Laddove la scienza si dimostra insufficiente a rispondere alle nostre domande, chiediamo aiuto a letteratura, poesia, mito e folklore.

Qualche giorno fa Patrizia si chiedeva se lo scricciolo che da qualche giorno bazzica come ogni anno nel giardino di casa fosse lo stesso, da quindici anni. Ovviamente la scienza non può rispondere a queste domande. Lasciamo allora il campo a letteratura, poesia, mito e folklore.

Letteratura (Mario Rigoni Stern, [ 1])

"A segnalare l'arrivo dell'inverno, da sempre, è per primo lo scricciolo che si avvicina alle case degli uomini. E' il più piccolo degli uccelli europei, un batuffolo raccolto di piume bruni di piume con fini striature più scure e una piccola e breve coda sempre portata all'insù. Il suo richiamo è come un leggero tocco su un campanellino d'argento: è con questo che chiama la neve. Il suo nome lo denota così antico che certamente la sua presenza faceva compagnia agli uomini nell'età della pietra: Troglodytes troglodytes; da noi in cimbr lo chiamiamo rasetle che vuol dire nervosetto o, anche furiosetto; per i tedeschi è Zaunkoenig: re delle siepi. Arriva dal bosco a fine novembre o dicembre,si fa vedere e sentire furtivo e domestico tra le cataste di legna dove s'introduce alla ricerca di ragni e mosche. Così lo ricordo fin dalla mia lontana infanzia e subito, dopo di lui, giungerà puntuale la neve dai monti a nord: leggera e secca, uno spolverio su boschi e case; ma se da est, abbondante da bosco a bosco a coprire le erbe secche e il muschio, i cespugli, vestendo di bianco gli alberi: tutto diventerà nuovo, irreale e misterioso."

Poesia (Pascoli, [2]):



L'uccellino del freddo

I

Viene il freddo. Giri per dirlo

tu, sgricciolo, intorno le siepi;

e sentire fai nel tuo zirlo

lo strido di gelo che crepi.

Il tuo trillo sembra la brina

che sgrigiola, il vetro che incrina...

trr trr trr terit tirit...

II

Viene il verno. Nella tua voce

c'è il verno tutt'arido e tecco.

Tu somigli un guscio di noce,

che ruzzola con rumor secco.

T'ha insegnato il breve tuo trillo

con l'elitre tremule il grillo...

trr trr trr terit tirit...

III

Nel tuo verso suona scrio scrio,

con piccoli crepiti e stiocchi,

il segreto scricchiolettio

di quella catasta di ciocchi.

Uno scricchiolettio ti parve

D'udirvi cercando le larve

trr trr trr terit tirit...

IV

Tutto, intorno, screpola rotto.

Tu frulli ad un tratto, ad un vetro.

Così rompere odi lì sotto,

così screpolare lì dietro.

Oh! Lì dentro vedi una vecchia

che fiacca la stipa e la grecchia…

trr trr trr terit tirit...

V

Vedi il lume, vedi la vampa.

Tu frulli dal vetro alla fratta.

Ecco un tizzo soffia, una stiampa

già croscia, una scorza già scatta.

Ecco, nella grigia casetta

l'allegra fiammata scoppietta

trr trr trr terit tirit...

VI

Fuori in terra, frusciano foglie

Cadute. Nell'Alpe lontana

ce n'è un mucchio grande che accoglie

la verde tua palla di lana.

Nido verde tra foglie morte

che fanno, ad un soffio più forte

trr trr trr terit tirit...

Ancora poesia (G. Ajmone, 3)

Lo scricciolo

Uno è rimasto, il più piccino, di tanti uccelli volati via,

un batuffolo di piume che non sa malinconia.

Un batuffolo irrequieto tra i rametti della siepe,

così piccolo che pare un uccello da presepe.

Vispi occhietti, alucce lievi, un codino impertinente,

così gaio e spensierato che può vivere di niente.

Nella campagna tacita, bianca che il gelo tiene prigioniera,

pare una nota dimenticata di una canzone di primavera

Mito (raccolti da Cattabiani, [4])

A Charmes, nel dipartimento di Loiret, in Francia, si narrava che fosse stato lo scricciolo ad impossessarsi del fuoco, ma mentre stava scendendo a terra le sue ali si incendiarono, sicchè fu costretto ad affidare il prezioso carico al pettirosso; il quale, stringendosi il fuoco al petto, se lo bruciò; sicchè fu obbligato a sua volta a cederlo all'allodola che riuscì a consegnarlo all'umanità senza scottarsi.



Nel rito Hako dei pellirosse Omaha si canta in onore di alcuni uccelli, fra cui lo scricciolo, sulla scia di una leggenda tramandata di generazione in generazione. ... Il sacerdote avanzò verso il luogo da dove proveniva il canto per vedere che genere di uccellino fosse quello che riusciva a sovrastare gli altri con le sue note gioiose e ridenti. Era lo scricciolo, uno degli uccelli più minuti e meno forti, che esprimeva in note squillanti la sua gioia di vivere. Il sacerdote vedendolo pensò: "Questo è un insegnamento per la mia gente. Tutti possono essere felici; anche la persona più insignificante può avere la sua canzone di ringraziamento" .

 





Folklore (Dino Coltro [5] e, di seguito, Simoni [6])

Gli scioglilingua non sono molti, i più ripetuti sono "trentatré trentini ecc." e la "capra sopra la panca ecc.". quella del codacassola non mi risulta molto diffuso anche nell'ambito del mondo contadino da dove proviene: "se la codacassola se descodacassolasse ela per incodacassolarve vu, vu ve descodacassolaressi vu per incodacassolarla ela?"

Codacassola è lo scricciolo e, con un estroso gioco di ripetizione, la gente aveva composto questo scioglilingua difficilissimo. Nei filò della stalla, fatta la sera, ma spesso anche di giorno a causa del maltempo, si alternavano lavori di mano, fole e giochi. Una fetta importante di divertimento era offerta dai giochi di parole, indovinelli e scioglilingua.

Scricciolo: Cercèr o Cercér, Reatìn, Sbusasese, Imperatore Imperatòr (Boneli) Sbusa-sièse, Trê-trê,Sbusazése (Perini), ruzaeto (Garbini), Sbusassése, Cincer [Valpolicella, Prun ,] Sbùzaséze (Bonelli), Ciri, Sbusasaraie, Cerce [Tregnago], Ciarcèr [Pastrengo], Sbusapassaie (?), Imperatorel, Scriciolo [Bonavigo], Sbusaseràie, Sbusasese, Cercè [Val d'Alpone], Sbusassese, Tarcer [Sona], Sbusasés [Valeggio S.M.]

E, forse, anche codacassola non riportato da Simoni.

Da queste concatenazioni di pensieri, di impressioni, di regole esce l'archetipo dello scricciolo. Un'idea platonica, immutabile ed eterna.

Gli è però che le cose sono caduche. E chi meglio della Genesi esprime questo concetto quando afferma che una cosa ha senso solo quando si comincia a definirla (La Creazione 1, 1-25)?

Simoni ci consegna allora il relitto del naufragio: una sequela di "definizioni" ormai morte, sepolte con chi le viveva e pronunciava ogni giorno. E non è un caso che stiamo vivendo nell'epoca opposta a quella descritta dalla Genesi: la Distruzione. Si, perché se ne sono andate lucciole, se ne stanno andando farfalle [7] e api, stanno scomparendo gli uccelli, ecc...

Perché il Cercèr o Cercér, Sbusasese o Codacassola, oltre alla nostra cerebrale metafisica, ha bisogno di siepi, di ambienti cioè adatti alla sua perpetuazione. Siepi ed altri ambienti che sono stati bellamente decimati dalla frenesia omologante, in cemento e asfalto, di Homo sapiens.

A questo punto qualcuno si chiederà chi è il vero Troglodytes, nel senso di troglodita.

Homo sapiens, per caso?

Michele Dall'O' 6/1/2008

1 Mario Rigoni Stern, Stagioni. Einaudi, 2006.

2 Giovanni Pascoli, Canti di Castelvecchio. In Poesie. Vol. 1. Oscar Classici Mondadori, 1974

3 http://blog.libero.it/vitanova/commenti.php?msgid=6082002

4 Alfredo Cattabiani, "Volario - Simboli, miti e misteri degli esseri alati: uccelli, insetti e creature fantastiche" . Oscar Saggi Mondadori, 2000.

5 Dino Coltro, Codacassola in L'Arena del 25/1/2006

6 Pino Simoni, Dizionario dei nomi degli uccelli veronesi. Seconda Edizione Aggiornata. Provincia di Verona, 1993

7 Se il mondo perde le farfalle. Inchiesta su Repubblica del 11/12/2008.

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