I cacciatori veneti, grazie al calendario venatorio 2010/2011 della Giunta Zaia, approvato il 29 giugno scorso, potranno cacciare, più o meno legittimamente, ben 44 specie di animali selvatici. Si tratta del calendario venatorio con il maggior numero di specie cacciabili a livello nazionale.
Il sindaco di Verona, che è anche presidente regionale di Federcaccia, ci rende noto che i cacciatori in Veneto sono 50.000 e l' assessore regionale alla caccia Venturi ci precisa che a Verona sono circa 10.000. Ci informa anche che su "34 agenti della polizia provinciale possiamo utilizzarne al massimo una ventina per il servizio di controllo dei cacciatori", come dire che ogni guardiacaccia dovrebbe controllare 5 comuni, dato che i comuni della provincia di Verona sono 98. Il nostro si appella poi al senso di responsabilità dei cacciatori e chiede loro di denunciare chi infrange le regole.
Davvero commovente!
Dimentica che il suo partito ha ripetutamente inserito fra gli uccelli cacciabili alcune specie protette dalle Direttive Comunitarie e dalla Convenzione di Berna sulla tutela della biodiversità: la Pispola, il Fringuello, la Peppola, lo Storno, il Prispolone ed il Frosone, specie tutelate dal 1982!
E tutto questo nonostante la Corte di Giustizia Europea il 15 luglio scorso abbia condannato l'Italia a pesanti sanzioni perché tramite le regioni consente la caccia in deroga ad uccelli protetti (Causa C-573/08) e sia attualmente in corso un processo contro l'Italia perché la legge sulle deroghe del Veneto viola la Direttiva Comunitaria "Uccelli" (Procedura di infrazione U.E. 4924/04 e Causa C-164/09).
Ma, dulcis in fundo, l' assessore Venturi ci spiega che: "La Provincia, purtroppo, ha competenza solo sui controlli e sulle misure di contenimento di specie nocive come le nutrie e i cinghiali e in questo ambito i cacciatori prestano un servizio davvero utile", facendo finta di non sapere che le nutrie (Myocastor coypus, detta anche comunemente castorino) sono state inserite nel nostro territorio da allevatori veronesi senza scrupoli che negli anni '70 hanno fatto affari d' oro con il commercio delle loro pelli e che i cinghiali sono stati importati recentemente nella nostra provincia dai cacciatori veronesi con lo scopo evidente di prenderli a fucilate.
Ricordiamo tutti molto bene la sceneggiata estiva di Tosi, presidente appunto di Federcaccia, che prometteva l' abbattimento dei cinghiali che danneggiavano le colture. Non era più giusto denunciare i responsabili della illecita introduzione e sopratutto far loro pagare i danni, come ha fatto un suo collega sindaco in Trentino?
Speriamo almeno che agli altri 898.500 veronesi sparsi per la provincia, che rischiano ogni giorno di venire impallinati insieme a cinghiali e frosoni, aumenti la rotazione dei così detti!