Nella campagna sconfinata, Villa Manin, a Passariano, in terra friulana, espone capolavori di donne e uomini, artisti che hanno raccontato attraverso madre natura una parte importante di sè e difeso valori di giustizia e libertà.
Munch e lo spirito del nord – la Scandinavia nel Secondo Ottocento, parto da un canto, da un inno, quello finlandese.
Maamme (Terra nostra) è l'inno della Finlandia. Ogni tanto a Helsinki si tenta di cambiarlo perché musicato da un tedesco e scritto da uno svedese. Si propone uno di loro, il maestro finlandese Sibelius, ma poi non succede nulla.
Amiamo i nostri fiumi spumeggianti e i nostri corsi d'acqua che precipitano - le cupe, ariose foreste, le nostre notti di stelle, la luce delle nostre estati.
Dipingere per gli artisti scandinavi nel Secondo Ottocento vuol dire esplorare i propri pensieri come passeggiare nel bosco. Molti di essi, giovani esuberanti, affamati di vita, dopo un intenso periodo di formazione, perché lo stato elargiva borse di studio, a Dresda, Düsseldorf, Monaco, Parigi e infine in Italia, si costruivano il loro atelier sulle rive dell'acqua o nel cuore di un bosco. Avevano appreso la lezione degli impressionisti, il passato della scuola fiamminga e dei "tenebrosi" caravaggeschi. Ma dentro, nel loro angolo più segreto e convinto, ritraevano a modo loro la natura, quella delle cascate, dei fiumi ghiacciati, degli alberi battuti dal vento.
Le luci del nord sono chiamate Revontulet, letteralmente "volpi di fuoco": secondo una leggenda lappone, sarebbero originate dalla coda di una volpe che, correndo sulle colline, solleva la neve e la lancia verso l'alto, facendo volare scintille infuocate nel cielo.
Imatra, nella Carelia meridionale, ti attraggono magneticamente in un turbinio di sensazioni e pensieri.
E' proprio vero che in Scandinavia il pittore di paesaggio deve essere un poeta.