Dipendenza dal lavoro, dal denaro, dall'automobile, dalla tecnologia digitale: siamo forse la prima generazione che vedrà il crollo del capitalismo, ma non abbiamo motivo di stare allegri.

Attenzione: articolo ad alto tasso di sfiga. I superstiziosi sono pregati di passare oltre o di munirsi di amuleti ed effettuare gli appositi scongiuri.

I segni della crisi del sistema sociale dominante, quelli che alcuni nostalgici si ostinano a chiamare capitalismo, sono visibili anche ai ciechi.

La nostra terra ci sta mostrando, attraverso ferite scoperte, i suoi limiti: eccesso di CO2 e surriscaldamento, scarsità di risorse essenziali come acqua dolce, fonti fossili di energia, metalli, fosfati, terre rare, ma anche una capacità di rigenerazione dall'inquinamento sempre meno veloce e reattiva.

Ma tutto questo è storia, un'evidenza che ha dissolto anche le fette di prosciutto più grossolane che adornavano gli occhi degli ultimi negazionisti. Ormai non si parla più del se, ma del quando, spostando a seconda delle proprie convenienze politiche, la data della catastrofe.

L'aspetto ironico della faccenda è che, sotto gli occhi attoniti dei suoi sostenitori, stanno crollando proprio i punti di forza del sistema in essere: la prosperità, la democrazia, la sicurezza, l'accesso alla ricchezza, l'american dream, la meritocrazia.

Prima ancora di incontrare il baratro dei limiti del pianeta, il sistema sta implodendo sui suoi stessi limiti: la crisi finanziaria ha creato un debito così imponente da non poter essere sostenuto da multipli cospicui di PIL mondiale, ed esplode trascinando nel suo vortice l'intera economia del pianeta, le cui componenti sono così dipendenti le une dalle altre da non avere scampo.

Questa situazione, abbiamo detto più volte, rappresenta una straordinaria botta di culo: siamo come un autobus (il sistema) lanciato a folle velocità verso un burrone (i limiti del pianeta), che prima di arrivare sull'orlo si sfascia sbuffando, sferragliando e perdendo pezzi. Eppure gli occupanti (noi) sbraitano e si agitano perché bisogna far ripartire il bus, ché non possiamo perdere il fondamentale appuntamento col burrone.

Tra tutti i fieri avversari del capitalismo, siamo probabilmente la prima generazione che ne vedrà il tracollo. E siamo purtroppo anche gli unici che non ne saranno contenti, perché dal crollo saremo spazzati via tutti, magri e grassi, belli e brutti, neoliberisti e keynesiani.

Rispetto ai nostri colleghi bolscevichi, barbuti e sessantottini, soffriamo di una maggiore dipendenza dal sistema contro cui lottiamo: l'interdipendenza ci ha contaminato. Non siamo più capaci di riparare una camera d'aria, una tapparella, una radiolina. Guardiamo una pianta di pomodori con lo stesso sguardo intelligente con cui un bonobo guarderebbe gli ingranaggi di un orologio meccanico.

Per poter campare abbiamo bisogno di denaro e, dunque, di un lavoro. E quelli che siamo costretti a fare (se siamo fortunati) sono strani assai. Lavori inutili se inseriti in contesti di piccole comunità rurali, le uniche che sopravvivranno a qualunque catastrofe.

Per lavorare, procurarci il cibo e sopravvivere abbiamo inoltre bisogno di un'automobile, costantemente rifornita di carburante a basso prezzo. E se si rompe ci deve essere nei paraggi un meccanico specializzato in centraline elettroniche, e un fornito magazzino ricambi.

La dipendenza dalla tecnologia digitale, poi, coinvolge soprattutto noi alternozzi: le nostre efficientissime reti sono raggiungibili solo via mail o cellulare. Se stai leggendo questo articolo hai sicuramente a disposizione (oltre agli amuleti) un PC, un tablet o uno smartphone, qualunque cosa queste parole significhino. Se dovessero bloccare internet, i primi a sparire saremmo noi.

Per questo siamo molto meno propensi dei nostri colleghi bolscevichi, barbuti e sessantottini a parlare della fine del capitalismo, e in fondo speriamo in cuor nostro che sia un po' più in là nel tempo. Ci comportiamo dunque come i negazionisti e le loro spesse fette di prosciutto.

Squilibri

Default!

Yobel!

I giovani e il lavoro

Pianificare la ritirata

Tentazione lira

Mediobanca: fermate gli investimenti

Contenuti correlati

"Made in italy" in Verona
"Made in italy" in Verona Imperdibile, il 13 dicembre ad Asparetto di Cerea, lo spettacolo di Babilonia Teatri. Un teatro oltre gli schemi che sa far ironia del made in italy, prodotto d... 1928 views alice_castellani
Salute e Incenerimento dei Rifiuti
Salute e Incenerimento dei Rifiuti 13 ottobre 2011, ore 20.30-22.30 presso l'Ordine dei Medici, in via Locatelli 1, Verona. Convegno di aggiornamento, organizzato dalla Sezione Provinciale di Ver... 1836 views redazione
Razza di ubriaconi
Razza di ubriaconi I danni sociali dovuti all'abuso di alcol sono superiori a qualsiasi altra calamità sociale. La droga, al confronto, produce danni irrilevanti. Eppure, mentre s... 2394 views Mario Spezia
La Commissione Europea chiede la condanna dell'Italia per l'inquinamen...
La Commissione Europea chiede la condanna dell'Italia per l'inquinamen... I punti principali della richiesta di condanna inoltrata dalla Commissione Europea alla Corte per le gravi inadempienze dell'Italia per i ripetuti superamenti d... 1970 views Mario Spezia
La zattera
La zattera Iscriviti alla newsletter della zattera, riceverai gli aggiornamenti di veramente.org e delle realtà sorelle.Massimo un invio ogni 15 giorni.[newsletter]... 1786 views loretta
Il Cantico dei Cantici
Il Cantico dei Cantici La traduzione di Guido Ceronetti per gli Adelphi, ci restituisce la freschezza e l' immediatezza di una poesia intrisa di amore per la natura, oggi come nel IV ... 2943 views guido_ceronetti
Un traforo voluto da pochi e pagato da tutti.
Un traforo voluto da pochi e pagato da tutti. La democrazia è il luogo in cui le decisioni vengono esposte, discusse e votate. La Lega no!Finalmente la scatola misteriosa è stata aperta: dopo mesi di lavoro... 2565 views donatella_miotto
Giovanni Sollima - WE WERE TREES
Giovanni Sollima - WE WERE TREES Un bellissimo CD del grande violoncellista siciliano con un testo di Patti Smith.Yet Can I HearTree of hopeTree of lifeTree of child playYour branches are armsT... 2977 views Mario Spezia