La TAV comporta spese e debiti abnormi per un traffico merci sempre più in calo. Ma è tutto il sistema viario a suscitare perplessità: opere ciclopiche a sostegno di un sistema economico che non c'è più.
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Pancia piena non crede a quella vuota. I detti popolari sono disarmanti tanto sono semplici ed efficaci. Povertà, debiti, vecchiaia e disoccupazione, sono il quadro preoccupante che emerge dal rapporto "Noi-Italia" 2012, diffuso dall'Istat.
Le famiglie colpite dalla povertà sono pari all'11% dei nuclei; più di 2 milioni di giovani sono fuori dal mondo del lavoro e della formazione; il disavanzo primario è il più basso in Europa rispetto al pil, ma anche il debito più alto, fatta eccezione per la Grecia.
Nonostante il cavallo sia allo stremo delle forze, c'è chi lo sprona a galoppare più forte. Leggendo i giornali sorprende sentire ancora parlare il linguaggio dell'ottimismo e della crescita intesa come sviluppo, che invece rivela un regresso strisciante di una società sempre più schiacciata da un debito che non sa nemmeno di aver contratto.
Non sorprende che il fantino voglia vincere a tutti i costi la propria gara personale, ma meraviglia il fatto che il cavallo ormai esanime non trovi ancora il coraggio di disarcionarlo. Mentre scrivo questa metafora legata al mondo dell'equitazione tanto caro al governatore veneto Luca Zaia, penso alle grandi opere volute dal governo di cui ha fatto parte e alle parole di un fantino prossimo alla scadenza del suo mandato di commissario straordinario alla Pedemontana Veneta, l'AD di Veneto Strade Silvano Vernizzi.
Questi, nonostante avesse denunciato presso la commissione trasporti della regione che la società Veneto Strade è a rischio default e a rischo insolvenza, nel goffo tentativo di salvare capra e cavoli, oggi cambia atteggiamento e reclama che "anche con la crisi il Veneto ha bisogno di strade".
Ne parla ai giornali, gli stessi organi d'informazione generalisti che hanno propinato fiducia agli italiani e consenso a questa classe dirigente, pubblicizzando opere e sviluppo ma omettendo che tutto questo aveva dei costi che generavano debito: Sorpresa: la politica del fare era a carico nostro!
Un amico di ritorno da un viaggio in moto a Santiago di Compostela mi ha detto che in Spagna ci sono autostrade così belle come non aveva mai visto, "da sembrare piste da Moto Gp", ma desolate e deserte in maniera surreale: gli ho risposto che in fondo tutto quel lusso lo stava pagando anche lui e che contribuiranno un giorno i suoi nipoti.
Secondo un report di Bankitalia infatti, nel 2010 il sostegno ai Paesi in difficoltà è costato all'Italia 3,9 miliardi (lo 0,3% del Pil), e nel 2011 la somma degli esborsi è salita a 9,2 miliardi (lo 0,6% del Pil). Nel 2012 il governo stima inoltre di concedere finanziamenti complessivi in favore di Grecia, Irlanda e Portogallo per 29,5 miliardi che saranno sempre erogati dall'Efsf (European Financial Stability Facility), il famoso fondo salva stati.
In più bisogna conteggiare i versamenti per la sottoscrizione della quota italiana al capitale dell'Esm (l'European Stability Mechanism), il meccanismo che sostituirà il vecchio Fondo salva Stati. Si tratta di circa 5,6 miliardi da versare in due rate a partire dal questo mese. Inoltre incombono gli aiuti alle banche spagnole in cui l'Italia secondo gli accordi contribuirà a pagare nella misura del 19,8% dei 100 miliardi previsti.
La massaia come il banchiere; il buon padre di famiglia (cassintegrato) come il governatore; il giovane disoccupato come il commissario straordinario; il pensionato con la minima come il suo omologo parlamentare; pagheremo tutti 48,2 miliardi di euro di esborsi che vogliono dire circa 800 euro di debito a testa, democraticamente suddiviso. La democrazia è nata in Grecia e forse in Grecia morirà.
La notizia che oltralpe il nuovo governo socialdemocratico abbia annunciato che per gli alti costi il progetto della Tav è da rivedere, ha per ora fatto gonfiare il petto al ministro Passera e a quelle pance belle piene che non vedono il disagio di quelle vuote.
Avanti tutta verso un radioso orizzonte di sviluppo economico e crescita infinita. Il paradosso Veneto è che mentre i flussi di traffico calano notevolmente a causa del minor spostamento delle merci e dell'aumento del carburante che da solo ha diminuito del 10% il trasporto privato, la regione insiste col realizzare nuove strade anziché mantenere le strutture esistenti (compreso il trasporto pubblico) in condizioni di piena efficienza.
Paradosso su paradosso, nel caso della Pedemontana Veneta, contrarremo debiti per far lavorare la ditta spagnola Sacyr Vallehermoso (che detiene il 60% del Consorzio SIS che realizzerà l'opera), che in odore di default è puntellata finanziariamente dal governo spagnolo, che a sua volta verrà aiutato dall'italia per una somma 10 volte superiore al costo dell'autostrada.
La saggezza popolare direbbe: "Becco e anca bastonà!". Insomma, mentre il governo Monti cerca disperatamente di tagliare sprechi valutando misure che facciano ripartire il nostro pil varando finanziarie lacrime e sangue, i buchi di altri Paesi UE ci costano ulteriori sforzi, sperando soprattutto di non essere noi i prossimi.