Contrariamente a quanto si pensa il paesaggio non è solo merito di madre natura ma è il frutto delle relazioni tra uomo e ambiente.
Laddove la comunità si è stretta attorno a forti valori identitari si è saputo conservare il patrimonio tramandatoci dei nostri padri : l'agricoltura, la pesca, l'artigianato, il sapere, le risorse naturali.
Modelli intensivi di produzione agricola e turismo di massa, hanno standardizzato l'offerta del Lago di Garda omogeneizzandola ad altre località nel mondo, perciò il viaggiatore può andare a ricercarla ovunque costi di meno (e dove c'è sempre il sole).
Sarà necessario riconsiderare il modello economico prevalente adottando modelli di sviluppo sostenibili per la salvaguardia di questi territori "fragili", lavorando il paesaggio col cesello, abbandonando l'idea urbana della ruspa e della betoniera tipiche di una periferia e scegliere l'unicità di rimanere noi stessi.
La colpa che si attribuisce al cemento e all'asfalto è l'aver tolto l'arte dalle mani dei contadini.
Senza terra non si mangia, ma non si fa neppure turismo: i paesaggi tradizionali producono dei benefici sociali ed è necessario che sia l'intera collettività (e non i soli agricoltori) a farsi carico della loro conservazione.
Con Decreto n. 17070 del 19/11/2012 il ministero delle politiche agricole e forestali ha istituito "l'Osservatorio nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali".
Secondo il Decreto (art. 2) l'espressione "Paesaggio rurale tradizionale" indica porzioni di territorio classificato come rurale che pur continuando il loro processo evolutivo conservano evidenti testimonianze della loro origine e della loro storia, mantenendo un ruolo nella società e nell'economia.
Pensiamo al valore di un prodotto tipico come il Vino: è stato condotto uno studio del Tesaf dell'università di Padova col metodo del blind tasting (assaggio cieco) prendendo in considerazione varie fasce di prezzo e qualità di vini, e associandoli a contesti degradati dall'urbanizzazione oppure particolarmente evocativi per la vicinanza di Ville Venete; piuttosto che un vigneto posto in un contesto tradizionale ben conservato, invece che la monotonia dei moderni filari di vigna estensiva e meccanizzata.
Ebbene, laddove il paesaggio è stato ben conservato aumenta la percezione che quel vino sia buono, e si è disposti a pagare molto di più per la stessa bottiglia.
Una fonte Ismea del 2009 ci dice che sulla scelta di un agriturismo la qualità del paesaggio pesa per il 46,9% degli intervistati, rispetto al solo 3,1% che sceglie in base alla vicinanza di questi a località turistiche.
Occorre misurare lo sviluppo locale in termini di BES, il benessere Equo e Sostenibile introdotto dal Cnel-Istat anche in Italia, che considera il paesaggio ed il patrimonio culturale tra i 12 pilastri che misurano il benessere (vedi pag.186 del rapporto).
Chi ci ha amministrato deve ammettere di aver sbagliato semplicemente perchè il mondo è cambiato. Bisogna fermarsi in tempo prima che sia troppo tardi poichè la colata di mezzo milione di metri cubi di cemento che incombe su Lazise rischia di compromettere per sempre il turismo ed il valore dei nostri prodotti agricoli.
Chi ha scelto unilateralmente di mangiarsi la gallina e di far rimanere tutti senza uova d'oro per il domani, è chiamato ad assumersi una responsabilità troppo grave.