare così".

– Il classico sondaggio di opinione, sia pure nella sua formula più oggettiva e attendibile, rischia però di essere superato da una nuova modalità di consultazione popolare, il cosiddetto "sondaggio informato". Se ne è parlato anche a Verona in queste settimane, proprio in merito alla "questione traforo". Ci può dire di cosa si tratta, e quali vantaggi comporta?

"Partiamo da un presupposto: qual è il problema che si cerca di superare con il sondaggio informato? Provo a spiegarlo ricorrendo a un esempio: energia nucleare. Se lei pone un interrogativo, ora, su questo tema troverà che metà della popolazione dice di sì, l'altra metà dice di no. Però la gente, allo stato attuale, dà una risposta molto emotiva, poco o nulla basata su conoscenze specifiche dell'argomento.

Allora, alcuni esperti in materia di sondaggi hanno elaborato una nuova modalità di indagine, che si svolge in questo modo: viene estratto il solito campione rappresentativo, che viene non solo interpellato, bensì convocato per un'intera giornata, nel corso della quale si alternano interventi pro e contro l'argomento oggetto del quesito. Al termine, ciascuno esprime il proprio giudizio con il voto.

Si è rilevato, ed è un dato di cui tenere conto, che alcune persone, al termine della giornata cambiano idea rispetto a quella che avevano inizialmente. Si desume pertanto che, con questo modo di procedere, le risposte sono più "informate" e il cittadino vota con maggiore cognizione di causa".

– Tutto questo applicato a Verona..

"A Verona penso che si potrebbero spiegare bene i pro e contro del traforo ad un campione rappresentativo, e poi raccogliere questa volontà popolare divenuta più consapevole. Sia ben chiaro, non è detto che tutta questa procedura sia assolutamente indispensabile, perché magari i cittadini veronesi sono già sufficientemente informati".

– Proprio a tale riguardo, c'è da tenere in debito conto da chi proviene questa informazione: in questo tipo di sondaggio, pare di capire, è cruciale definire a chi compete scegliere gli esperti che illustrano i pro e i contro del traforo, sempre per evitare il rischio del sondaggio pilotato.

"Ovviamente:  avendo seguito qualche realizzazione pratica di sondaggio informato, posso dire che la cosa migliore è che i relatori vengano individuati di comune accordo tra chi si oppone e chi promuove l'opera, e che comunque venga garantita pari dignità e possibilità di esporre le problematiche in campo. Questa, peraltro, è la prassi seguita generalmente da tutte le società che realizzano questo tipo di consultazioni".

– Come varia, dal punto di vista numerico, l'entità del campione rappresentativo nel caso di un sondaggio normale e nella modalità di sondaggio informato? Ad esempio, in una realtà come la città di Verona che ha circa 260.000 abitanti.

"Per la prima tipologia, tra le 800 e le 1.000 persone contattate sono più che sufficienti, mentre per il sondaggio informato si può scendere a 200. Si tenga conto, però, che è molto più complicato trovare persone disposte a passare un'intera giornata ad ascoltare e poi votare, rispetto al semplice quesito che può essere posto – ad esempio – con un contatto telefonico".

– E i costi del sondaggio informato?

"Sono elevati. Enormemente più cospicui, per essere chiari, di quelli relativi a un classico sondaggio. Basti pensare a cosa significa mobilitare qualche centinaio di persone, farle stare un giorno intero ad ascoltare gli esperti, quindi mettere in moto un'intera struttura organizzativa. Niente a che vedere con la raccolta di opinioni che si può effettuare telefonando alla gente a casa, dove l'unico costo è, alla fine, quello della chiamata.

Insomma, bisognerebbe decidere chi si accolla l'onere di una procedura così sofisticata".

– E questo ci riporta alla questione del committente e dell'utilizzo dei dati, di cui parlavamo prima. Ipotizzando, tuttavia, che si trovi questo finanziatore (la stessa amministrazione comunale, o altro ente terzo) a suo giudizio, nel caso del traforo delle Torricelle, il sondaggio informato potrebbe costituire una valida alternativa sia al sondaggio classico, sia al referendum?

"Non metterei la questione in termini di alternativa. Il mio suggerimento, nel caso specifico, è quello di fare prima di tutto un sondaggio classico, che tra l'altro è veloce da realizzare, e poi procedere con un sondaggio informato. Anzi, ora che ne abbiamo parlato mi sa che uno di questi giorni lo proporrò io stesso al sindaco Tosi".

di Michele Domaschio

Corrispondente da Roma per www.verona-in.it

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