Basta guardare questa foto per capire che il Glifosate non va mai usato, perchè produce un'infinità di danni, che noi neppure riusciamo ad immaginare. I dati pubblicati da ISPRA dovrebbero aprire gli occhi a quanti - amministratori, dirigenti di enti pubblici, tecnici, agronomi, commercianti, consorzi, agricoltori, viticoltori e comuni cittadini - utilizzano questo prodotto come se si trattasse di acqua fresca.
Che cos'è un ecosistema?La Convenzione per la Diversità Biologica definisce l'ecosistema un "complesso dinamico formato da comunità di piante, animali e microrganismi e dal loro ambiente non vivente, le quali, grazie alla loro interazione, costituiscono un'unità funzionale".
Il termine "ecosistema" fu coniato dall'ecologo inglese Arthur Tansley nel 1935.
Si distinguono due grandi tipologie di ecosistemi:
- - ecosistema naturale o generalizzato: è un ecosistema in cui si trova una grande complessità di specie animali e vegetali che vivono in simbiosi tra loro e il cui squilibrio può portare a gravi reazioni a catena;
- - ecosistema artificiale o specializzato: è un ecosistema che produce molto in termini agricoli ma impoverisce la terra (ad esempio terreni agricoli sottoposti a monocoltura).
Un ecosistema si definisce fragile o poco resiliente se ha un basso livello di biodiversità (animale, vegetale, ecc.) perché risulta più debole nei casi di stress ambientali (calamità naturali, intossicazione, introduzione di specie diverse più aggressive, ecc.) rispetto ad uno a più elevato livello di biodiversità.
Riepilogo queste informazioni basilari perché abbiamo letto nei giorni scorsi la lettera di un agronomo che sembrava completamente digiuno delle cognizioni minime in materia.
Anche il sindaco di Verona ed i tecnici intervenuti in difesa dell'uso del diserbo chimico hanno dimostrato scarsa conoscenza dei danni che vengono causati agli ecosistemi dai diserbanti chimici.
Il fiore immortalato nella foto è un Himantoglossum adriaticum, un'orchidea molto rara in Italia, scarsamente presente nella nostra regione, a rischio estinzione e per questo inserita nell'Allegato II della Direttiva FFH 92/43 CEE. E' anche inserita nella Lista Rossa della Flora d'Italia. Possiamo affermare che il SIC Borago-Galina ha trovato la propria ragion d'essere proprio in funzione della conservazione di questa e di poche altre specie rare.
La foto ritrae questa orchidea, ancora in bocciolo, sul bordo di Via Are Zovo, una strada del comune di Verona che sale dall'abitato di Quinzano verso Montecchio, dove convergono i 3 vaj che solcano il SIC Borago-Galina.
Che fine avrebbero fatto queste piante di Himantoglossum adriaticum se qualcuno le avesse irrorate con il Glifosate o con altri prodotti analoghi?
Ora passiamo dal particolare al generale.
ISPRA
Edizione 2016 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque
Pesticidi nelle acque, cresce percentuale di punti contaminati: +20% nelle acque superficiali, +10% in quelle sotterranee. Rinvenute 224 sostanze diverse, indice di maggiori controlli. Nelle acque superficiali, il glifosate tra le sostanze che superano più spesso i limiti.
www.isprambiente.gov.it ...
<<La Lombardia, con il 55,4% dei punti che superano gli SQA, ha il livello più elevato di non conformità. Va detto che le sostanze che determinano il maggior numero di casi di superamento dei limiti sono glifosate e il metabolita AMPA, che sono cercati esclusivamente nella Regione e, solo dal 2014, nella Toscana; essendo l'erbicida largamente impiegato, è probabile che il suo inserimento nei programmi di monitoraggio possa determinare un sensibile aumento dei casi di non conformità nelle regioni dove ora non viene cercato.
Il glifosate è l'erbicida più utilizzato nel mondo, le vendite medie in Italia superano le 1.000 tonnellate/anno. È uno dei contaminanti principali delle acque, come ampiamente confermato da dati internazionali; il suo uso è aumentato rapidamente anche in seguito allo sviluppo di coltivazioni geneticamente modificate resistenti alla sostanza. Viene utilizzato su colture arboree ed erbacee, ma viene anche impiegato su aree non destinate alle colture agrarie, come quelle industriali, civili, negli argini e nei bordi stradali. A marzo 2015, la International Agency for Research on Cancer (IARC) ha inserito glifosate tra i "probabili cancerogeni per l'uomo".
Per la sostanza, già presente nell'allegato VI del CLP con la seguente classificazione armonizzata: lesioni oculari (cat. 1) e pericolo cronico per l'ambiente acquatico (cat. 2), è al momento in corso la valutazione di una proposta di riclassificazione da parte del Risk Assessment Committee dell'ECHA.
Il glifosate si lega fortemente al suolo dove subisce una degradazione microbica con produzione del suo principale metabolita AMPA (acido aminometilfosfonico). L'AMPA ha un'attività biologica di potenza paragonabile a quella del composto parentale. Pertanto, nonostante la scomparsa del glifosate, gli effetti tossici su organismi bersaglio si protraggono nel tempo. Molto polare e altamente solubile in acqua; studi di campo riportano una sua maggior persistenza rispetto al parentale, con un tempo di dimezzamento pari a 240-958 giorni in alcuni tipi di suolo. Inoltre, la sostanza risulta fortemente adsorbita al suolo e ha quindi una bassa capacità percolare.
A differenza del composto parentale, l'AMPA non presenta una classificazione armonizzata. Nel 2014 il glifosate è stato trovato nel 39,7% dei 302 punti di monitoraggio delle acque superficiali in cui è stato cercato, in 76 casi (25,2%) è responsabile del superamento degli standard di qualità ambientali. Nelle acque sotterranee, invece, è risultato presente nel 4,3% dei 185 punti controllati, in 2 casi (1,1%) con valori superiori agli SQA. Da segnalare anche la contaminazione dovuta all'AMPA, presente nel 70,9% dei 289 punti di monitoraggio delle acque superficiali, in 151 casi (52,2%) con valori superiori agli SQA. Nelle acque sotterranee è presente nel 4% dei 177 punti di monitoraggio, in 4 casi (2,3%) con valori superiori agli SQA>>.
Dal report si evince che la contaminazione è più diffusa nella pianura padana, per le sue caratteristiche idrologiche, per l'intenso utilizzo agricolo ma anche per una maggiore completezza del monitoraggio. Se però l'Istat certifica dal 2001 al 2014 un calo del 12% nelle vendite di fitosanitari, del 22,2% dei principi attivi e del 30,9% di prodotti tossici, il Veneto va in controtendenza. La media nazionale di vendite è di 4,6 chili per ettaro di superficie agricola utilizzata, mentre qui superano i 10 chili. Ed è il valore più alto del Paese, insieme agli 8,5 chili della Campania e ai 7,6 di Emilia e Friuli.
L'agenzia Ansa, commenta così i dati pubblicati da ISPRA:
www.ansa.it ...
ISPRA, PESTICIDI NEL 64% DELLE ACQUE DI FIUMI E LAGHI. GLIFOSATO NEL COCKTAIL.
"Cresce la percentuale di pesticidi nelle acque: +20% in quelle superficiali, +10% in quelle sotterranee. Lo afferma l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) nell'edizione 2016 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque (contenente dati relativi al biennio 2013-2014) spiegando che le acque superficiali (fiumi, laghi, torrenti) "ospitano" pesticidi nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio (nel 2012 era 56,9%); quelle sotterranee nel 31,7% dei 2.463 punti (31% nel 2012). La contaminazione è più ampia nella pianura padano-veneta.
Secondo l'Ispra, 274 punti di monitoraggio delle acque di superficie hanno "concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali" e fra le sostanze off-limit c'è il glifosato, l'erbicida più diffuso al mondo su cui si è in attesa di capire se sia cancerogeno o meno visto che c'è divergenza di opinioni e di cui l'autorizzazione al commercio in Europa scade a fine giugno.
L'Ispra indica che la contaminazione è più ampia nella pianura padano-veneta dove le indagini sono generalmente più efficaci. Nelle cinque regioni dell'area, infatti, si concentra poco meno del 60% dei punti di monitoraggio dell'intera rete nazionale. In alcune regioni la contaminazione è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a oltre il 70% dei punti delle acque superficiali in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, con punte del 90% in Toscana e del 95% in Umbria".