Domenico Finiguerra è promotore, insieme a molti altri, della campagna e del movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio che il 24 gennaio 2009 ha preso avvio da Cassinetta di Lugagnano (Mi).
"Sappiamo che l'uomo bianco non comprende i nostri costumi.Per lui una parte di terra è uguale ad un'altra, perché è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla terra tutto quello che gli serve.
La terra non è suo fratello ma suo nemico e quando l'ha conquistata passa oltre.
Egli abbandona la tomba di suo padre dietro di sé e ciò non lo turba.
Rapina la terra ai suoi figli, e non si preoccupa.
La tomba di suo padre, il patrimonio dei suoi figli cadono nell'oblio.
Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose da comprare, sfruttare, vendere come si fa con le pecore o con le perline luccicanti.
La sua ingordigia divorerà la terra e lascerà dietro di sé solo deserto."
Dal discorso di Capo Seattle all'Assemblea Tribale del 1854
Dal 1950 ad oggi, un'area grande quanto il Trentino Alto Adige e la
Campania è stata seppellita sotto il cemento.
Cantieri che spuntano anche in posti impensabili, senza risparmiare parchi, zone protette e sottoposte a vincoli, di natura ambientale, paesaggistica o architettonica.
Anzi, solitamente, più le aree sono pregiate, più sono appetibili per il mercato.
I contadini, potenziali protagonisti di una rinascita produttiva per il paese, sempre più
difficilmente riescono a resistere di fronte alle offerte di speculatori senza scrupoli, per i quali la terra è solo una preda, da addentare e divorare, senza alcun riguardo nei confronti della sua rigenerazione ecologica.
Non è raro, poi, che il consumo di suolo diventi addirittura spreco: sono migliaia i capannoni vuoti, milioni le case sfitte. Sprechi che non hanno nessun beneficio, né sull'occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini.
I comuni versano in condizioni economiche precarie e le leggi finanziarie, anno dopo anno, si sono distinte per ingenti tagli agli enti locali. L'abolizione dell'ICI ha provocato un ulteriore aggravamento della situazione.
Come finanziarie il bilancio comunale in perenne squilibrio e come costruire o consolidare il proprio consenso? La risposta a questa domanda, purtroppo, è spesso molto semplice.
Grazie alla legge, che consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione e alla disponibilità di territorio in aree geografiche dove l'edilizia rappresenta un valido investimento, si pratica la monetizzazione del territorio.
Osservando dal satellite il nord dell' Italia, è facile notare la formazione della cosiddetta megalopoli padana, da Cuneo a Trieste, una grande città diffusa.
Una megalopoli che è una delle regioni del pianeta più inquinate.
Una megalopoli che è frutto di migliaia di decisioni locali, compiute da sindaci, giunte e consigli comunali.
Perennemente sottoposti al ricatto degli oneri di urbanizzazione e costantemente tentati dal seguire la via facile della svendita del territorio per la costruzione del proprio consenso elettorale e delle proprie carriere politiche.
Nel febbraio 2007, dopo un lungo procedimento che ha visto la partecipazione della cittadinanza, il consiglio comunale di Cassinetta di Lugagnano ha approvato definitivamente il suo nuovo piano regolatore (PGT, Piano di Governo del Territorio), poi battezzato a "Crescita Zero". Un piano regolatore che salvaguarda, come previsto dal programma, uno dei beni comuni che possono essere sottoposti alla tutela delle amministrazioni comunali: la terra.
Tre mesi dopo la nostra lista civica si è riproposta con lo stesso programma in campo urbanistico, chiedendo agli elettori di confermare la scelta già operata in precedenza.
E la risposta è stata molto forte, con un consenso che è passato dal 50,1% al 62,1%.
La maggiore difficoltà, invece, è stata (ed è tuttora) far quadrare il bilancio.
Nessuno staff, né addetti stampa, informatori comunali redatti dagli amministratori. Ci si muove con i mezzi pubblici o in bicicletta. L'auto blu del comune è una Panda Verde. Nessun convegno a spese del comune. Assessori che tagliano il salame alla festa del paese.
Amici che nonostante la fatica e i sacrifici che ciò comporta, hanno deciso di "cambiare il paese e non di cambiare paese".