Continua il resoconto delle relazioni al Convegno sul Lupo di Boscochiesanuova. Intanto Tosi ha firmato il decreto spara-lupi e la Forestale lo ha denunciato in Procura per aver autorizzato l'abbattimento di specie protetta. Anziché attrezzarsi per affrontare al meglio il problema, si preferisce prendere i lupi a fucilate per poi incassare direttamente i voti a primavera.

A Sonia Calderola, veterinaria e responsabile faunista della Regione Veneto, tocca il compito di descrivere le dinamiche dei grandi carnivori nella nostra regione e il significato dei progetti LIFE. La diffusione di questi animali è dovuta alla ormai decennale espansione del bosco per l'abbandono della montagna e, ovviamente, alle citate politiche di protezione. Oltre ai lupi della montagna lessinica (e della Val Tramontina – Friuli), attualmente ci sono anche 4 orsi, provenienti dal Brenta e dalla Slovenia. Dal 2007 il Veneto si trova in mezzo al corridoio dispersivo tra l'area Carpatica/Dinarica e quella costituita dal Brenta e l'arco alpino occidentale. La differenza tra orsi e lupi è che tra gli orsi si disperdono solo i maschi, che ritornano nei luoghi di partenza raggiunta la maturità sessuale e che in genere sono stati reintrodotti, mentre tra i lupi si disperdono anche le femmine e non sono stati reintrodotti.

Le linci, invece, non sembrano godere di buona salute. Anche Calderola, come in precedenza Stival, attribuisce il coinvolgimento della Regione a dinamiche di gerarchia superiore e ribadisce che l'adesione al WolfsAlps è stata decisa a posteriori, ovvero dopo la comparsa dei lupi in Lessinia. Quando comunque deve giungere al nocciolo del suo intervento (spiegazione delle misure LIFE della Comunità Europea e contenuti del progetto LIFE WolfAlps: prevenzione dei danni; vulnerabilità, coesistenza con popolazioni umane… ) dalla platea viene brutalmente costretta a chiudere l'intervento.

Diego Lonardoni, Direttore del Parco della Lessinia, scopre subito le carte dichiarandosi uno del posto (e quindi legittimato a parlare … gli altri sono cittadini – "portive i lupi in Piassa Erbe" - o ambientalisti da salotto, secondo la logica quassù imperante del "paroni a casa nostra") dato che "sono 21 anni che lavoro qui". Come gli allevatori svolgono un lavoro quotidianamente, così pure Lonardoni, che illustra il proprio, sconvolto dall'arrivo del lupo, in anticipo di 10 anni rispetto alla previsione del Journal of Ecology. Ripercorre quindi la storia di Slavc nella nostra provincia (che può essere letta anche sugli ultimi due numeri di Lessinia Ieri , Oggi e Domani) fino all'enigmatico incontro con Giulietta, l'avvelenamento a Sant'Anna di Alfaedo dell'altra lupa presente nello stesso periodo, la cucciolata del 2013 e quella del 2014. Passa poi a mostrare le foto delle predazioni, compreso l'episodio di Malga Moscarda, la goccia che ha fatto traboccare il vaso: misure di biometria, distanza tra gli incisivi e pressione delle mandibole, indizi vari per risalire con certezza all'assassino. Infatti nessuno ha parlato di altri potenziali killer come i cani rinselvatichiti, da decenni fenomeno ben noto e non contrastato della nostra montagna, se non per segnalare il pericolo di un ibridazioni (Amadio).

Anche Lonardoni si becca alla fine la propria quota di contestazioni.

Ivano Confortini, responsabile faunistico della Provincia, esordisce con un simpatico lapsus parlando di lucius anziché di lupo, essendo ittiologo di formazione! Ci sono abbastanza prede per il lupo (extra pascolo)? E' la prima domanda che ci si deve porre alla comparsa dei grandi predatori e Confortini risponde così: grandi numeri in Lessinia per capriolo (1000) e camoscio (500), cervo in espansione (indipendentemente dall'episodio di Malga Derocon), cinghiali debordanti a partire dagli anni '90 (senza però far cenno a chi li ha liberati) con 4-500 capi abbattuti soltanto l'anno scorso; segnalazioni di muflone, daini che in provincia hanno cominciato a diffondersi dall'allevamento di Costagrande (taglio delle reti di recinzione). Quasi tutte queste specie sono diventate cacciabili, attraverso la selezione e altre normative reggionali. L'intervento si conclude con una notizia pro cacciatori. I competitori dei lupi: studi riportano che nelle aree di diffusione del lupo gli ungulati sembrano mostrare trend di aumento. Cosa poi smentita, per la zona di Bosco, da Davide Massella che parla dei 40 caprioli attuali contro i 160 censiti in passato (diminuiti non per i cervi, come pensiamo noi, ma a causa del lupo, ovviamente).

Intervengono, per il WWF Regionale e Nazionale rispettivamente Stefano Gazzola e Mauro Belardi che ovviamente, un po' intimoriti dall'andazzo, tentano di dire qualcosa pro lupo cercando di far capire l'inutilità di uno spostamento (ne verranno degli altri) e l'utilità degli strumenti e le tecniche di prevenzione. Il primo, ecumenico, cerca di spiegare tutte le possibili misure legislative su cui gli allevatori devono dire la loro (Es. Piano di Sviluppo Rurale). Il secondo scatena il pandemonio quando afferma che le due morti causate quest'anno da animali in montagna sono state provocate da … vacche!

Della Giacopuzzi (Associazione per la Tutela della Lessinia) l'intervento più deludente del pomeriggio (sullo sfondo le slides ripetute delle mutilazioni subite dagli animali predati, come già fatto da Lonardoni), infarcito di una sequela di banalità contro, a suo dire, l'assurdo spreco di denaro pubblico di progetti come il WolfsAlp (confonde cioè al pubblico le proporzioni tra gli immani contributi assegnati dall'Europa all'agricoltura e alla zootecnia e le briciole in confronto assegnate alla natura ). Tra le perle, citiamo il lupo che fa scappare i turisti, le mamme che avranno timore per i propri figli (aiutate nel comune di Verona dall'intrepido Tosi), le lapidi in Lessinia che ricordano le aggressioni del lupo all'uomo con esito mortale (l'ultima è di qualche anno fa … del 1600!) Fino all'apoteosi della domanda retorica: ma voi, rivolta ai tecnici, per cosa spendete un sacco di soldi di monitoraggi? Che non sapete neanche il numero di lupi che si aggirano in Italia! Cara signora Giacopuzzi, un monitoraggio delle acque, ad esempio, serve per capire che limite porre al carico di paghe in alta montagna, pena un pesante inquinamento delle acque da nitrati (che a Nesente stiamo ancora scontando da anni).

Un po' più ragionato e pacato l'intervento di Daniele Massella, rappresentante degli allevatori. Peccato che la cartina sfocata della Lessinia (suddivisa in 4-5 zone) non aiuti a far comprendere il ragionamento secondo cui il territorio della Lessinia non è assolutamente adatto alla presenza del lupo. Fa un po' un autogol, Massella, quando parlando di contributi per le predazioni (qui in Veneto maggiorati del 10%) dice che i capi perduti non hanno prezzo e che, insomma, gli allevatori, sono stufi di ricorrere a sovvenzioni.

Infine Averardo Amadio, Presidente Onorario del WWF Veneto, chiude il movimentato pomeriggio leggendo le note preparate, ahimé, qualche giorno prima e che sanno un po' da Prima Repubblica: si esortano gli allevatori, i pastori e i mandriani, epigoni di una nobilissima professione, custodi del paesaggio tramandato dagli avi, a rincorrere in ogni dove i politici (nel frattempo quelli presenti sul palco se n'erano andati), a strattonarli, a marcarli stretto finché non saranno infine ricevuti. Per farsi riconoscere quello che in sala diventa un mantra intonato a squarciagola, a cui ci uniamo ironicamente anche noi: "Schei, schei, schei."

Per approfondimenti:

Book of abstracts della Conferenza internazionale Wolf Conservation in Human Dominated Landscapes, tenuta in Slovenia nel settembre del 2013.

 

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