Giunti in Francia per un convegno sulla viticoltura famigliare come delegati di Assorurale nella regione dell'Aquitania, siamo arrivati nei piccoli comuni rurali di Sigoules e Pomport nella provincia di Bergerac, al confine con Bordeax. Alla fermata del treno ad accoglierci c'era una signora minuta ed energica, dalla risata contagiosa che ti crea un senso immediato di cordialità e simpatia.

La signora si chiamava Michèle Roux, contadina del sindacato agricolo Confederation Paysanne della Dordogna, che per il suo forte impegno e dopo varie lotte (tra cui quella sul latte), ha il merito di aver accettato di portare la visione ed il progetto del gruppo alla Camera dell'Agricoltura, una rete istituzionale nata nel 1920 col compito di rappresentare gli interessi dell'agricoltura e quindi delle popolazioni che lavorano e vivono negli ambiti rurali.

Michèle è originaria del distretto di Vosges, del paese di Gèrardmer sulle sponde del lago omonimo situato sul confine orientale tra Francia e Germania. Durante la sua formazione universitaria, nel corso di un apprendistato nel Cantal in cui stava preparando una relazione sul sistema d'allevamento delle mucche, si fa strada in lei l'idea che il modello dominante era poco logico e conveniente per gli allevatori. Ma durante l'apprendistato nella fattoria, a catturare la sua attenzione fu anche il giovanotto Alain, e fu così che per amore la laurea di Michèle andò a servizio della comunità della Dordogna. Dal 1975 al 2005 Michèle ha insegnato al Liceo Agricolo "Le Cluzeau"a Sigoules, ma dopo trent'anni ha deciso di aiutare in maniera ancora più attiva i figli e suo marito (che al principio non era molto contento di questa sua scelta). In azienda si occupa della contabilità, dell'agriturismo "La Ferme de l'Entage", un po' di viticoltura, un po' meno della stalla. Alain oltre oltre alle vacche lavora in vigna (15 ettari di vigneto coltivato col metodo biologico), e conferisce le uve nella cantina sociale di Sigoulès (fondata nel 1939), in cui i soci sono parte attiva nei processi decisionali, dove i vignerons si trovano per agire (non solo per ritirare l'assegno e magiare il risotto). La cave cooperèrative fa 60 mln di bottiglie, un fatturato di 6 mln, 4mln d'investimenti (il 30% da contributi pac). Oltre a questa cooperativa ce ne sono altre 2 che nella zona raggruppano i piccoli produttori come Alain. Le 3 cooperative fanno strategie di vendita comuni (per non farsi le scarpe a vicenda).

Il figlio maggiore Emmanuel (Manu 36 anni) dice che sua madre ha sempre voluto essere una contadina, ma che in questo momento trascorre molto tempo impegnandosi col sindacato, che per lei "fa parte del nostro lavoro". Ora capisco Josè Bovè (attivista, sindacalista e politico francese) che deve averne conosciute di famiglie come quella di Alain & Michèle per coniare la frase "contadino non è un mestiere, ma un modo di vivere". Hanno tre figli maschi, Manu, Dominique che fa il veterinario nei Pirenei, ed il giovane Jean Baptiste, comèdiene, e vignerons di buone speranze. Manu l'abbiamo conosciuto nella stalla, osservandolo alle prese coi vitelli. Nell'arco di dieci giorni ne sono nati una dozzina, ed è sorprendente vedere come crescono rapidamente. Emmanuel con una mano somministra loro il latte con un grosso biberon, mentre con l'altra gli friziona affettuosamente la schiena. Uno di questi è malato e non si regge in piedi. In un secchio c'è a bagno del fieno con dell'acqua tiepida, lo filtra e glie lo somministra col biberon come fosse una tisana, mentre lo aiuta ad alzarsi incoraggiandolo con voce ferma e affettuosa come fosse un figlio. Poco più che ventenne fece uno stage di sei mesi in Irlanda, dove imparò a trattare le mucche con dei rimedi omeopatici, e così continua tutt'ora. Appesa ad un muro c'è la lavagna con su scritti accurati appunti. Sulla stessa parete ci sono delle ortofoto satellitari con evidenziati i vigneti e le parcelle di terreno su cui coltivano il fieno ed i cereali col metodo biologico. La rotazione dei seminativi garantisce l'autonomia alimentare per le 60 vacche ed i 60 vitelli. Una frantumatrice schiaccia i semi che poi vengono dispensati automaticamente. Il mangime auto prodotto è un mix di vecia, orzo, sorgo, piselli, fave, fagioli, triticale, avena,e ble (il grano). Niente mais, niente soia. Fieno da mangiare, paglia per dormire. Salvo i vitellini che nelle prime settimane sono tenuti separati dalla madre, vacche e vitelli sono liberi di muoversi nella stalla e nel perimetro adiacente ad essa: una tribù di Montbelliarde (tàches rouges, tète blanche), Holstein (noir, blanche), Croisees (avec Vosgienne, avec gersiaise).

In fila ordinatamente aspettano di essere munte da Alain. Un abbattitore della temperatura stocca il latte in attesa di essere conferito. Il sapore del latte freddo assomiglia al più squisito dei gelati fior di latte. La differenza con il latte fresco nostrano che ha un gusto pungente ed erbaceo (che ricorda il latte di soia) mi fa pensare a quanto sia vera l'espressione "siamo quello che mangiamo!".

All'opposto c'è il cosiddetto progetto della "fattoria delle 1000 vacche", che l'imprenditore francese Michel Ramery ha in progetto di costruire nel nord della Francia: una mega-azienda zootecnica più legata allo sfruttamento dei finanziamenti pubblici per il biogas che all'agricoltura e un'alimentazione sana. Nove attivisti della Confederation Paysanne sono stati arrestati, processati e condannati dai due ai cinque mesi di carcere (pena sospesa e multa) per aver inscenato una protesta e sabotato il progetto smontando parti della sala di mungitura del mega-impianto, perché quelle vacche lì tutte insieme non le vogliono, perché basta una fabbrica come quella in ogni provincia per distruggere intere comunità rurali, tanto più che dal 1°aprile 2015 diremo addio alle quote latte e si faranno strada imprenditori come Ramery in ogni regione d'Europa.

Questi contadini della Confederation Paysanne discutono animatamente su tutto, e non parlano mai per non dire nulla. Pacatamente, trattano grandi temi con padronanza dei termini tecnici, non hanno l'anello al naso come la maggior parte dei "colleghi" europei. Se serve protestano con gioiosa ironia contro il sistema agricolo imperante che ci vorrebbe l'uno contro l'altro in una competizione impari. Stanno uniti e corrono insieme verso un futuro meno incerto, più giusto ed autonomo rispetto al mercato globale che lascia interpretare le leggi ai grandi, ma che applica severamente le regole ai piccoli. Libertà, fraternità ed uguaglianza, per i Paysanne come Michèle non sono parole vuote.

Come il celebre personaggio teatrale Cyrano de Bergerac, abile spadaccino dal lungo naso e dalla risposta pronta, sfideremo a duello il prepotente di turno, e come promesso avremo l'ultima parola toccando di spada: "...ed al fin della licenza, io tocco!".

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