Alessandro Gassman a Verona. Uno spettacolo sulla presunzione d'innocenza e sull'importanza del 'ragionevole dubbio' nei processi e uno spot per Amnesty.
"Uccidere chi ha ucciso non ci riporta indietro i nostri cari": su questa frase di Serafina Mukamusoni -una sopravvissuta al genocidio in Ruanda del 1994- si chiude lo spettacolo La parola ai giurati (Twelve angry men) di Reginald Rose, con Alessandro Gassman nel duplice ruolo di interprete e regista, in scena al Nuovo fino a domenica 9 marzo nell'ambito del Grande Teatro, rassegna organizzata dal Comune di Verona.Lo spettacolo, proposto dal Teatro Stabile d'Abruzzo e dalla Società per Attori con il patrocinio di Amnesty International, si rifà al film Twelve angry men, interpretato da Henry Fonda, con cui il regista Sidney Lumet ottenne numerosi riconoscimenti tra cui l'Orso d'Oro al Festival di Berlino e una nomination all'Oscar.
Dopo due stagioni di successi con la sua prima regia, Gassman prosegue la sua ricerca affrontando un testo socialmente coinvolgente e profondamente ideologico, nonostante il suo impianto realistico, indagando le varie e sfaccettate tipologie umane e caratteriali colte in una situazione claustrofobica nella quale emergono gli aspetti comportamentali più contaddittori. La storia è un autentico manifesto contro la pena di morte: nell'afoso ferragosto newyorkese del 1950 dodici giurati di diversa estrazione sociale, età e origini devono decidere se mandare o no sulla sedia elettrica un sedicenne ispano-americano accusato di parricidio. Sono tutti, tranne uno, convinti della sua colpevolezza.
Ma gli undici colpevolisti, in una sorta di psicodramma in cui affiorano pesanti elementi autocritici, finiscono col convincersi dell'innocenza del giovane superando quei pregiudizi anche razziali che, all'inizio, stavano per indurli a esprimere un frettoloso giudizio di condanna. Ciò che ha ispirato il regista è stata la possibilità di portare alla luce i pregiudizi e le false certezze che caratterizzano il comportamento dei giurati e che affiorano nel momento in cui devono assolvere il compito più difficile per un uomo: quello di decidere della vita di un altro uomo.
La vicenda è incentrata su due capisaldi del sistema giuridico anglosassone: la presunzione di innocenza e la dimostrabilità della sua colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio. In un'epoca in cui il mondo è afflitto da ideologie contrastanti che si nutrono di assolutismo e che spesso scadono a pregiudizi, il ragionevole dubbio continua ad essere una preziosa arma di difesa.
E sempre a Verona, in questi giorni, Alessandro Gassman sta per dare la sua voce a uno spot radiofonico di Amnesty per informare i contribuenti italiani sulla possibilità di devolvere il cinque per mille a questa organizzazione da sempre impegnata per la difesa dei diritti umani. La visione di Amnesty International è quella di un mondo dove i diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dagli altri documenti sulla protezione internazionale siano riconosciuti, garantiti e tutelati.
Amnesty svolge ricerche e azioni per prevenire e far cessare gravi abusi dei diritti all'integrità fisica e mentale, alla libertà di coscienza e di espressione e alla libertà dalla discriminazione. Amnesty, inoltre, denuncia gli abusi commessi dai gruppi di opposizione, assiste i richiedenti asilo politico, sostiene la responsabilità sociale delle imprese e si batte per un trattato internazionale sul commercio di armi. Per ulteriori info visitate il sito http://www.amnesty.it/