Rosa di Natale, Elleboro nero, Helleborus niger, Ranuncolaceae. Fiorisce in pieno inverno sui pendii calcarei. Sulle nostre colline è stato sterminato dal "Padanus nocivus", una specie animale diventata dominante per la sua aggressività e crudeltà mentale. Si ritiene a ragione che questa specie possa essere una discendenza diretta di Attila e dei suoi Unni.
Domenica scorsa Daniela Zanetti, una delle migliori conoscitrici delle colline moreniche e del territorio a ridosso della sponda veronese del basso Lago di Garda, ci ha portati a vedere una delle ultime stazioni di fioritura dell'Elleboro nero. Grande entusiasmo e grade soddisfazione da parte di tutta la comitiva per la presenza di numerose piante, anche se i fiori erano ancora in bocciolo.Oggi, dopo essermi preso la soddisfazione di andare a sentire il convegno sull'impiego dei fitofarmaci a San Pietro Incariano, argomento sul quale abbiamo lavorato per anni scrivendo decine di articoli su Veramente.org e innescando quell'interesse che ha prodotto prima il regolamento dei comuni della Valpolicella, poi un regolamento regionale (attualmente in fase di preparazione) e, buon ultimo, anche il convegno di stamattina con viticoltori, sindaci e assessori, ho pensato di fare un giretto per controllare se erano finalmente sbocciati i fiori dell'Elleboro nero.
Prima sorpresa e primo giramento di maroni: un sacco di alberi tagliati e dappertutto segni di scarponi, con numerose piante di Elleboro calpestate.
Salgo su per la scarpata in mezzo a Carpini, Roverelle, Frassini, Scotani, qualche raro Alloro e un paio di Tassi, oltre naturalmente all'onnipresente Pungitopo. Noto che dove il Pungitopo ha invaso completamente il terreno, non si vede nessuna pianta di Elleboro, evidentemente soffocato dalle radici e dalle fronde del Pungitopo.
Sento un cane da caccia pestesàr tra le foglie e, per paura di esser preso a fucilate, mi metto al sicuro. Poco dopo sento salire qualcuno, aggiro il pendio senza farmi scoprire e piombo alle spalle di un signore di mezza età che sta raccogliendo i boccioli di Rosa di Natale e se li mette in tasca.
"Salo mia che l'è proibito?" lo apostrofo.
"Eh, ma i è solo quatro fioreti!" mi risponde.
"Si . . e in più ancora serè!" contrattacco.
"Ben, ma basta metarli in'de‘n bicèr de aqua e i se verse subito" mi spiega.
Ricorrendo ad un vecchio espediente imparato dal compianto Bertoldo, mi faccio passare per un forestale, lo minaccio di multarlo per 300 euro e lo faccio scappare, lui e il suo cane.
In realtà questa settimana ha fatto freddo e i fiori non sono ancora sbocciati.
Scendo lentamente dal crinale senza far rumore e vedo tre persone entrare nel bosco e spostare i cespugli e le foglie. Li raggiungo e vedo che sono un bambino, la sua mamma e una persona anziana, probabilmente la nonna .
"Catèo su i fiori anca voialtre?" attacco.
"Eh si, tuti i ani" mi risponde la signora di mezza età.
"E no savìo mia che no se pol mia?"
"Ma me mama l'è nata qua atorno e semo sempre vegnùi a catarli su".
"Ma de sto passo no ghe ne restarà più gnanca uno!" faccio notare.
Mi fermo un po' a parlare e a spiegare loro che se tutti fanno così in pochi anni anche questa stazione residua sparirà. Mi spiega che loro li chiamano Bucaneve ed in effetti negli inverni con neve sbucano direttamente dal manto nevoso.
Mi sembrano convinte delle mie argomentazioni e il bambino mi sorride.
Torniamo indietro insieme chiacchierando amabilmente e incontriamo quasi subito un altro signore che ci viene incontro col suo cagnolino.
"N'do veto?" gli dice la signora.
"Vao a torme su un masseto de Bucaneve".