Un po' alla volta possiamo cambiare le nostre vecchie abitudini e stare meglio.
La grande distribuzione ha delle grosse responsabilità nella crisi dell'agricoltura in Italia, ma più generalmente in Europa. Si pensi che a dettare i prezzi alla borsa delle merci sono proprio i grandi gruppi di ipermercati. Questa speculazione porta i produttori a vendere sottocosto i propri prodotti, e per far questo viene meno la qualità. Il discorso è molto ampio, ma vorrei solo evidenziare che l'emancipazione dell'agricoltura passa dalla trasformazione e dalla vendita diretta dei prodotti, a tutto beneficio dell'alta qualità dei prodotti agroalimentari di cui l'Italia è ricca. Gli ipermercati comprano sottocosto le merci che rivendono a decine di volte il prezzo pagato a chi invece si assume tutti i rischi e la fatica per produrle. Ci fanno pagare pure una addizionale sul taccheggio (furto nei supermercati), e lì c'è il trucco! Il taccheggio ha costi rilevanti non solo sui centri commerciali sui quali gravano i costi dei sistemi di sicurezza, ma anche sul cliente che paga un prezzo "lievitato" per compensare le perdite. I furti in ambito Retail sono costati all'Italia 3,8 miliardi di Euro secondo quanto è emerso dal Barometro Mondiale dei Furti nel Retail 2009. L'incremento rispetto al 2008 é pari al 6,2%. Primo su tutti il simbolo dell'agroalimentare Italiano, il Parmigiano Reggiano. Supponiamo che ogni singolo supermercato abbia 10 registratori di cassa, e che le ignare cassiere battano regolarmente tutti gli scontrini. Supponiamo che ogni sera uno dei giornali di cassa (quello che si tiene per la finanza) scompaia, e che le merci battute da quella cassa vengano classificate come furti (taccheggi) e vengano denunciate come tali. Questa operazione rappresenta il "Nero" di molti supermercati, ma viene stornata dal carico-scarico e denunciata come "taccheggio". Potenzialmente quei 3,8 miliardi di euro potrebbero essere tutti evasione fiscale. Addirittura visto che il consumatore paga regolarmente un'addizionale per compensare i taccheggi, l'affare si fa doppio. Tutto regolare, tutto trasparente...per così dire. Le catene di supermercati muovono grandi affari a scapito del cittadino-consumatore, altro che convenienza!Pensiamo alla perdita di suolo fertile per costruire le strutture, parcheggi, centri logistici, strade, svincoli, corsie. I sindaci sono assediati dai rappresentanti di questi gruppi, che offrono denari che difficilmente le amministrazioni comunali possono rifiutare, tant'è che ogni paesino ha più di un supermercato o discount. In un parco di divertimenti ci si va una volta all'anno, al cinema magari una volta alla settimana, così pure in discoteca, ma non si può prescindere dal far la spesa ogni giorno! Immaginatevi che interessi muove la grande distribuzione. Territorio sempre più antropizzato, maggior numero di bocche da sfamare. Consideriamo una buona volta il costo ambientale: il consumo del suolo, l'energia che assorbe un supermercato privo di finestre ma illuminato a giorno, condizionato d'estate e riscaldato d'inverno, con banchi frigo aperti per facilitare ed invogliare il consumatore all'acquisto delle merci. Ed il trasporto? Emblematico è lo yogurt, il prodotto deperibile per antonomasia che passa metà della sua breve vita sui camion in autostrada! Quanta energia sprecata, quanta co2 in atmosfera...a carico nostro, visto che la bolletta la paga il consumatore finale. Almeno per una parte del cibo che comperiamo, ben venga l'etica della vendita diretta contro la speculazione borsistica dettata dalla grande distribuzione. Una ragione in più per sostenere i gruppi d'acquisto ed i mercatini di Coldiretti del Consorzio Veronatura, i cosiddetti Chilometri zero. L'emancipazione del contadino dev'essere vista in un'ottica di valorizzazione del territorio agricolo e del paesaggio, ovvero il valore intrinseco di una spesa equa e solidale a casa nostra.
Per una provincia come Verona ( la quarta città più visitata dopo Roma, Firenze, Venezia), che pretende di vivere di turismo, l'agricoltura è l'ultimo baluardo nella salvaguardia del paesaggio, della nostra cultura fondata per secoli nei lenti ritmi rurali, dello stile di vita che ha reso celebre l'Italia nel mondo. Se un popolo non è più in grado di provvedere al suo sostentamento e perde il suo legame con la terra, non ha futuro.