Di fronte al prevedibile flop della baracconata del 2015, è partita la macchina della menzogna renziana. Un piano in tre punti perché il mondo parli di un successo, tanto pagheremo noi. È tempo di bilanci.
"L'Expo ha numeri pazzeschi."
Matteo Renzi, Pesaro - agosto 2015
Expo sta arrivando al fatidico giorno della chiusura, e i nodi stanno venendo al pettine. Di fronte al prevedibile flop della baracconata del 2015, è partita la macchina della menzogna renziana: l'operazione deve apparire un successo, e quindi tutto l'apparato comunicativo di regime deve remare nella stessa direzione.
Sui giornali lacché non c'è più traccia delle dichiarazioni del commissario Sala che stabilivano il punto di pareggio a 24 milioni di visitatori paganti. Ora si parla di 20 milioni, una realtà inferiore del 30% rispetto alle aspettative minime, come se fosse uno storico successo.
Da qualche settimana è in corso la campagna promozionale pagata 55 milioni da Expo (cioè dai cittadini contribuenti). Domenico Finiguerra su comune-info elenca le varie promozioni, paragonate al 3X2 dei supermercati.
Si tratta di "sconti fino al 71 per cento. C'è la promozione del 2×1per i biglietti di ingresso. C'è l'offerta due ingressi a 19,90 euro, uno giornaliero e uno serale. E poi c'è la superpromozione per gli ingressi serali a soli 3,33 euro! Meno di un hamburger e patatine. Troviamo tutto facilmente su Groupon. Un po' come i bagarini che vi regalano i biglietti a venti minuti dalla fine della partita quando il risultato è sul 4 a 0."
Gli operatori delle agenzie viaggi rivelano: "Ogni giorno da vari enti riceviamo entrate gratuite, sconti, buttano via i biglietti come coriandoli a carnevale. Ma c'è davvero qualcuno che ha pagato 39 euro per entrare?"
Il problema non è solo quello della perdita di dignità di governo e organizzazione: quando Sala fece le dichiarazioni di cui sopra, si riferiva a un'entrata media di 22 euro a biglietto. Se la media scende come possiamo intuire, non basteranno né i 24 milioni auspicati allora né tantomeno i 20 che si aspettano adesso. Ma Sala non deve preoccuparsi: pagheremo noi, come sempre.
effetto indotto
Se i conti dell'EXPO deludono, ancora peggio va l'indotto: taxi, alberghi e ristoranti non fanno segnare il pienone che si sarebbe potuti aspettare. Anzi. I commercianti di Milano sono nervosetti. I ristoranti sono forse il comparto più in sofferenza. Stranieri non se ne vedono e anzi si registra addirittura un calo, attorno al 30%. Forse a causa della concorrenza arrivata direttamente dai padiglioni dell'Expo, lontani da Milano (sennò, che costruivi a fa'?) e provvisti di ristorazione. Le ricadute del grande evento per ora riguardano solo alberghi e mostre.
Il Giornale, quotidiano non certo considerabile vicino ai centri sociali milanesi, parla apertamente di perdite da parte di negozi, bar e ristoranti, tanto da chiedere l'esenzione dalle tasse.
"Sindaco, assessori e il commissario Giuseppe Sala per mesi (per non dire anni) hanno paragonato l'"effetto Expo" in città ad un enorme fuorisalone del Mobile, lungo non una settimana ma 180 giorni," scrive il Giornale, "quindi piccoli artigiani, negozi di abbigliamento, gelaterie hanno investito tempo, ferie e denaro per garantire un'offerta non-stop, hanno assunto personale specializzato, che sapesse più lingue per rispondere alla clientela straniera."
"Poi, a Expo in corso, quando i visitatori già latitavano, è scattato il biglietto serale a 5 euro che ha scatenato la movida tra i padiglioni, ma l'ha sottratta ai locali che già normalmente d'estate, coi milanesi in vacanza, sono semivuoti." Ecco perchè Forza Italia ha deciso di indire un incontro a Confcommercio per "stimare il danno e valutare insieme le soluzioni,ovvero chiedere al Comune di esentare nel 2016 i commercianti dal pagamento della tassa Cosap." Altro che numeri pazzeschi!
Ridono i ciarlatani al governo, perché se piangessero perderebbero consenso, e non se lo possono permettere. Ride la 'Ndrangheta, che col luna park più costoso del mondo ha fatto ottimi affari. Ridono le multinazionali dello spreco e del cibo di plastica, perché hanno colto in pieno l'occasione per uno spettacolare green-washing, con l'avallo involontario di Slow Food, Banca Etica, Vandana Shiva e metà delle associazioni ambientaliste e dell'economia solidale.
Piangono i contadini, perché in un evento in cui dovevano essere protagonisti non se li è cacati nessuno. Piangono i giovani lavoratori, che con la complicità dei sindacati hanno lavorato gratis o con stipendi ridicoli per un organizzazione profit, il cui commissario è stato pagato 430.615,20 euro. Piangono i contribuenti, perché si accolleranno come sempre i costi, non solo e non tanto il compenso dell'inutile Sala, ma soprattutto il buco di bilancio che doveva arrivare a pareggio con 24 milioni di visitatori a prezzo pieno, e che invece vedrà a stento 20 milioni a prezzi di saldo.
E piangiamo noi associazioni ambientaliste, che su EXPO ci siamo spaccate in una frattura che difficilmente potrà essere composta.