La cultura dei quattro sassi sta dando i suoi frutti: ogni giorno un pezzettino del nostro paesaggio collinare sparisce con l'esplicito assenso di politici ed amministratori.
La settimana scorsa qualcuno ha divelto e fatto sparire le pietre che fungevano da seduta alla Croce del Maso. Migliaia di veronesi per decenni si sono seduti su quelle pietre per riposare durante una camminata o alla fine di una arrampicata in bicicletta o semplicemente per prendere un po' di fresco alla fine di una rovente giornata estiva. Ora non si siederà più nessuno.Proprio in quel punto, che segna il confine fra il Comune di Verona e quello di Negrar, dovrebbe partire il sentiero del Cargadòr, che però, nonostante l'intimazione di apertura spedita già due anni fa da parte del Comune di Verona ai proprietari dei terreni, non è mai stato aperto.
Tutto intorno, sia in zona SIC che sui pendii del vaio di Quinzano, si sta disboscando a tutto spiano (e non è un modo di dire).
I Sindaci, la Polizia municipale, la Sovrintendenza, il Comando del Corpo Forestale sia Regionale che Statale, sono stati avvisati con segnalazioni dettagliate, ma si guardano bene sia dall'intervenire sia dal rispondere alle lettere spedite per Raccomandata dal Presidente della Associazione IL Carpino.
Nell'alto Vaio di Quinzano, già sotto attacco delle ruspe da anni, si sta disboscando un pendio che, data la forte inclinazione, molto difficilmente potrà reggere alle piogge torrenziali che periodicamente si abbattono sulle nostre colline.
I vincoli paesaggistici, le zone di interesse archeologico, il vincolo di destinazione forestale, il vincolo idrogeologico-forestale sono diventati delle formulette buone solo per riempire la pagine dei PAT. Di fatto sono tutti vincoli facilmente aggirabili con l'aiuto di qualche geometra o di qualche geologo, che per quattro soldi sono sicuramente disposti a sostenere che gli alberi tagliati erano secchi da tempo e che gli smottamenti sono stati provocati da condizioni climatiche imprevedibili.
Si tratta comunque di reati amministrativi, sanabili mal che vada con qualche multa, quando non siano già intervenuti un condono, una sanatoria o la prescrizione.
Il caso della prateria del Maso è esemplare: la mancanza di qualsiasi tipo di permessi non ha impedito alle ruspe di spianare la collina con annesso vincolo monumentale.
Nel giro di 5 anni la conformazione di tutta la zona del Maso è cambiata a tal punto che un signore di una certa età originario della zona qualche tempo fa ebbe a dire: " Non riesco più a riconoscere questi posti in cui sono nato e in cui ho passato tutta la mia gioventù".