Tre alberi, tutti immigrati da paesi lontani, che spesso vengono confusi tra loro: Catalpa, Paulonia, Ailanto.
La Catalpa, Catalpa bignonioides, della famiglia Bignoniaceae, porta il nome di una tribù pellerossa (Catawba) del nord-America, paese di provenienza di questa pianta. La troviamo nei giardini e talvolta come alberatura lungo le strade. (Vedi foto in basso a sx). Ha grandi foglie cuoriformi, lunghe fino a 25 cm, glabre (lisce) nella faccia superiore e più pelose nella faccia inferiore. I fiori sono bianchi, tubulosi, in grappoli ascendenti, e sbocciano in piena estate (giugno/luglio). I frutti sono raccolti in baccelli lunghi anche 30/40 cm, che rimangono appesi alle estremità dei rami durante tutto l'inverno. Questo albero cresce velocemente e raggiunge i 15 m di altezza.
La Paulonia, Paulownia tomentosa, della famiglia delle Scrophulariaceae, fu dedicata da un botanico tedesco alla figlia dello zar Paolo I° di Russia, Anna Paulowna. (Vedi foto in basso a dx). Proviene dalla Cina, dove le venivano attribuite facoltà magiche, capaci di preservare la salute e la bellezza. Un infuso delle sue foglie e dei suoi fiori veniva usato per prevenire l'invecchiamento della pelle e la canizie.
La troviamo ancora nei giardini e lungo i viali, fiorisce in primavera prima di gettare le foglie e la sua immagine è associata al dolore della Vergine ai piedi della croce. I fiori, di colore malva/azzurrino, hanno la forma di un ditale aperto e sono raggruppati in grandi pannocchie erette. In questi giorni tutta la chioma appare ricoperta di fiori. Produrrà poi grandi foglie opposte cuoriformi, molto simili a quelle della Catalpa. L'albero cresce in fretta fino a 10 metri. In Giappone il suo legno viene impiegato per la confezione dei sandali e i suoi semi, raccolti in gusci alati ancora presenti durante la fioritura, sono usati per la produzione di una speciale qualità di carta.
L'albero comunemente conosciuto col nome di Catalpa in realtà si chiama Ailanto, Ailanthus Altissima, fam. delle Simarubaceae. Si tratta di una pianta infestante, originaria della Cina e introdotta in Europa nel 1760. (Vedi foto titolo, in alto).
E' facilmente riconoscibile per le sommità fogliari di colore rossastro, ben visibili in questi giorni di forte crescita vegetativa, lungo le scarpate, nei vai e lungo le strade. Le foglie sono imparipennate, vale a dire composte da 13-25 foglioline lanceolate attaccate a coppie sul rametto centrale. Imparipennate perché la foglia di testa le rende impari. La forma è molto simile a quella delle foglie del Noce, che però forma un rametto fogliare con un numero massimo di 7-9 foglioline. Per stabilire di quale pianta si tratti basta annusare le foglie: la foglia di Noce, di un colore verde tenero, ha un buonissimo profumo, la foglia di Ailanto, di colore rossastro, emana un odore stomachevole.
Le infiorescenze e i frutti assomigliano vagamente a quelli del frassino.
L'Ailanto ha una capacità di diffusione impressionante ed è quasi impossibile da controllare. Infatti tanto più viene tagliato e tanto più produce nuovi polloni dalle radici che si propagano per decine di metri. E' in grado di colonizzare ampie aree, soffocando ogni altra forma di vegetazione. Purtroppo nessuno si sta più occupando del controllo e della manutenzione del territorio ed esiste un serio pericolo che l'Ailanto invada ampie fasce della zona collinare, oltre alle scarpate, ai bordi delle strade, ai canali di irrigazione.
Guardando da Villa Guardini verso il versante opposto del Vaio Galina, proprio sotto al riparo Zampieri, è possibile vedere un notevole boschetto di Ailanto, che ogni anno si espande a spese delle alberature autoctone.
In questo è molto simile a taluni partiti nostrani, che, sostenuti all'inizio dal consenso popolare per far fronte ad una situazione di emergenza, un po' alla volta si sono allargati, hanno soppiantato i concorrenti ed ora pretendono di imporre la loro esclusiva presenza.
Come con l'Ailanto, non sarà facile mettere un limite alla loro colonizzazione.