Verona ha delle grandi opportunità: montagne, colline, laghi, fiumi, siti archeologici, monumenti, storia, cultura, ville, valli, studiosi di chiara fama, gruppi ed associazioni di volontariato, una gamma variegata di prodotti eno-gastronomici ed una struttura di accoglienza solo in minima parte utilizzata. Si tratta di legare insieme tutte queste opportunità in un unico progetto e poi farlo marciare con il contributo di tutti.
.IL TERRITORIO
Poche città al mondo hanno avuto la fortuna sfacciata di Verona. Da un qualsiasi belvedere delle Torricelle è possibile ammirare le montagne, le colline, il lago e la sua vasta pianura.
John Ruskin, in una lettera da Verona la descrive così:
"Ho fatto una magnifica gita in carrozza ieri pomeriggio, tra le più amabili dolci colline che abbia mai visto, distese a onde come pieghe del più fine panno violetto – con Verona dall'altra parte, nella piana: le sue molte torri che sembrano quasi una flotta di navi in mare aperto".
Il Monte Baldo (Hortus Europae) era conosciuto, frequentato, studiato, già nel 1500. Lo speziale veronese Francesco Calzolari nel 1566 lo descrive con queste parole: "Montebaldo per la sua maravigliosa grandezza, et per il sito per tutta Italia assai famoso . . . ha le radici da l'una parte verso l'Oriente ne la ripa de l'Adige, da l'Occidente nelle amenissime riviere di Benaco, dal Mezzogiorno ha la campagna, dal settentrione gli altri monti contigui".
Il Lago di Garda, nonostante l'immane scempio compiuto negli ultimi 50 anni sulle sue rive, mantiene un fascino ed una attrattiva turistica di primissimo piano. Da solo attira almeno la metà dei turisti che ogni anno visitano la nostra provincia. Intorno al bacino meridionale del lago si distendono le colline moreniche, da Affi fino a Peschiera, dove inizia il suo corso il Mincio, senza dimenticare il laghetto del Frassino, che da solo ospita oltre 160 specie di uccelli.
A est i Monti Lessini costituiscono un vasto altipiano digradante, che collega il monte Carega con le colline che sovrastano la città. La ricchezza di ambienti e di varietà botaniche e faunistiche hanno attirato i gitanti veronesi fin dalla notte dei tempi. La storia di questi monti è incisa nelle sue rocce e nelle sue particolari costruzioni: contrade, chiese, malghe, baiti, tede, fontane, giassare, cappelle, capitelli, sculture religiose, cippi. Il Parco dei Lessini, mai veramente amato e voluto dai montanari, stenta ancora a decollare e a dispiegare in pieno le sue enormi potenzialità. Purtroppo a questo handicap va aggiunta la gestione dissennata del settore cave, che durante gli ultimi 20 anni ha provocato un danno irrimediabile al paesaggio montano.
La riscoperta e il recupero della rete di fortificazioni militari e di trincee, grazie allo studio e all'impegno fattivo di studiosi ed architetti impagabili e malpagati, ci permetterebbero di offrire in tempi brevi ai visitatori sia italiani che stranieri almeno due poli museali di primaria importanza: il Forte Santa Viola e il Forte del Monte Tesoro. A questi uomini va dato un ruolo di responsailità e di coordinamento a livello istituzionale.
Le valli che da ovest ad est solcano il territorio collinare veronese portando verso la pianura le acque raccolte in montagna, con le loro spiccate differenze vanno a caratterizzare la Val D'Adige, la Valpolicella, la Valpantena, il Vaio Squaranto, il Vaio di Mezzane, la Val d'Illasi, la Val d'Alpone.
Molto interessanti e particolari anche i numerosi corsi d'acqua che percorrono queste valli o che nascono da sorgenti e risorgive. Spesso disconosciuti e deturpati, sono ricchi di storia e di biodiversità. Primo fra tutti il Lorì, intubato sotto le case di Avesa e di Borgo Trento, ma anche molti altri di cui si sta perdendo il nome e il percorso: la Bissaola, il Tione, il Tasso, il Tartaro, il Menago, il Tregon (un tempo navigabili), il Bussè, il Fibbio, il Fiumicello, la Prognella, il Tramigna, l'Alpone, solo per citarne alcuni. Il corso dell'Adige meriterebbe una trattazione a parte da Belluno Veronese, dove lo prendiamo in consegna dalla Provincia di Trento, fino a Castagnaro, dove lo consegniamo nelle mani dei Rodigini. La varietà di ambienti che lo accompagnano nel suo corso hanno ottenuto la tutela della normativa specifica di Parco, oltre che di Sito di Interesse Comunitario e di Zona di Protezione Speciale.
Oltremodo ricca di storia, di palazzi, di torri e di castelli è anche la pianura, che annovera borghi medievali, castelli scaligeri, palazzi rinascimentali, cittadine costruite con lo stile architettonico tipico della Repubblica di Venezia. Qualcosa si è fatto per recuperare gli antichi molini, le corti con gli essicatoi per il tabacco, qualche chiesa ricca di dipinti e di affreschi, ma la parte maggiore di tutte queste opere sta andando in rovina. Ammirevole lo strenuo tentativo di far sopravvivere col Busatello almeno una piccola porzione delle antiche paludi che un tempo occupavano gran parte delle "Valli Veronesi".
Chi non ha mai attraversato in pieno inverno queste campagne, quando la brina avvolge qualsiasi forma vivente e la nebbia sembra salire dalla terra per rendere evanescenti i contorni di ogni cosa, non potrà mai capire il fascino di questo territorio e l'attaccamento di questa gente alle proprie origini. Le pubblicazioni di Dino Coltro, poeta e studioso della cultura popolare, andrebbero rispolverate e riproposte.
I COLLEGAMENTI
Un territorio così ricco di ambienti tanto diversi e tanto disseminati nella provincia veronese ha indubbiamente bisogno di un "sistema di trasporto rapido di massa" molto efficiente. Negli anni '60 la provincia di Verona era collegata con un doppio sistema di filovie e di linee ferroviarie, che nell'insieme svolgevano egregiamente il loro compito. Con gli anni '80 il boom economico mandò in soffitta sia le ferrovie che le filovie, lasciando libere le strade per il mezzo privato.
L'intasamento attuale delle nostre strade, la mancanza di spazi liberi per progettarne di nuove, i costi proibitivi delle infrastrutture stradali dovrebbero indurci a ripensare alla bontà di quella scelta.
Se poi pensiamo alle esigenze di movimento dei turisti attuali, che solo in minima parte si muovono con il mezzo proprio ed anzi sono abituati, in Europa come nel resto del mondo, ad utilizzare il mezzo pubblico per gli spostamenti, diventa evidente la necessità di dotarsi di una rete di trasporto pubblico veloce ed efficiente.
Non tocca a noi progettare questa rete, ma chiunque si rende facilmente conto che alcune direttrici principali richiedono fin da subito un collegamento che ad oggi non esiste:
- Lago di Garda, Val d'Adige, Valpolicella, centro;
- Valeggio, Villafranca, Aeroporto Catullo, Stazione FS, centro;
- Nogara, Isola della Scala, Buttapietra, centro;
- Lessini, Val d'Illasi, Valpantena, centro.
E' chiaro e noto a tutti che fuori dalla cinta muraria di Verona (Saval, Verona Nord, Verona Sud, Verona est, Poiano) da tempo avrebbero dovuto essere predisposti dei parcheggi d'interscambio, così da permettere ai veronesi e agli "stranieri" di parcheggiare l'auto e di procedere verso il centro con i mezzi pubblici.
L'ACCOGLIENZA
In questo settore c'è bisogno di una rivoluzione culturale. Innanzitutto nella classe politica, che negli ultimi decenni ha fatto della chiusura la propria bandiera, ma anche nella mentalità comune, che si è nutrita per anni di intolleranza e di paura, arrivando da non fidarsi più neppure del proprio vicino di casa, della propria moglie e dei propri figli.
Dobbiamo reimparare a fidarci gli uni degli altri, ma anche di noi stessi, dei nostri mezzi, della nostra capacità di superare gli ostacoli, di trovare le soluzioni. Dobbiamo reimparare ad aver cura del nostro territorio, a difendere la ricchezza della biodiversità, a proteggere i segni (iconemi) lasciati dalla storia e dalle generazioni che ci hanno preceduti. Dobbiamo reimparare a produrre e a proporre alimenti sani, magari meno belli, ma sicuramente più saporiti. Dobbiamo anche imparare ad essere onesti e di parola, perché uno straniero buggerato è un cliente perso.
La promozione e la comunicazione hanno una peso determinante per il successo di queste iniziative e vanno gestite con attenzione e professionalità da persone e da agenzie all'altezza di questo difficile compito. Non è stato così fino ad ora e per di più ci sarebbe bisogno di una regia provinciale in grado di raccordare le iniziative e le proposte che arrivano dai diversi territori. Le provincie purtroppo sono agonizzanti e sarà necessario far nascere una nuova struttura di coordinamento per i 98 comuni della provincia di Verona. Non è detto che debba necessariamente essere una struttura pubblica.
CONCLUSIONI
Nonostante tutti i guasti provocati, è possibile ripartire, cambiando decisamente direzione rispetto agli anni passati. Ma per funzionare questo progetto ha bisogno dell'impegno e della collaborazione di tutti. Bisogna che tutti, montanari, viticoltori, contadini, commercianti, albergatori, ristoratori, politici, amministratori, volontari delle associazioni, guide escursionistiche, ambientalisti, pubblicitari, ricercatori, architetti, tutti lavorino nella stessa direzione, con costanza, con convinzione, con passione.
Non ci dobbiamo aspettare dei risultati immediati. Ci vorrà tempo, ma questa potrebbe essere l'unica strada buona che ci resta. A meno che qualcuno non pensi che l'EXPO sia più che sufficiente per riempire le tasche a tutti.