L' ultimo appassionante resoconto del viaggio in bici attraverso l' Italia, con osservazioni ed annotazioni davvero sorprendenti.
Dopo Teano ci dirigiamo anche noi, come già i Borboni, a Gaeta dove si svolse l'ultimo atto del Regno delle Due Sicilie. Perduta la battaglia del Volturno Francesco II Borbone si rifugia nella fortezza di Gaeta. I Piemontesi lo assediano in 18.000, mentre le truppe borboniche assommano a 17.600 uomini più quattro compagnie di svizzeri. Nel porto alcune navi francesi impediscono il blocco della città via mare, ma il 19 gennaio si allontanano. E' subentrato, infatti, un accordo tra Cavour e francesi che lascerà via libera ai piemontesi nell'assedio in cambio dei comuni di Mentone e Roccabruna che passano alla Francia. Il 13 febbraio 1861 il conflitto termina con la resa definitiva dei Borboni. Molti dei loro soldati si danno a quella guerriglia che passerà alla storia come "brigantaggio" e che sarà sostenuta dal papa presso cui i Borboni si sono rifugiati. Tocchiamo quindi Sperlonga, Terracina e l'Agro Pontino dove ci imbattiamo negli ultimi falò di immondizie che abbiamo avuto modo di vedere in questa parte di Italia. Entriamo a Roma percorrendo per una decina di chilometri la Via Appia Antica. Pedalare lungo un'antica via romana con i resti dei monumenti che ti circondano, mettendo le ruote negli stessi solchi provocati dai carri romani un paio di millenni fa, suscita emozioni meravigliose! A Roma, per restare nel tema risorgimentale, visitiamo Porta Pia da dove il Cadorna entrò in città dando all'Italia la sua naturale capitale (aveva al suo fianco due generali ex garibaldini: Bixio e Cosenz) e, sul Gianicolo, il monumento equestre con la tomba di Anita Garibaldi. Dalla stazione Termini, dopo aver assaporato l'adrenalinica esperienza di girare in bicicletta nel traffico della capitale, raggiungiamo in treno il confine tra Lazio e Toscana. Risaliti in bicicletta arriviamo a Talamone che per Garibaldi è stata la prima tappa nella sua spedizione. A Talamone la mattina del 7 maggio 1860 le due navi partite da Quarto si fermano alla ricerca di armi, munizioni e viveri. La sosta di due giorni serve anche per dare un'organizzazione militare ai volontari che vengono censiti e divisi in otto compagnie. La spedizione viene abbandonata da una decina di mazziniani che si rifiutano di accettare la bandiera monarchica e da altri 64 uomini che, al comando del forlivese Callimaco Zambianchi, cercano di raggiungere lo Stato Pontificio per sollecitare una rivolta. Riprendiamo a pedalare attraverso la meravigliosa Toscana con i suoi ambienti, i suoi panorami e i suoi prodotti. In questi luoghi la pianura non esiste, o si sale o si scende. Ma la fatica viene ampiamente ripagata dal passare attraverso borghi come Scansano, Porrona, Montalcino, Trequanda. Arriviamo ad Arezzo nel giorno della Giostra del Saracino, accanitissima gara, che affonda le origini nel Medio Evo, fra i cavalieri delle diverse contrade che devono colpire lo scudo del "saracino" con una lunga asta. Dopo Bibbiena ci accingiamo ad attraversare le foreste casentinesi proprio quando un'ondata di maltempo colpisce questa parte d'Italia. E' la scusa che ci voleva per fermarsi in un meraviglioso agriturismo in mezzo alle montagne dove anche i cellulari non arrivano. Ma arrivano i caprioli, le volpi, i cavalli, i funghi, le spaghettate con amici del posto... Riprendiamo a pedalare valicando gli Appennini sul poco noto, sterrato e incantevole passo delle Gualanciole (1040 m slm), dopo aver attraversato Verghereto, Bagno di Romagna, Cesena e Ravenna arriviamo all'ultimo appuntamento con la storia garibaldina. E' un omaggio all'altra metà del cielo e al ruolo sempre dimenticato che le donne hanno avuto nella storia, anche in quella risorgimentale. Un omaggio che non può che avvenire in località Mandriole di Ravenna al Cippo che ricorda il luogo ove morì Anita Garibaldi. Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva nacque il 30 agosto 1821 presso Laguna in Brasile e all'età di 14 anni va in moglie ad un calzolaio. A 18 anni incontra Garibaldi e da quel momento, dopo aver verosimilmente abbandonato il marito, sarà la sua donna, la madre dei suoi figli e la compagna di tutte le sue battaglie in Brasile, Uruguay, Argentina e Italia. Nel 1842 si sposano e Garibaldi deve dichiarare formalmente di avere notizia certa della morte del precedente marito di Anita. Negli anni successivi nascono quattro figli e nel 1848, alla notizia delle prime rivoluzioni europee, la coppia arriva in Italia. Nel 1849 sono a Roma a combattere a difesa della Repubblica Romana ma, dopo l'ultimo scontro avvenuto sul Gianicolo, sono costretti alla fuga. Cercano di raggiungere Venezia ma per Anita, al quinto mese di gravidanza, la fuga a piedi, a cavallo, attraverso montagne e fiumi è un calvario e nelle valli di Comacchio si consuma la tragedia. Muore in località Mandriole il 4 agosto 1849 quando ha ventotto anni. La sua avventura umana, storica e sentimentale accanto al suo Josè è durata appena undici anni. A questo punto, lambendo le splendide Valli di Comacchio raggiungiamo Ferrara e da qui Verona. Nella città romagnola tocchiamo "con ruota" la bellissima realtà ciclabile della città: centro aperto solo a pedoni e biciclette, piste ciclabili che ti portano dappertutto, numerosissimi cittadini (anche e soprattutto giovani) che normalmente si spostano in bici per andare in centro, per fare la spesa, per andare al lavoro. Un altro mondo e non molto lontano da noi. Per tornare a casa ci restano gli ultimi 130 chilometri, i primi 43 in magnifiche ciclabili lungo il Panaro e il Po. Poi, dopo quattro settimane e 1860 chilometri di pedalate, rientriamo in Veneto e a Verona..... L'Italia l'abbiamo ri-unita noi, adesso qualcuno provi a ri-unire gli italiani!